Nella Sampdoria di oggi non c’è niente da salvare. Nemmeno Giuseppe Viscardi ci riesce stavolta. Lui che è inguaribile romantico ottimista…
Raramente, amici di ClubDoria46, sono uscito dallo stadio con la sensazione di fastidio che ho provato venerdì sera al termine di Sampdoria – Cesena.
Ne ho viste, intendiamoci: ero presente a Sampdoria-Matera 0-1, preceduta quindici giorni prima da Sampdoria-Cesena 0-0, esordio di Toneatto in panchina, e anche a Sampdoria-Varese 0-1 tredici anni fa, e a Sampdoria-Crotone 0-3, col Crotone già retrocesso. E noi quasi.
Potrei continuare.
Ma questa volta mi è sembrata peggio. Mi si è parato davanti il nulla cosmico attuale di tutte le componenti, la sensazione terrorizzante che ci sia già ben poco da fare, eppure il tempo ci sarebbe.
Non riesco a salvare niente: e non ho nemmeno più la scusa di briganti che tenevano in ostaggio la Sampdoria e la sua tifoseria, entrambe un tempo apprezzate da molti (e un briciolo di quella simpatia trasversale, fidatevi di chi gira, un po’ è rimasto).
Non salvo la guida, pronto a ricredermi, perché finora dimostra una lacuna che chi lavora in aziende orientate al business si rivela spesso esiziale: l’incapacità di ascolto. Tutto il resto viene a ruota, ma – me lo raccontano in tanti – non prestare orecchio a chi l’ambiente lo conosce bene, a chi comunque prova a coinvolgerti sul territorio, a chi ti propone talenti, è indice di tante manchevolezze. E una cosa che manca, tautologicamente, non c’è..
Gli errori ci stanno, li facciamo tutti. Arroccarsi no, non ci sta. Non ammettere il torto no. Non correggere la rotta è carenza di umiltà. E senza umiltà non pesano neppure i miliardi. Non puoi cambiare il passato? Benissimo: scegli diversamente il futuro. Chi batte sempre la stessa strada – torna l’animatore manageriale che in me condivide lo spazio professionale con il giornalismo – non può pensare di ottenere risultati diversi.
Non salvo la guida tecnica, né quella in campo (tre allenatori, tre esperienze a loro modo negative, parlano i numeri), né quella fuori, che non ha costruito un roster credibile (e anche qui lo dico alla prova dei fatti e senza apriorismi, perché all’inizio ero fiducioso) e non si sta dimostrando in grado di cambiarlo.
Sampdoria, cosa si può salvare da questa stagione? Niente…
Sampdoria, io stavolta non salvo niente! Eppure ne ho viste tante…
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Non salvo la squadra, perché vedo solo egoismi, frenesie, incomunicabilità, e non mi interessa nemmeno se i chiacchiericci di questi giorni corrispondano al vero o meno (ma il mondo intero è un paesone, e Genova tutt’al più un quartiere). Non vedo leadership, non noto assunzione di responsabilità, ma solo paura e voglia di passare inosservati. E, si sa, quando si ha paura di sbagliare, si sbaglia.
Non riesco, oggi, a essere fiducioso. Se non batti squadre come tante di quelle che hai affrontato di recente (ne cito tre che mi sono sembrate particolarmente modeste: Carrarese, Brescia e Cesena), non vedo come si possa uscirne.
Non sono mai stato per natura né ottusamente ottimista, né crisantemicamente pessimista, né infine maliziosamente dietrologo: abbondano – ascoltati e letti – di tutte le specie. Ho sempre rispettato i fatti, raccontandoli e provando ad analizzarli. Ed è proprio questo che mi preoccupa: perché dover raccontare e commentare sempre e solo eventi oggettivamente negativi non è certo un bel mestiere.