Luigi Garlando sul settimanale Oggi ha parlato di Sampdoria, del dramma di Sven Goran Eriksson e della lezione di vita di Luca Vialli
Una pagina tutta per lui. Di storie, di racconti, di fiabe. È quello che fa Luigi Garlando da tempo. Scrivere per i bambini. Scrivere di personaggi a volte inventati, altri no. Quella di Sven Goran Eriksson e Luca Vialli non possono essere inventate. Sono due storie vere. Che ci toccano da vicino. Almeno noi che tifiamo Sampdoria.
Sul settimanale Oggi, Luigi Garlando ha immaginato un dialogo tra un babbo e la sua figliola. A me è piaciuto tantissimo. Mi ha commosso. Spero anche a voi:
«Babbo, se io sapessi che tra un anno devo morire, non farei più nulla».
«Perché?».
«È come quando manca un minuto alla consegna del compito in classe. Ormai, quello che ho fatto ho
fatto».
«Non è vero. Passa quel minuto a rileggere il compito. Magari trovi un errore che ti era sfuggito. Grazie a
quel minuto, consegnerai un tema migliore. Ti ricordi quando ti ho parlato di Gianluca Vialli?».
«Sì, quel bravo calciatore che è morto molto giovane».
«Anche lui sapeva di avere poco tempo da vivere e in quel poco tempo ci
ha lasciato due lezioni meravigliose».
“La prima?».
«Ad essere gentili con tutti, perfino con la morte che è il nemico più terribile. Anzi, non la considerava
un nemico, ma una compagna di viaggio. Spiegava: “L’ho fatta salire a bordo. Spero che si stanchi presto e se ne vada… Intanto mi fa compagnia”».
«Mamma mia che forza che aveva, babbo…».
Sampdoria, le grande lezione di Luca Vialli secondo Luigi Garlando…
Sampdoria, Luigi Garlando: il dramma di Eriksson e la lezione di Vialli
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«Seconda lezione: sfrutta ogni secondo che hai nel modo migliore. Lui ha cercato di trascorrere più tempo possibile con la sua famiglia, con le sue figlie, e ha ispirato i giovani”.
«Cosa vuole dire ispirare?».
«Luca faceva il dirigente nella Nazionale di calcio allenata da Roberto Mancini, il suo migliore amico. Parlava con i giovani calciatori, li ascoltava, dava loro consigli. Prima della finale dell’Europeo, ha letto una poesia emozionante alla squadra e le ha dato forza».
«E abbiamo battuto gli inglesi, vero? Me lo ricordo».
«Sì, siamo diventati campioni d’Europa. Alla fine, Luca e Roberto si sono abbracciati e messi a piangere. Lacrime di gioia, ma anche di tristezza. Sapevano bene tutti e due che quella sarebbe stata l’ultima avventura insieme».
«Però ha sfruttato bene l’ultimo minuto del tema. Ha aiutato a vincere ed essere felici tanti ragazzi».
«Certamente. Vialli non avrebbe potuto consegnare un compito migliore. Non è tanto importante quanto viviamo, ma come. Una grande scienziata raccomandava ai giovani: “Aggiungete vita ai giorni,
non giorni alla vita”. Sai quanto vive una stella?».
«No».
«Anche 10 milioni di anni. Noi, al confronto, un minuto… A pensarci, uno, come dicevi tu, sta fermo e non
combina nulla».
«E invece un po’ di luce possiamo farla anche noi, vero babbo?».
«Dobbiamo, Cloe»