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La Sampdoria saluta la Serie A. È un fallimento. Speriamo l’unico. Ora tocca a Garrone

di Luca Uccello
Sampdoria Serie A Fallimento Garrone

La Sampdoria saluta la Serie A dopo undici anni. È un fallimento sportivo. Per evitare quello societario tocca ad Edoardo Garrone fare l’ultimo sacrificio…

Ciao Serie A. Ciao dopo undici anni. Arrivederci massimo campionato. E magari anche Massimo Ferrero. Perché torneremo prima o poi. Torneremo a girare l’Italia, quella che conta. Torneremo con un’altra proprietà. Speriamo seria. Magari anche ricca.

Ciao Sampdoria, ciao Dejan Stankovic. Ciao a tutti. Meglio guardarsi in faccia e dirsi addio con tanti, meglio se con tutti. Si tutti. Perché è colpa di tutti. Anche di chi da una stagione e mezzo ha accompagnato questa squadra, questa società verso il fallimento. Per il momento solo sportivo. E di cuore, spero, speriamo che sia solo una caduta in Purgatorio. Non all’Inferno. Perché lì si brucia.

Un anno maledetto. E per ora parliamo solo di calcio. Dalla conferma senza merito di Giampaolo fino all’esonero giusto, sacrosanto. Peccato però che il mercato sia stato fatto per lui, non per Deki e nemmeno per De Rossi. L’unico capace di vincere ancora una volta la scommessa sarebbe stato Claudio Ranieri. Ma la sua frase rimbomba ancora nella mia mente: “Non è cambiato niente…”. E quel niente era riferito a Massimo Ferrero.

Niente è cambiato nemmeno con Marco Lanna. E questo mi spiace. Perché ora, in tanti, se la prendono anche con lui. Con chi forse non ha avuto il coraggio di prendere posizione. E quando l’ha presa (torno a parlare di campo) non sempre ci ha visto giusto.

Ma intanto cosa serve ora puntare il dito contro uno o contro l’altro. C’è chi fa filosofia, chi fa interviste. C’è ancora chi difende una parte. E chi al telefono ci racconta ancora di Al Thani. Non so più cosa dire se non che il cuore oggi mi fa male. Fa male anche per chi non vive più a Genova.

La Sampdoria saluta la Serie A. La Sampdoria ha bisogno ancora di Garrone…

La Sampdoria saluta la Serie A. È un fallimento. Speriamo l’unico. Ora tocca a Garrone

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Sembrerà strano ma in questi giorni a Milano ho incontrato tanti tifosi sampdoriani. Siamo in tanti qui, e siamo tutti distrutti. Un male comune. Ma non erano gli unici. Tanti tifosi di Milan, Inter e Juventus ci sono rimasti male. Erano dispiaciuti, increduli, qualcuno anche incazzato. Più di me. Perché la Sampdoria ha la maglia più bella (del mondo, lo aggiungo sempre io), è simpatica. Ma quel presidente? Ma come è possibile che gli abbiamo lasciato fare quello che ha fatto? Come è possibile?

Vedete il dramma del campo si mischia per forza di cose con quello societario. Inevitabile. Uno poteva essere evitato? Forse sì. Il secondo? Stiamo combattendo. Di sicuro restare a lungo appesi all’offerta dello sceicco non ci ha fatto bene. Ha rallentato l’operazione di salvataggio. Poi c’è Edoardo Garrone ferito dagli insulti, che preferisce probabilmente non partecipare alla prima Golf Cup senza Luca Vialli pur di evitare telecamere, taccuini e un rompipalle come il sottoscritto.

Ma è a lui che bisogna affidarci. È lui che può e mi permetto di dire deve. Su una cosa forse ha ragione: insultarlo non serve. Tirarlo per la giacchetta forse un po’ di più. Serve il suo aiuto, i suoi milioni. Serve che faccia quello che ha promesso. Magari servirebbe fare come ha fatto suo papà…



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