L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio il calcio. Non solo la Serie A o la serie cadetta. Anche e soprattutto la Serie C è in difficoltà…
C’è un’ Italia “pallonara” che rischia di essere dimenticata. Un’Italia dove non ci sono privilegi, e dove I calciatori vivono con uno stipendio da impiegato, da 1600 a 2500 euro al mese. E’ l’Italia della Lega Pro, con calciatori ma prima uomini, come noi, che cercano di arrivare a fine mese, con bollette e rate da pagare. La possibile riduzione degli stipendi da marzo a giugno potrebbe provocare ulteriori danni.
Gianmarco Fiory, estremo difensore del Gozzano dice: “Guadagno 1600 euro al mese, vivo in affitto e devo pagare le bollette. E’ impensabile tagliare gli stipendi in Serie C, si rischia di lasciarci per strada. Solo di affitto qui in Piemonte pago 500 euro al mese, a cui devo aggiungere 80 euro di bollette, I soldi della benzina e per la spesa. Come possono pensare i club e le istituzioni di dimezzarci i compensi senza rovinarci?”
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A Fiory, si aggiunge il capitano della Fermana, Marco Comotto: “Ho 36 anni e vivo con mia moglie e mio figlio. Ho un mutuo da pagare e bollette mensili. Come chiunque, se non guadagno per 3 mesi mi trovo in grande difficoltà. L’ errore è pensare che noi calciatori siamo privilegiati, quando in realtà in Lega Pro almeno il 50% dei giocatori è al minimo federale con 1600 euro, e ci sono poche eccezioni. In quanto calciatori, capiamo le difficoltà dei Presidenti, e siamo disposti a fare un sacrificio, riducendoci il compenso del 15-20%, a patto che qualcuno non se ne approfitti. Ci sono società,, e non è il caso della Fermana, che a metà marzo non hanno ancora pagato gli stipendi di gennaio e febbraio, quando ancora la pandemia non era esplosa”
Infine Alex Rolfini, attaccante 23 enne del Fano aggiunge: “Una possibile soluzione potrebbe essere quella di destinare il 2% degli stipendi di Serie A ad un fondo comune di emergenza per la Serie C. In questo modo si potrebbe salvare l’intera categoria.