Che partita è stata Sampdoria-Bari? Per tanti non troppo diversa da quella viste fino a poco tempo fa. Ma non per tutti, non per Giuseppe Viscardi
Chiavi di lettura, amici di Club Doria 46, amici Sampdoriani, amici sportivi. Chiavi di lettura per capire qualcosa di più dopo questo esordio di Andrea Sottil sulla panchina blucerchiata in una partita dominata dal pessimo Maresca e finita (correttamente) 0-0.
Inizio proprio dall’arbitro, perché così chiariamo subito la questione. Fabio Maresca (sempre discutibile nei suoi arbitraggi) non ha arbitrato “contro”: ha arbitrato male. L’ho detto subito, in diretta, nella mia consueta cavalcata video post gara: non ne aveva voglia, era scazzato, ha vissuto la trasferta di serie B (per giunta in un incontro tutt’altro che di cartello) come una “diminutio”, quasi fosse un favore venire a Marassi. E si è comportato di conseguenza. Falli invertiti (assurdo quello da cui è scaturito il rigore per il Bari), cartellini dati alla pene di segugio (ridicolo quello comminato a Ioannou, assurdo quello non dato a – mi pare – Oliveri, che trattiene proprio il cipriota), ricorso al VAR per episodi invece molto chiari.
Detto del rigore – braccio largo di Bere, brutta faccenda non averlo visto, ma punizione che lo origina da blasfemia – andiamo all’episodio che più di ogni altro ha determinato le sorti della gara: l’espulsione di Vulikic. A velocità normale il fallo c’è: Lasagna va verso l’esterno, l’arbitro vede tutto, assegna una punizione al Bari e ammonisce il difensore blucerchiato, fuordidubbiamente colpevole. Maresca, lontano dall’azione e mani in tasca, non lo vede, e il VAR lo richiama.
Ora, amici che mi seguite, saprete sicuramente che il VAR non può intervenire per comminare un’ammonizione: quindi, in questo caso, o Maresca fa finta di niente (ma è stato richiamato al monitor da Serra), e fa una figuraccia, o sanziona il fallo. Ma, a quel punto, per sanzionare il fallo deve prendere un provvedimento disciplinare, che non può – per regolamento – essere il cartellino giallo. Esce così il rosso, che in sede di valutazione può essere considerato eccessivo o forzato, ma non tecnicamente inesistente.
Detta in altre parole: un arbitro più umile avrebbe fischiato subito e non ci sarebbe stato alcun rosso; questo Maresca ha dovuto fare marcia indietro, con le conseguenze che abbiamo visto, stigmatizzate persino da Irrati, che – da arbitro “di famiglia” di precedenti gestioni di altre società di cui mi sfugge il nome – non ha mai amato particolarmente la Sampdoria.
Sampdoria, la squadra di Sottil non si è solo difesa, anzi…
Io ho visto probabilmente un’altra partita. Tutta un’altra Sampdoria…
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A quel punto – era trascorsa una decina di minuti dall’inizio – la gara è diventata un rebus, che comunque, e con pieno merito, la Sampdoria ha saputo gestire senza soccombere. Sì, perché qui andiamo al punto successivo: il Bari, con circa novanta minuti di tempo davanti (recuperi inclusi) ha avuto tre vere e nitide palle goal, rigore incluso. Esattamente come la Sampdoria: il palo di Depaoli, il lob di Coda a inizio ripresa, la bella fuga di Sekulov in pieno recupero. Con Vismara sugli scudi, ma Radunovic migliore dei pugliesi. Altro che “presi a pallonate”, come mi è toccato leggere qua e là. Ma davvero, che partita avete visto, e con che occhi?
Ho poi idee molto chiare su chi abbia giocato bene, o si sia guadagnato appieno la pagnotta, e chi no. Ad esempio, proprio Bere: rigore a parte, la sua miglior partita finora. Sempre in un ruolo non suo, stavolta ha chiuso, anticipato, sofferto e guidato. Può un fortuitissimo braccio largo condizionare così ignorantemente i giudizi di alcuni osservatori?
Le scelte di Sottil? Corrette…
E la sostituzione di riequilibrio: anche a me stava piacendo Meulensteen, e quindi la domanda sul “perché lui” lì per lì me la sono posta anche io. Ma i cento minuti mi hanno fatto trovare la risposta, che è molto semplice. Bellemo sa fare cose che l’olandese non può fare, e non il contrario. Giudicare Bellemo da un punto di vista della costruzione del gioco, stavolta, non ha senso, e serve solo a far prendere aria alla dentatura. L’ex capitano del Como si è reso protagonista di una gara di grande sacrificio ricoprendo più ruoli. Tra il centro e la sinistra dello schieramento blucerchiato, quello che nell’arco della gara ha sofferto di più. Sono sicuro che Sottil avrà apprezzato questa chiave di lettura.
Bene poi i cambi: gli esterni non ne avevano più (i subentrati hanno fatto la loro parte), Benedetti – che da incontrista/ribaltatore sta facendo, secondo me, molto bene – era sulle ginocchia. E tenere le due punte in campo… beh, ancora un po’ la vinci!
Insomma, è presto: ma non affrettiamo i giudizi, anche perché arrivati al termine di una gara fortemente condizionata dall’inferiorità numerica. Ma nonostante questo, equilibrata: sarebbe stato così due settimane fa?