La Sampdoria oggi ha bisogno di dare continuità ai propri risultati e ci può riuscire con la consapevolezza di Andrea Pirlo
Amici calciofili di Club Doria 46, e soprattutto amici sampdoriani, come ho detto nel mio consueto video di commento della partita di domenica, “tanto tuonò che piovve”. E non sono stato per niente originale, lo so. Ma era talmente tanto tempo – qualcuno ha contato 217 giorni – che la Sampdoria non vinceva tra le mura amiche… Anzi, che non vinceva tra le mura amiche una partita che contasse davvero qualcosa, che sapete l’originalità dove può andare?
Ma, celebrazioni terminate, è tempo di provare ad analizzare cosa questa partita contro un Cosenza davvero modesto (e mi riferisco alla gara di domenica) ci può avere insegnato.
Anzitutto proprio questo: il Cosenza – 14 punti, e scalpi importanti, ad esempio il Palermo (che a me non sembra tutta ‘sta roba, ma lo vedremo prossimamente a Marassi) al Barbera – è decisamente inferiore alla Sampdoria. Lo ha detto, inequivocabile, il terreno di gioco. Mai, per un minuto degli oltre cento, l’impressione che potesse prevalere, per quanto abbia avuto anche qualche spazio per far male.
E quindi, di conseguenza: tante squadre davanti in classifica non valgono la Sampdoria, anche se al momento sono lì.
Altra deduzione, che solo chi non ha memoria della cadetteria può far finta di ignorare: la differenza tra i più buoni e i più grammi della serie A si misura in chilometri; in serie B, i più grammi in giornata normale possono mettere sotto i più buoni in giornata quasi altrettanto normale.
Sampdoria, ora tocca solo ad Andrea Pirlo
Sampdoria, continuità e consapevolezza: quello che serve oggi a Pirlo
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Potrei continuare a lungo, con queste riflessioni, ma taglio e vado al punto: la Sampdoria – questa Sampdoria, con lacune evidenti, ma anche non poche ricchezze – non parte battuta contro nessuno, e non batte con certezza nessuno.
Lo si è visto contro Parma, Venezia e Cremonese (pari giusti il primo e l’ultimo, sconfitta episodica e iniqua la seconda), ma anche contro il pessimo Como – un tiro in novanta minuti – e i belli ma poveri Cittadella e Catanzaro.
Cosa voglio dire? Che anche una squadra che parte con (nell’ordine) una società nuova che trova macerie di chi se n’è andato, fa un mercato all’insegna del rinnovamento ma anche del risanamento, scommette su un grande campione del campo ma ancora alle prime esperienze in panchina, ha talenti ed esperienza sparsi qua e là senza logica, ma anche buchi neri e schemi rivedibili, può trovare una buona quadratura ed esporre un gioco credibile se le componenti funzionano tra di loro.
L’alchimia tra giovani e vecchi, un po’ più di grinta (quasi venti falli blucerchiati contro i poco più di dieci dei silani), spirito di squadra, concentrazione, e anche quella componente – gli episodi che girano a favore – che troppi tendono a sottovalutare.
Aggiungo che già da qualche giornata mi sembrava di vedere Borini concentrato e catalizzatore di energie, proporsi come punto di riferimento, e non dico solo con la palla tra i piedi. Lo invocavamo così, ed eccolo. Sarà prima o poi il turno di – che so? – Verre prima e magari Ricci poi?
Ci sarà da lavorare, e da cercare continuità. Ma dalla partita contro il Cosenza può nascere un sorriso che non è solo figlio del risultato: lo è anche di una ritrovata consapevolezza.