Una vita all’Inter due stagioni a Genova, in due belle, bellissime squadre. La Sampdoria di Riccardo Ferri era quella con Walter Zenga in porta, con Moreno Mannini, Pietro Vierchowood e Sinisa Mihajlovic in difesa, con David Platt, Attilio Lombardo, David Platt, Vladimir Jugovic in mezzo al campo e poi Ruud Gullit e Roberto Mancini là davanti. Ma non solo: poi sono arrivati anche Karembeu, un giovanissimo Seedorf e Chiccho Evani. Oggi Riccardo Ferri vive chiuso in casa come tutti noi, vive nella sua casa di Lodi. La prima zona rossa d’Italia, da dove è parito tutto, l’emergenza coronavirus. La sua storia, il suo racconto…
Le sirene delle ambulanze, una dietro l’altra. Sono state una tristissima colonna sonora di giornate drammatiche vissute da solo chiuso nella sua casa di Lodi. Riccardo Ferri abita nel centro storico, a duecento metri dall’Ospedale Maggiore. Piena zona rossa, piena emergenza. “Una situazione surreale, da non credere. Sentivo le sirene, notte e giorno, incessanti”. Una situazione tragica “perché qui in questo paesone dove ci conosciamo tutti il terrore e la paura sono stati immediati. Siamo stati i primi a essere colpiti da questo tsunami”. Paura e tanto dolore dentro perché Riccardo ora non potrà vedere più degli amici, persone a cui voleva bene. “Ho il dolore dentro. Ho perso delle persone a me molto vicine, una dietro l’altra. Altri stanno ancora lottando per vivere, altri ancora per fortuna ne sono usciti…”.
Lei ha mai avuto paura?
Non lo nascondo. Ho avuto paura perché anch’io nel recente passato ho avuto una polmonite. Sono più vulnerabile ma questo non mi ha bloccato. Caratterialmente mi preoccupo più degli altri che per me stesso. Ho subito pensato ai miei affetti soprattutto, a mia madre, a mio fratello ai miei figli: Marco, Stefano e Stefania.
Ora come sta vivendo questa nuova sfida?
Mi racconto sempre che stiamo affrontando un avversario che non conoscevi, che ci ha messo lì, ci ha preso alla sprovvista, poco organizzati e ci ha fatto gol nel primo tempo. Adesso ci stiamo giocando il secondo tempo, messi meglio in campo, consapevoli che l’avversario è forte ma che possiamo fermarlo. Basta essere uniti, rispettare le regole. Bisogna farlo.
Cosa si può fare per gli altri in questi momenti?
Cerco di confortare tante persone, tanti anziani impauriti che vivono intorno a me. Qui ci stiamo dando una mano l’un l’altro fin dall’inizio. Qui ci sono persone di una certa età che non vedono i loro figli da settimane, sono sole, hanno bisogno di un aiuto, di fare la spesa e mi sono sentito in dovere di dar loro una mano, di farla io per loro. Sono persone impaurite. L’ho fatto con il cuore, l’ho sempre fatto…
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Paura e senso di impotenza?
“Mi sono sentito un leone in gabbia, volevo fare qualcosa per sentirmi utile, per aiutare tanti amici, anche amici dottori ma non si poteva, bisogna stare in casa ma anche da qui sono riuscito a dare una mano concreta”.
E come?
Grazie all’Inter, grazie a Marotta che ha subito chiesto una mano al presidente Zhang sono riuscito a far arrivare 26mila all’Ospedale di Lodi e 65mila a quello di Bergamo. Mi sono sentito come se avessi segnato un gol importantissimo.
L’Inter del presidente Zhang ha dato una mano concreta.
E’ stata la prima società a fare qualcosa. Quando lui si è arrabbiato con il mondo del calcio perché tanti non vedevano questo pericolo ho capito che persona fosse. Ho apprezzato le sue parole, l’aver pensato prima alla salute che al resto. Ho una stima illimitata del ‘mio’ presidente, ancor di più ora, dopo quello che ha fatto anche per Lodi e non solo.
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Cosa si fa con il campionato?
A mio avviso questo campionato va cancellato, tutte le competizioni europee vanno cancellate. Come se questa stagione non fosse mai stata giocata. E’ successo qualcosa di inaspettato, come se fosse scoppiata una guerra… Mi spiace per la Lazio come mi spiace per il Benevento, mi spiace per la Juventus come per la mia Inter. Ma qui i colori ora non contano…
E chi vuole scendere ancora in campo?
Qui si parla tutti i giorni di essere uniti, di remare dalla stessa parte, di avere responsabilità e poi trovi due persone, De Laurentiis e Lotito, che avanzano ipotesi di ricominciare a giocare: ma come si fa? Quando ho visto il presidente dell’Uefa che tentennava sulla chiusura delle competizioni europee ho provato un pò di schifo, di ribrezzo. Il calcio non può sempre andare fuori dagli schemi…