Arrivano importanti aggiornamenti sul caso plusvalenze, che vede coinvolta anche la Sampdoria. Il processo rischia di saltare per un errore
Il calcio italiano e il caso plusvalenze. Spetterà al tribunale federale, fare luce sulla vicenda. Vicenda che vede coinvolta anche la Sampdoria, lo avevamo riportato. La Procura Federale ha avanzato le richieste di ammenda per le varie società italiane coinvolte, compresa quella blucerchiata.
Le richieste della Procura sono sia pecuniarie sia di inibizioni dei dirigenti di queste società, considerati responsabili delle plusvalenze coinvolte nello scandalo. Per quanto riguarda la società di Corte Lambruschini sotto la lente d’ingrandimento sono finite operazioni, definite fittizie, per 11,1 milioni di euro.
Poi ci sono anche gli acquisti, per un totale di 10,35 milioni di euro. Complessivamente, l’impatto sul patrimonio netto secondo la Procura FIGC è di oltre 20 milioni di euro al 31 marzo 2021. Va puntualizzato però che queste cifre, tuttavia, secondo l’accusa non hanno avuto impatto sulla possibilità della Sampdoria di iscriversi, o meno, al campionato o di rispettare gli altri paletti.
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Undici invece i dirigenti coinvolti: Enrico Castanini, Massimo Ferrero, Paolo Fiorentino, Massimo Ienca, Giovanni Invernizzi, Adolfo Praga, Giuseppe Profitti, Paolo Repetto, Antonio Romei, Gianluca Tognozzi e Gianluca Vidal.
Le ultime novità sul caso, però, potrebbero cambiare tutto. La Procura rischia di aver commesso un errore e questo minerebbe l’intero processo sul caso plusvalenze, lo riporta La Repubblica. Il primo atto dell’indagine è una lettera in cui la Covisoc invia quella che in un processo ordinario si definirebbe la “notizia di reato” alla Procura.
La Covisoc però avrebbe puntualizzato di aver avuto ‘pregresse interazioni’ proprio con la Procura. A tutto questo viene aggiunta anche una nota risalente a 6 mesi prima. In cui la Procura avrebbe fornito alla Covisoc ‘indicazioni interpretative’ per rintracciare possibili plusvalenze gonfiate.
Un’irregolarità che se venisse confermata, indicherebbe che la Procura non ha rispettato il termine di 30 giorni per aprire un’indagine, che potrebbe compromettere l’intera vicenda.