La Sampdoria vista a Frosinone ha mostrato tutto il talento di Ebenezer Akinsanmiro ma anche qualche suo difetto: troppo innamorato del pallone
Amici di Club Doria 46 eccoci qui (ancora in vacanza, per la verità) a commentare la partenza di una nuova stagione blucerchiata. Una stagione che ha visto una campagna acquisti che il tempo dirà se efficace o no, ma sicuramente intelligente, mirata, progettuale; e le prime uscite ufficiali della squadra, in Coppa Italia e in campionato.
Non entro direttamente nel merito del mercato: ci sono già tanti che lo fanno, e mi limito ad osservare che può forse essere necessario ancora un ritocchino. Dove? Davanti (una prima punta di complemento) e, forse, dietro, in attesa del rientro di Leoni, come “braccino di destra” di una difesa a tre. Ma per il resto non si può che tributare novantadue minuti di applausi a Pietro Accardi, che ha saputo sfoltire, scegliere, dimensionare come non si vedeva da anni. E, probabilmente, qualcuno ancora uscirà: giusto così.
Sul campo – premesso che (da buon boomer) sono legato al 4-4-2, o al massimo al 4-2-3-1, e comunque alla difesa a quattro, che è una costante nella storia della Sampdoria – rilevo che da un punto di vista della personalità e della presenza sul rettangolo di gioco la squadra c’è. Eccome. Ha tenuto testa al Como e ha fatto decisamente meglio e di più del Frosinone – retrocesso, e quindi tra i favoriti – sul suo campo.
Dopodichè, sono emersi difetti ed errori che, se contingenti e legati a motivi di amalgama o di assimilazione di schemi e modalità, possono (per adesso) essere perdonati, ma se iterati potrebbero diventare un problema.
Sampdoria, i cambi di Andrea Pirlo non vanno criticati
Sampdoria, Ebenezer Akinsanmiro molla quel pallone e vedrai che bellezza
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Eccessiva, a mio vedere, la confidenza nella costruzione dal basso, e fin qui che è poi un marchio di fabbrica del nostro Mister. Ma eccessiva pure la tendenza di tanti giocatori a trattenere troppo a lungo il pallone: Ebenezer Akinsanmiro, ad esempio. Il giovane prestato da Marotta è sicuramente dotato dal punto di vista tecnico, e ha anche la faccia buona. Ma spesso indulge troppo con la palla tra i piedi, con il risultato di perderla, o di rallentare la manovra. Chi ha le qualità per creare superiorità numerica dovrebbe liberarsi del pallone una volta superato l’uomo, non cercarsi un altro avversario.
Qualcuno ha poi criticato i cambi di Andrea Pirlo. Ma in realtà Lorenzo Venuti, fino alla rete del vantaggio, non aveva fatto particolarmente bene (poi ha addirittura sfiorato il raddoppio, ma il Mister aveva già deciso il cambio). Non particolarmente bene anche per la tendenza di Bereszynski a sovrapporsi dalla sua parte, ingolfando il settore di destra.
Qui, forse, il primo equivoco: il terzino polacco è ottimo come esterno nella difesa a quattro, un po’ meno come “braccetto di destra” nella difesa a tre. Se si sgancia, come da suo DNA, scopre la sua zona e ingolfa l’ala destra.
Male, invece, Benedetti, ed è un mistero. Il ragazzo, finora, complici anche i guai fisici, non ha mostrato le doti che ne avevano fatto una delle rivelazioni nel Bari di due stagioni fa. Non contrasta (o lo fa male, collezionando cartellini) e non riparte. Non lo fa perdendo nella fattispecie il pallone che ha poi portato al pareggio una squadra che non stava facendo niente per meritarlo. In quel caso, dovendo gestire, non era meglio sostituire Bellemo (che non ne aveva più, e si trovava spesso fuori dal gioco) con Meulensteen o Kasami, più portati a fare densità in mezzo?
Sampdoria, attacco senza difetti
Davanti le cose migliori, con Massimo Coda davvero bravo nella gestione e ripartizione della palla e, a mio vedere, Gennaro Tutino intelligentissimo a girargli intorno: potrebbero davvero diventare una coppia da sogno.
Le prossime, non semplici settimane ci diranno di più. Al momento, mi sento di dire, è tornato un sorriso permanente effettivo sulle labbra dei tifosi blucerchiati, che – tanto per cambiare – hanno esaurito il settore ospiti dello Stirpe. C’è voglia di Sampdoria, e lo si percepisce.