Andrea Pirlo compie 45 anni. Un compleanno che avrebbe voluto festeggiare in maniera diversa con tutta la Sampdoria…
Buon compleanno Andrea Pirlo. Quarantacinque anni. Un bel traguardo. Un compleanno da festeggiare in famiglia. Con la tua. dopo aver salutato la nostra, quella della Sampdoria. Un arriverderci per il momento perché tu sei pronto a giocartela ancora. E ci mancherebbe. Pronto a ricominciare. C’è ancora un anno di contratto, ci sono dei soldi da prendere e da dare. Se sarà addio, lo deciderà il grande capo, Matteo Manfredi. Ma non lo farà da solo. La società ha bisogno di crescere. Deve mandare via qualcuno (non per forza gli uomini scelti da Radrizzani), prendere gente diversa (non per forza legata a qualcuno che c’è già). Ma questo è un altro discorso ancora.
Conoscendo Andrea questi primi 45 anni li avrebbe voluti festeggiare in maniera diversa. Ma non è solo colpa tua. Di questo ne sono sicuro.
Ti ho difeso. Ti ho criticato. Non ti ho mai lasciato. Nemmeno ora che tutti i tifosi vorrebbero mandarti via. E non è la prima volta che succede. Ma può essere colpa dell’allenatore? E poi perché se si giustifica la gestione di Matteo Manfredi (causa disastro lasciato da Ferrero) non si può giustificare il lavoro, certamente non semplice, di Andrea?
Nessuno è perfetto. Non lo è nemmeno lui. Certo poteva fare di più. Poteva farlo perché questa squadra pur con tanti difetti di fabbrica non ha nulla da invidiare ad altre. E parlo di giocatori. L’unica vera critica che posso muovere ad Andrea (mi permetto di dargli del tu perché lo conosco dai tempi del Milan), è quella della rabbia agonistica. Questa squadra è senza palle. Senza grinta. Forse senza amor proprio che va al di là delle lacrime di disperazione versate dopo l’ennesima partita non giocata. Ma non è la prima volta. Ci succede spesso. Da troppi anni. Ed è su questo su cui bisogna lavorare.
Serve gente abituata a lottare. Che ce l’abbia dentro. Andrea però è stato bravo a creare un gruppo. Una squadra unita. Basta vedere gli abbracci, le ammucchiate oltre che le parole. Contano sempre i fatti. E Pirlo è riuscito a farsi volere bene. A farsi rispettare.
Sampdoria, Andrea Pirlo “festeggia” i suoi primi 45 anni
Sampdoria, buon compleanno Andrea Pirlo. Ma ora che si fa?
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Certo pesa il non gioco. Perché la sua Samp non ha mai avuto un gioco chiaro, definito. Si è sempre basato più sui singoli, sulle grandi individualità che poche altre squadre si potevano permettere. Un gioco mai visto. Ma per chi sa, conosce che la squadra è stata costruita con poca logica, vivendo la giornata. Il mercato di luglio e agosto non c’è stato. È stato comprato poco, venduto male (vedi Gabbiadini). A gennaio poi a parte Leoni e Darboe, Piccini e Alvarez sono serviti a poco e a niente.
Le altre avevano un attaccante di categoria che al di là del numero di goal giocava da B. Noi no. Ma a danneggiarci tanto, tantissimo sono stati gli infortuni. Non c’entra Livigno, i campi duri di Bogliasco. Lo ripeto Mapei o no il numero di infortuni non è cambiato per tutta la stagione. A meno che non si voglia imputare a Pirlo anche gli infortuni, c’è qualcosa di fondamentale da risolvere. La parte medica, la parte tecnica. Mettetevi d’accordo. Io non punto il dito su nessuno. Dentro la società sanno la verità. Ed è arrivato il momento di correggere certi errori perché nel futuro prossimo non si ripetano. Per il bene di Pirlo o chi prenderà il suo posto.
Perché al di là dei soldi in cassa (o in tasca) Matteo Manfredi (e Andrea Radrizzani) deve (devono) valutare tutto. Il presidente dell’Unione Calcio Sampdoria ha davanti a sè tutto giugno per decidere i suoi uomini.
Andrea Pirlo ha ancora la fiducia della società al di là del contratto che lo lega alla Sampdoria? Se sì diciamolo subito. Da qualcosa bisogna ripartire. E il primo mattone non possono essere sempre i tifosi. Ormai da troppi anni ci si affida alla fede incondizionata di un pubblico che merita altro. E altro significa inevitabilmente fare delle scelte.
Io personalmente voto ancora Andrea Pirlo. Ma non può essere più lasciato solo. Al suo fianco una dirigenza forte. Perché il silenzio dopo Palermo non mi è piaciuto. Nessuno ci ha messo la faccia. L’ha fatto sempre e solo l’allenatore per tutta la stagione. Serve altro…