Sampdoria-Juventus è stata la conferma della forza del gruppo di Giampaolo, peccato che il giorno dopo i potenti siano senza vergogna…
Certo che, cari amici calciofili blucerchiati e non, il calcio italiano è davvero cambiato. Il VAR dà, il VAR toglie, e se – come dicevano gli antichi Romani – “summum ius summa iniuria” (cioè, controvalorizzata in euro, a fare la punta agli spilli ci si punge, e a fare quella ai galusci ci si insozza), vedi l’annullamento del goal a Caputo, per lo meno – di fronte a chiari passaggi televisivi – oggi è dimostrato come si possa annullare un goal irregolare persino alla Juventus.
Ma il mondo è bello perché è vario, e quelli del rigore di Iuliano su Ronaldo oggi riescono persino – eterogenesi dei fini – a sentirsi perseguitati dalla classe arbitrale.
Tra le tante note di colore di Sampdoria – Juventus mi hanno colpito alcuni commenti che è possibile leggere senza vergogna all’incrocio tra il grottesco e il surreale.
Pare che qualcuno abbia sviluppato una versione calcistica dei propri “gradi di separazione” – immagino tra amara realtà e senso onirico, probabilmente indotto – e abbia visto comportamenti antisportivi di durata tale da condizionare l’esito finale della gara.
Mi hanno voluto dire anche di ben due falli di mano, grossi e gravi, che un difensore blucerchiato avrebbe commesso nella propria area, impedendo alle magnifiche sorti e progressive di Madama di indirizzare fin dalla seconda giornata il campionato nel suo alveo naturale.
Sampdoria-Juventus, che entusiasmo nella Sud…
Sampdoria-Juventus il giorno dopo: potenti senza vergogna
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Ho poi potuto ascoltare come persino la tecnologia sia fallace. Fallace al punto da aver tracciato una linea storta sul presunto fuorigioco che ha compromesso il più che meritato vantaggio bianconero a metà ripresa. Storta, forse anche sghemba, verosimilmente ubriaca.
Brutta faccenda, quando il potente di turno si trova a dover giustificare la propria incapacità cercando di incolpare il malcapitato di turno. Quel potente che, lontano e impunito, per decenni ha potuto disporre di opere e giorni propri ed altrui.
Il giorno dopo, diciamo anche due, è stato persino più bello. Negli occhi lo spettacolo – visivo ed acustico – di una Sud ai suoi massimi e di un intero stadio che l’ha seguita con partecipazione, sofferenza e liberazione finale. Di una squadra, un team, una macchina da guerra. Con pochi proiettili, forse, ma con tanta abnegazione. Di un generale seguito dalle sue truppe.
Qualcosa succederà, il futuro non può fermarsi qui e così. Tutti lo stiamo aspettando, probabilmente è lì che ci aspetta e tanti gufi svolazzeranno altrove, si spera per sempre. Ma per il momento a me va bene così.