Speciale Repubblica: ecco come Ferrero ha affondato la Sampdoria. Il longform di domenica 28 maggio dedicato a ricostruire l’era di Massimo Ferrero alla guida del club blucerchiato
Dopo Aldo Grasso sul Corriere della Sera ( Sampdoria, se pure Aldo Grasso chiede spiegazioni alla famiglia Garrone) anche l’altro grande quotidiano italiano si occupa della Sampdoria. E lo fa in grande in maniera davvero approfondita.
L’edizione nazionale de La Repubblica ha dedicato il longform domenicale (ossia un articolo molto più lungo degli altri, che solitamente occupa tre o quattro pagine) alla Sampdoria e in particolare ai 9 anni di gestione Ferrero.
Il titolo, con il richiamo in prima pagina, è d’impatto: “il calvario di una leggenda”.
Grande risalto, forse un po’ tardivo ma comunque utile a far conoscere la situazione della Sampdoria ad un’ampia platea di pubblico.
L’apprfondimento, curato da Carlo Bonini e ovviamente da Stefano Zaino della redazione genovese, ripercorre tutta la storia. Dal famigerato 12 giugno 2014 quando Edoardo Garrone ha ceduto il club a Massimo Ferrero alla quasi bancarotta e all’offerta del duo Radrizzani-Manfredi dei giorni nostri.
Dai primi anni e dagli affari d’oro (Praet, Torreira, Zapata, Andersen, Skriniar) alla cacciata di Claudio Ranieri, reo forse di rubare la scena al Viperetta.
Speciale Repubblica: ecco come Ferrero ha affondato la Sampdoria
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Un lungo articolo per rinfrescare la memoria, tra gaffes e battute mal riuscite. Con quelle domande che adesso si fanno tutti nei salotti televisivi ma negli anni scorsi non si faceva nessuno. Solo una parte dei tifosi.
Di seguito pubblichiamo qualche passaggio, ma per chi volesse continuare la lettura può trovare tutto sul sito de “La Repubblica”.
Qualche star transita, ma nella mente di Ferrero la vera star è lui e va detto che in molti glielo fanno credere. All’inizio piace alle televisioni, lo considerano uno che spacca. Fanno a gara per la sua presenza e ad un certo punto arriva persino un invito al Festival di Sanremo, uno dei super ospiti, mentre Crozza costruisce la sua esilarante imitazione. Tutti di lui ridono, ma nessuno lo ferma.
Nel febbraio del 2015 l’allora Cda della Sampdoria approva un piano di risanamento valido fino al 2018, si prevede di conseguire il pareggio nel 2016, per poi iniziare a fare profitti. C’è chi contesta tale progetto, reputa impossibile l’obiettivo, e qualcuno comincia a far notare che, al di là degli stipendi percepiti da presidente e dai compensi come amministratore, Ferrero risulta aver immesso solo 3 milioni di tasca e sotto forma di prestito. Si potrebbe cominciare ad alzare la guardia, ma lui è abilissimo a dribblare gli attacchi e a buttare tutto in caciara.
Si vanta sul cinema, ma di film prodotti in tempi recenti non c’è traccia, mentre ci sono tracce delle sale cinematografiche, tra cui l’Adriano, storica sala romana, inserita in uno delle aziende che cercano il concordato per evitare il fallimento, e sul calcio, con la Sampdoria, a cui magari affiancare il Palermo (ha provato pure ad acquistare il club rosanero, è stato sconfitto da Mirri, non se n’è stato e ha imboccato la lunga via del ricorso), punti di partenza per poter arrivare all’amata Roma e strapparla dalle mani di Pallotta, intenzione confermata pubblicamente in varie interviste.
Sono il suo lavoro, condito magari da un po’ di avventura, concorrente di Pechino Express, cosa negata dall’arresto a Milano il 6 dicembre del 2021, appena rientrato da Dubai, dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Paola per reati societari e bancarotta fraudolenta aggravata, per la quale dovrà andare a giudizio.
Sul palcoscenico blucerchiato ha saputo destreggiarsi alla grande per 5 anni, sino ai primi, inevitabili scricchiolii. Per anni con i suoi atteggiamenti aveva fatto vergognare i tifosi, ma lui era sempre stato abile a cavare qualcosa dal suo cilindro
E ancora:
Ferrero non sbaglia mai. Presunzione che lo porterà a commettere diversi errori fatali. Nel rapporto con Ranieri per esempio. Poteva essere la sua assicurazione sulla sopravvivenza. Accorso al capezzale (esonerato Di Francesco), aveva salvato la squadra e l’anno dopo l’aveva portata al nono posto con 52 punti. Costa troppo, è vecchio e bollito, le chiavi per il divorzio. Pretesti. Pure il tecnico romano è famoso e mediatico. Era diventata la Sampdoria di Ranieri. Invece è la Sampdoria di Ferrero.
Ma presunzione e impunità giocano pure un brutto scherzo con i tifosi più caldi. Il 13 maggio del 2018, sfida contro il Napoli, la gradinata si accanisce contro i tifosi avversari. Cori ostili, partita sospesa per 3 minuti, lancio di fumogeni. Ferrero corre in campo, prova a calmarli e forse fa quello che gli ultrà avrebbero voluto, cadere nella provocazione, andare al conflitto con loro. Nell’occasione ha ragione lui. Il piede in fallo lo mette dopo il fischio finale. I suoi uomini si raccomandano, non rilasciare dichiarazioni. Ma salire in cattedra davanti ad una telecamera è più forte di lui. Inveisce: “La nostra tifoseria è splendida, questi sono solo quattro scappati di casa. Che rovinano la Sampdoria”. Il pretesto aspettato.
L’intera gradinata aveva fatto casino, i quattro scappati sono tutti. Per il codice ultrà ha chiuso, i sostenitori non aspettavano altro, lo strappo è definitivo. Non ci sarà più un rapporto. Conflitto ad oltranza.