Cessione Sampdoria, Basile (CorSport): due gruppi USA fortemente interessati. I dettagli
Dopo il suo articolo della scorsa settimana (Cessione Sampdoria, Corsport: futuro americano per il club blucerchiato) torna a parlare in diretta da New York e interviene su SampTube il giornalista del Corriere dello Sport Massimo Basile.
Basile è convinto: due gruppi sono interessati alla Sampdoria. Una società con sede a New York, composta da un fondo e c’è coinvolto anche un soggetto italiano. Una società che ha come scopo portare investimenti in Italia.
Cessione Sampdoria, Basile (CorSport): due gruppi USA fortemente interessati. I dettagli
Ho una rete di broker e manager di holding finanziarie, in quanto sono un giornalista italiano che vive a New York e si occupa anche di sport, il giro è quello… Americani, italo americani, finanzieri, broker, avvocati….
Due settimana fa ho avuto la prima notizia…mi hanno detto che stava circolando un dossier sulla Sampdoria… e ho cercato di avere accesso.
Me ne hanno parlato un broker che lavora per delle holding finanziarie a Wall Street e con un avvocato che lavora in uno studio ha seguito le operazioni di cessione della Roma e della Fiorentina.
Entrambi questi contatti mi hanno riferito un grande interesse in generale interesse verso i club italiani e in particolare per la Sampdoria da parte di un paio di gruppi americani.
Mi hanno parlato anche di Fiorentina e Napoli, ma la Fiorentina in questo momento non è in vendita e per il Napoli de Laurentiis ha fatto una valutazione spropositata che in include il Bari e la FilmauroSulla Sampdoria l’interesse è reale. Il che non vuol dire che è fatta e che domani arrivi. Piace molto la tradizione della Sampdoria, piace il pubblico, lo stadio. E piace il fatto che Genova è una città di mare. E non tanto per interessi turistici, ma per sbocchi commerciali, partnership…
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Questo interesse si inserisce in un contesto generale di interesse per la Serie A. Prosegue Basile:
Al galà della Serie A ho parlato con il presidente del Parma Krause, con il comproprietario dell’Ascoli, Matt Rizzetta, un giovane imprenditore newyorkese che mi confermava che i club della serie A sono molto interessanti perché il brand è solido ma sottovalutato. Il calcio italiano non è la premier., i costi sono accessibili, le infrastrutture sono un terreno su cui gli investitori vogliono mettere le mani e poi negli ultimi due anni diversi gruppi finanziari americani hanno accumulato una grande liquidità che hanno bisogno di investire subito.
Le difficoltà di realizzare lo stadio di proprietà a Genova possono frenare l’interesse di questi potenziali investitori? Secondo Massimo Basile non più di tanto.
Il fatto che il Genoa sia passato in mani americane dovrebbe già indicare che le possibilità di investire non sono solo legate alla questione stadio. Lo stadio sicuramente attrae gli investitori ed è uno dei primi obiettivi ma abbiamo due o tre tipi di imprenditori. Commisso e Pallotta puntavano prima al mattone per avere ricavi certi e poi alla squadra. La Fiorentina si è un po’ fermata perchè sfumato l’affare stadio non hanno un grande interesse sportivo. Ma ad esempio Friedkin della Roma pensa di poter puntare prima al risultato sportivo per rafforzare il brand e moltiplicare i ricavi. Anche lui pensa alle infrastrutture ma ci vuole arrivare in maniera diversa.
Quanto alle tempistiche, non ci si sbilancia. Il giornalista fa una riflessione:
Difficile pensare ad un passaggio di proprietà in mezzo alla sessione di mercato, un’indicazione di quello che succederà alla Sampdoria l’ avremo da come si muoverà sul mercato. Se arriveranno giocatori in prestito vuol dire che si cerca di tenere in piedi il progetto senza appesantire il bilancio e allontanare gli investitori.
Poi una sensazione su come può cambiare il panorama calcistico italiano con la presenza così consistente di proprietà a stelle e strisce:
Gli americani sono attratti dal vivaio sportivo che produce giocatori. Loro partono dall’idea che l’Italia abbia un cultura e una tradizione che possa portare giocatori in Serie A, investendo sul settore giovanile.
Io non sono un grande fan delle proprietà straniere, ma se guardiamo la classe dirigente del calcio italiano cadono le braccia.
L’aumento di proprietà internazionali può cambiare il sistema del calcio italiano che adesso è feudale, per così dire: due/ tre società grosse si portano dietro le altre. E questo vale anche per il sistema di ripartizione dei diritti TV.