La Sampdoria di Stankovic vince a Cremona, vince anche se non risolve tutti i problemi. Due su tutti: recuperare Sabiri e Caputo…
La partita di Cremona, al di là del fausto esito finale, ha messo in evidenza alcuni aspetti che vale la pena di sottolineare.
Premesso che i blucerchiati – per l’occasione, giallocerchiati – non hanno per il momento risolto ancora niente e che la strada da percorrere sarà ancora lunga e durissima (tanto per dire, sabato c’è l’Inter al Meazza), alcuni segnali di queste prime quattro partite con Dejan Stankovic si possono cogliere.
Al di là di ogni apparenza, a mio vedere, la Sampdoria alla fine ha meritato di vincere perché in panchina sembra finalmente aver trovato un uomo di buon senso, un coraggioso, uno capace di cambiare al volo le cose e di non guardare a gerarchie prestabilite per portare a casa il risultato.
Allora, correggetemi se sbaglio. Sembra che oggi gli allenatori si dividano in due categorie: giochisti e creatori di gruppo. Ma è una spaccatura vecchia quanto il mondo: negli anni Settanta c’erano offensivisti e difensivisti, più avanti zonaioli e fautori della marcatura a uomo, e fermiamoci qui.
Il difetto principale che si imputa ai giochisti è l’integralismo. Quello dei creatori di gruppo di non saper dare un gioco.
Io non vedo molto questa divisione. Credo che le parole più corrette a commento della gara dello Zini le abbia pronunciate, a fine partita, l’allenatore di casa, Massimiliano Alvini, in odore di esonero: “Li abbiamo costretti a cambiare schema 27 volte!”, a voler spiegare come la sua squadra meritasse assolutamente di più.
Sampdoria, a Cremona si è vista la mano di Stankovic…

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Io penso invece che nelle sue parole si annidi un’altra verità: e cioè che Stankovic abbia avuto il coraggio di cambiare prima la disposizione (e l’atteggiamento) e poi gli uomini perché era evidente a lui – e a noi – che qualcosa non stava funzionando.
Il povero Alvini, invece, ha fatto quattro cambi tutti insieme a meno di dieci minuti dal termine mosso dalla disperazione e non dalla razionalità, convinto – come tuti i giochisti veri – che la soluzione adottata fosse perfetta e che la palla non fosse entrata solo per problemi di matematica.
Razionalità (buon senso?) che invece ha permesso a Deki di contenere a fatica prima, di far rifiatare poi, di cambiare l’inerzia della gara nell’ultima parte con una serie di mosse che hanno finito per depotenziare quel qualcosa che stava dando un fastidio assurdo alla Sampdoria.
Sampdoria, i cambi decisivi di Stankovic, fuori anche Sabiri…
Le sostituzioni che hanno cambiato il volto della partita sono state soprattutto tre.
La prima è quella di Verre con Yepes, per il tramite di Villar e Rincon. Lo spagnolo – inopinatamente e colpevolmente lasciato ammuffire in panchina, probabilmente per un discorso di gerarchie mentali, quelle del tipo “non bruciamo il ragazzo” – ha le carte in regola per diventare il proprietario delle chiavi del centrocampo doriano, mentre un giorno mi piacerebbe chiedere a Valerio Verre, eccellente giocatore, cosa lo spinga a ceffare sistematicamente la partita successiva ad una giocata benissimo.
La seconda è quella di Gabbiadini per Sabiri, giocatore che io personalmente adoro ma che vedo involuto in modo irriconoscibile. Inciso divertente, è l’unico con uno stile di corsa tutto suo insieme a Villar (il primo con le palme delle mani rivolte verso il basso e le braccia distese, il secondo con i gomiti alti a mo’ di spoiler).
Gabbiadini è già decisivo anche se sbaglia il goal più facile della serata, e lo sarà ancora di più quando le gambe lo reggeranno per novanta minuti. Sabiri invece, mio personalissimo parere, sta soffrendo un po’ la situazione. Corre spesso a vuoto e sta cercando quella posizione che invece Djuricic sembra aver finalmente trovato.
L’ultima è quella di Bereszynski con suo fratello buono, che ha finito per spegnere le scorribande di quel Valeri da cui sono arrivati tutti i principali pericoli di marca grigiorossa. Dall’altra parte Sernicola ha fatto molto meno danni, nemmeno nel primo tempo contro Murru.
La Sampdoria ha vinto una partita che ha fatto maturare per poi raccogliere quando era il momento.
Un imperativo, però esiste: recuperare Sabiri alla causa. Questo, così come sta giocando serve come Ciccio Caputo con i lanci lunghi. Ci siamo capiti.