Quando Fabio Quagliarella fatica, da sempre fatica anche la Sampdoria. Un problema in più per Giampaolo e la salvezza blcuerchiata
Leggo qua e là di “reazioni di pancia”. Ne ha parlato anzitutto Giampaolo, per cercare una spiegazione alla scarsa efficacia del tentativo di recupero della Sampdoria contro la Salernitana.
Ne hanno avuto una i tifosi, forte anche perché abbastanza rara sugli schermi blucerchiati. Un confronto duro e a più round con una squadra brutta ma soprattutto inerte, che ad un colpo ha rimesso sé stessa nei guai e rilanciato la Salernitana come la peggior concorrente (basta guardare il calendario).
Ne ha anche il dibattito, tra chi difende la guida tecnica e chi ne vorrebbe (o, meglio, ne avrebbe voluto) il cambio immediato. Tra chi incolpa lo stallo societario e quanti comunque puntano il dito contro i giocatori, il loro impiego, il loro impegno.
Insomma, difficile essere originali. Impossibile trattare argomenti inediti.
Proviamo allora a concentrarci su uno degli aspetti deteriori di questa situazione: l’attacco.
Perché certamente l’approccio è sempre insufficiente (goal, spesso evitabili, di norma nella fase iniziale), il centrocampo non è capace di intuizioni né di accelerazioni, e via dicendo.
Ma l’attacco ha le polveri bagnate di suo. Perché?
Non c’è una ragione sola, perché la finalizzazione è figlia di tutto il percorso tecnico, di tutta la “filiera offensiva”. Ma appare evidente che la differenza tra questa stagione e le precedenti cinque – cinque, non una – stia nei numeri di Fabio Quagliarella.
Il quale, salvo miracoli, per la prima volta da sedici campionati non andrà in doppia cifra, e nemmeno ci si avvicinerà.
Sampdoria, Quagliarella e Caputo sono diversi. E Supriaha…
Se non va Quagliarella non va nemmeno la Sampdoria…
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Il giocatore non si discute: è il capitano, tecnicamente è uno degli attaccanti più forti della sua generazione, per lui parlano storia e numeri.
Tuttavia è evidente che il declino della Sampdoria coincide in maniera singolare con l’annata no del ventisette. Era già accaduto l’anno dell’improvvida avventura di Di Francesco, con Ranieri a metterci una pezza e il capitano in ripresa. Quest’anno, purtroppo, no.
Le cause? La carta di identità, ovviamente e anzitutto. Quasi quarant’anni all’anagrafe e più di venti di professionismo pesano, anche sul fisico più serio e allenato. Botte, usura alla meccanica, stress: già grazie esserci arrivati.
I compagni di reparto, in tutta evidenza. Caputo è un attaccante vero, non un giocatore di calcio, perdonatemi l’azzardo. Due mestieri diversi. Quagliarella deve poter occupare qualsiasi mattonella, e con Ciccio spesso le trova ingombre. È sotto gli occhi di tutti che si trovino poco e male.
Le modalità di impiego. Il capitano rende molto meglio, da sempre, se impiegato dall’inizio. Da subentrante incide poco. Questo perché da un lato la Sampdoria quest’anno riceve poco o nulla dalla panchina (e spesso il problema sono le sostituzioni: chi, come, quando, perché).
Dall’altro perché Quagliarella è un tipo di giocatore che scrive la storia di una partita, difficilmente si adatta ad un copione scritto da altri.
Per dirla diversamente: un attaccante come Caputo può trovare i suoi gol in ogni fase della partita, che giochi dall’inizio o che subentri. La palla giocabile gli arriva.
Quagliarella è un costruttore di reti. Di norma non c’è banalità nelle sue realizzazioni. Sa fare tutto, ma ama partecipare alla costruzione del gioco, e non di rado il goal arriva al termine di un’azione personale o di un’invenzione.
Ovviamente questo costituisce un limite, nell’attuale fase. Se gioca dall’inizio, la compatibilità con Caputo è complicata. Se subentra lo è l’efficacia. In più è il capitano, effettivo e morale, quindi un totem.
Soluzioni suggerite? No, neanche un po’. Soprattutto perché in rosa adesso esistono tre o quattro centrocampisti d’attacco (ali o trequartisti), ma il solo Supryaha come punta aggiuntiva.
E se il ragazzo ucraino non è ancora pronto (ma il tempo sta per scadere), e posto che davanti a tutto c’è il bene della Sampdoria, forse varrebbe veramente la pena di tenersi pronte le carte Di Stefano e Montevago, bomber della Primavera. Perché stiamo aspettando di essere all’ultima spiaggia, ma probabilmente ci siamo già…