A Cremona la Sampdoria di Leonardo Semplici ha sofferto e come lui stesso ha riconosciuto c’è poco da salvare, ma…
Amici di ClubDoria46, non è facile trovare chiavi di lettura non omologate e costruttive dopo questo primo trittico di partite con Semplici in panchina. Ma ci voglio provare lo stesso, con il vostro aiuto. Seguitemi.
Partiamo dalla stagione scorsa, quella della ripartenza, quella che – sto riscontrando – tanti addirittura rimpiangono. Rosa corta e squilibrata, infortuni a raffica, difesa incline alla fesseria (anche per quella diavolo di costruzione dal basso così cara all’allenatore), ma squadra capace di arrivare ai playoff, unico traguardo ragionevole e senza ulteriori pretese.
Eravamo soddisfatti del gioco? No, nessuno. Partite belle viste? Che ricordi io, zero. A pochi minuti dal termine, e già in primavera si era sotto con l’Ascoli retrocedituro, e poche settimane dopo sul pareggio con l’altra retrocessa Ternana.
Oggi non sono pochi quelli che rimpiangono Pirlo, non poi diversamente da quanti – io tra questi – hanno nostalgia del servizio militare, solo perché si era più giovani e tutto doveva ancora succedere.
Leonardo Semplici
Il povero Leo Semplici, terzo allenatore stagionale, si trova di punto in bianco a gestire una rosa pletorica, a detta di tanti di buona qualità e sufficientemente profonda ma – ovviamente – non costruita da lui. Una rosa, è bene ricordarlo, che era stata salutata come frutto di una buona campagna acquisti orchestrata dal nuovo diesse, Pietro Accardi, al suo ritorno a Bogliasco.
Rosa costruita per un modulo che prevede la difesa a tre, e davanti variabile: quattro centrocampisti e un trequartista, cinque centrocampisti e due punte, due esterni d’attacco e una prima punta.
Cosa avrebbe dovuto e potuto fare il malcapitato neo-mister doriano, chiamato al capezzale di una squadra attesa da un filotto ininterrotto di partite, in evidente difetto di autostima, con altrettanto palesi problemi di spogliatoio, col sistema comunicativo raso al suolo dalla non gestione emotiva dello staff che lo aveva preceduto? Tanto più che le occasioni per cambiare timoniere c’erano state, e pure tante, tra soste quindicinali e partite rarefatte, con la possibilità quindi di provare davvero qualcosa di discontinuo.
Una sola cosa: usare il buon senso. Pochi allenamenti, la rosa è quella… anzi, no, non è quella, perché nel frattempo si erano infortunati i tre difensori di ruolo nonché esperti del gruppo.
Senza allenamenti, con cinque partite cinque in quindici giorni, Semplici ha cercato di fare ciò che il suo cognome suggerisce: nessuna invenzione (semmai esperimenti su cavie umane, come nella prima mezz’ora all’Olimpico di Coppa), riproposizione del modulo, al fine di scongiurare amnesie ed errori interpretativi, rispolverando elementi fuori schema da tempo, come Ricci, e ottenendo risposte non disprezzabili.
Sampdoria, a Cremona la squadra di Leonardo Semplici salvata da Ghidotti?
Sampdoria, c’è sempre qualcosa da salvare. E con Leonardo Semplici non si butta via niente
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Poteva, in questo breve periodo, sconvolgere la rosa con un cinque cinque cinque in stile Oronzo Canà, con difesa altissima alla Zeman (che, infatti, prendeva sempre le sue imbarcate), o la zona 1-3-1 che fece grande le Scarpette Rosse di Dan Peterson a me care?
Risposta: no, sarebbe stato un massacro. Contro due squadre attualmente di alto e altro livello come Spezia e Cremonese l’imperativo categorico era di tenere la posizione, e la Sampdoria di Semplici ci è riuscita.
Conosco già l’obiezione: ci ha salvato Ghidotti, se avessero mirato meglio chissà come sarebbe andata a finire. La smonto: con lo Spezia, per settanta minuti meglio il Doria, che le sue tre
occasioni (una sventata dal volo di Gori) le ha avute; poi venti minuti di ottimo Spezia, bravo però solo su palla inattiva. Con la Cremonese, tipica squadra di Stroppa – lenta, leziosa, incline al ghirigoro fine a sé stesso e permeabile in difesa – la Sampdoria ha cercato di difendersi basso. Perché? Per non farsi trovare impreparata sulle imbucate degli esterni (capaci di un buon primo tempo e poi esauritisi) e delle mezze ali, ininfluenti a conti fatti. Lasciare spazio sul perimetro ha portato a tiri a ripetizione, soprattutto di Vazquez, ma mai o quasi davvero pericolosi, con Bonazzoli che, lo ricordiamo bene qui, in serate come ieri si marca praticamente da solo: non ne ha azzeccata una.
Ghidotti, sì, anche a Cremona. Cinque – non tremila, cinque – parate importanti, ma nessuna decisiva come quelle della settimana precedente. Avesse preso un gol sulle conclusioni di Vazquez e Bonazzoli alla sua sinistra, belle e angolate ma tutt’altro che letali, sarebbe stato impallinato pure lui. Pagato per parare.
Sampdoria, segnali da Bellemo?
Poi, certo, il pallone va anche colpito in avanti, e qui fatico a trovare spunti di ilarità. Però, intanto, finalmente Bellemo sembra un calciatore. Per venti minuti Vieira ha portato equilibrio. Meulensteen sembra più a suo agio quando riesce a scendere e impostare.
Manca ancora la fantasia. Questa è una macchina che non trasmette il moto tra le due linee avanzate. Mister, lo iniziamo a pensare in tanti: e se lasciassimo Estanis Pedrola libero di fare il … quello che vuole. Dietro le punte, senza per forza incasellarlo su una fascia?