Per Massimiliano Lussana la Sampdoria non ha fatto malissimo, in passato si è visto decisamente di peggio. Ora però bisogna rialzarsi subito in vista anche del derby
Ha vinto la Fiorentina, del tutto meritatamente. Non la Sampdoria. Punto.
Eppure, una sconfitta come quella di oggi è diversissima, ad esempio, da quella imbarazzante di Cagliari (unica vittoria della squadra di Mazzarri peraltro, ed è qualcosa che pesa moltissimo sul cammino blucerchiato di questa stagione) o da quella inguardabile di Torino.
Chiaramente la Fiorentina è molto più forte di Cagliari e Torino messe insieme e avere in organico uno come Vlahovic vale già da solo mezza squadra, esattamente come il fatto di avere in panchina uno come Italiano, che fa giocare a calcio le sue squadre, che è il miglior modo per giocarsele e vincerle.
Eppure, oggi qualcosa si è visto: il vantaggio di Gabbiadini, una mezz’ora devastante dei viola dove i blucerchiati non sono esistiti e poi un minimo di reazione con due o tre occasioni, non finalizzate, quantomeno per accorciare le distanze.
I singoli? Come sempre uno straordinario Candreva, che riesce a sorprendermi positivamente ogni settimana, nemmeno lontano parente del giocatore dello scorso anno; un discreto Gabbiadini; il solito inesauribile Thorsby. E dietro la lavagna un Murru imbarazzante, che ci aveva illuso con il gol della scorsa giornata; un Alex Ferrari che oggi secondo me è comunque meglio di Yoshida, ma stavolta non ha fatto bene, coinvolto nel naufragio della difesa e un Colley che era diffidato e ha preso un’ammonizione che gli impedirà di giocare domenica al Ferraris contro la Lazio, ma non è detto che sia un male, visto che oggi è stato ridicolizzato da Vlahovic.
E anche davanti, Gabbia a parte, Caputo e Quagliarella non hanno fatto nulla, né chi è partito dall’inizio, nè chi è entrato dopo.
Sampdoria, preoccupano Caputo e Quagliarella e la mancanza di goal
Sampdoria, si è visto decisamente di peggio
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E inizia a preoccupare una coppia che, messa insieme, ha segnato quattro gol da inizio campionato. Un disastro, considerando che – al di là del divino Candreva e di Gabbiadini che deve lottare con i suoi problemi fisici – alla spalle non ci sono altre punte, tranne che qualcuno consideri tale Torregrossa, descritto da alcuni al suo arrivo, dopo il primo e unico splendido gol, come il futuro del calcio italiano.
Mentre sarebbe bastato leggere i numeri della carriera dell’Ernesto per non fare figuracce. E per non comprarlo.
Detto tutto questo, l’analisi della partita la lascio a Roberto D’Aversa, giustamente sconfitto, ma lucido nelle interviste televisive: «Più che una reazione è mancata la determinazione, la ferocia di aggredirli su ogni palla. Andavano più forte di noi. È una questione di atteggiamento. Avevano la volontà dalla loro parte, non la condizione fisica. Sapevamo che arrivavano da una sconfitta. Sapevamo che sarebbero partiti forte. Non punto il dito su nessuno, ma non si possono concedere alcune circostanze. Ma non si possono commettere certi errori in Serie A, soprattutto quando hai davanti giocatori di qualità.
Abbiamo compromesso la partita nel primo tempo. Eravamo stati bravi a passare in vantaggio. I gol presi fanno pensare a una squadra che non ha fatto di tutto per portare a casa un risultato positivo. Quello che determina è la voglia di portare a casa il risultato pieno, non voglio parlare di singoli. Merito alla Fiorentina questa sera. Verre è un trequartista e sta giocando in una posizione adattata. Mi manca Damsgaard e in quel ruolo ho solo Valerio o Ciervo. Lui viene da un infortunio lungo, fino all’ultimo eravamo indecisi se farlo partire dall’inizio. Mi sono preso questa responsabilità. Per lui non vale la questione della determinazione, ma è un problema fisico e deve tornare in condizione».
E Vlahovic? “Non sono contento per come è andata: non voglio scaricare la responsabilità però sui singoli”.
Insomma, ci sono le condizioni dialettiche per giocarsela domenica sera con la Lazio.
In attesa del derby, meno dieci.
Sampdoria, si è visto decisamente di peggio
