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    Editoriali

    L’allenatore che non c’è e la pentolaccia Sampdoria

    L'allenatore che non c'è e la pentolaccia Sampdoria è l'editoriale di Massimiliano Lussana dedicata all'infinita ricerca di una tecnico...
    Luca UccelloDi Luca Uccello23 Giugno 2021Aggiornato:24 Giugno 2021
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    foto sampdoria ricorso ferrero
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    L’allenatore che non c’è e la pentolaccia Sampdoria è l’editoriale di Massimiliano Lussana dedicata all’infinita ricerca di una guida tecnica da parte di Massimo Ferrero…

    Comunque vada, non è stato un successo. Perché la scelta dell’allenatore della Sampdoria da parte di Massimo Ferrero e dei suoi ha ricordato a tratti il gioco della pentolaccia, dove si colpisce alla cieca, bendati, sperando di riuscire a rompere il prezioso contenitore delle caramelle.

    Per dirla in un modo certamente gradito al presidente, alla “ndo cojo, cojo”. Anzi, a tratti l’impressione è stata quella che fosse Ferrero ad avere le idee chiare, o quantomeno meno confuse degli altri, ma che poi siano stati gli altri della società, a partire da Carlo Osti che è una straordinaria persona perbene, ma che è straordinariamente delegittimato dalla stessa società, ultima della serie la telenovela Faggiano, ma che probabilmente in questa vicenda dell’allenatore non ha avuto un ruolo del tutto positivo.

    Ad esempio – almeno a sentire i rumors da Bogliasco – rallentando l’ingaggio di Giovannino Stroppa che sarebbe stato certamente il miglior profilo per la Sampdoria.

    E invece, aspettando, temporeggiando, traccheggiando, alla fine ovviamente Stroppa ha trovato sulla sua strada Berlusconi e Galliani, due che nella vita hanno dimostrato di capirne di allenatori e di calcio, e quindi si è accasato a Monza, dove credono (giustamente) moltissimo in lui.

    Non mi stancherò mai di ripetere che la Sampdoria ha bisogno di un tecnico non strapagato – l’ingaggio di Ranieri era fuori portata, soprattutto se parametrato ai risultati ottenuti, e l’unica eccezione oggi la farei per Fonseca, che sarebbe l’uomo giusto al posto giusto – ma di uno che sappia valorizzare il materiale umano a disposizione.

    Vedere Damsgaard con la Danimarca è stato un colpo al cuore perchè era chiaro a chiunque che questo ragazzo è un diamante grezzo usato malissimo da Ranieri nello scorso campionato, svalorizzando un patrimonio della societa, una plusvalenza che avrebbe fatto cambiare la storia dei bilanci blucerchiati di quest’anno. Speriamo negli Europei.

    E viene da sorridere a chi cita sempre e solo i casi di Augello e Thorsby, che sono oggettivi e indubitabili grandi meriti di Ranieri, ma con cui vi assicuro che non si sistemeranno i bilanci.

    Per non parlare dei 91 minuti concessi ad Askildsen in tutto il campionato, di Prelec che non ha mai visto il campo e delle formazioni con i soliti noti persino a salvezza acquisita, mentre giustamente dall’altra parte Ballardini faceva esordire in serie A cinque ragazzi e salvava in Genoa disperato dopo la gestione Faggiano-Maran.

    Ecco, il fatto che sia girato persino il nome di Maran, il tecnico di serie A con i peggiori risultati nel 2020 – fra Genoa e Cagliari, se non ricordo male, solo una vittoria contro il Crotone, oltre alle due in coppa Italia col Catanzaro e nel derby contro Ranieri – penso sia la prova della confusione che regna nell’area tecnica blucerchiata.

    La Sampdoria ha bisogno di un allenatore come D’Aversa?

    L’allenatore che non c’è e la pentolaccia Sampdoria

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    Così come D’Aversa, peraltro il meno peggio di questa serie, e di Iachini sarebbero dei Ranieri più convenienti e nel caso dell’uomo col cappellino avrebbero il pregio di garantire la pace sociale con la piazza, che peraltro non pare la priorità di Ferrero.

    Il punto che avrebbe dovuto essere chiaro a tutti, Osti in primis, era che la Sampdoria avrebbe bisogno di un tecnico che fa giocare la squadra, che valorizza i giovani e che crea plusvalenze, quindi un profilo diametralmente opposto a quello di Ranieri, che almeno ha un’ottima immagine ed è il migliore nel fare calcio antico.

    Quindi, i nomi avrebbero dovuto essere quelli di Fonseca e De Zerbi. Troppo cari?

    Benissimo: c’erano Stroppa, che sarebbe stato il preferito da Ferrero e che è stato inspiegabilmente rallentato dalla struttura; Paolo Zanetti, su cui non si è mai andati con la giusta decisione, che ha fatto un miracolo col Venezia e che sarebbe costato anche poco; Alessio Dionisi, anche in questo caso con troppi traccheggiamenti e distinguo è infatti se l’è preso il Sassuolo dove, esattamente come ad Empoli, di allenatori se ne intendono.

    Per Vincenzo Italiano parla la sua stagione con lo Spezia (per i numeri vedere l’ultimo capoverso dove parlo di Meluso), ma anche in questo caso si è perso tempo.

    A me sarebbero piaciuti anche Andreazzoli o Occhiuzzi, sia pure retrocesso col Cosenza questa stagione dopo essere stato il migliore della scorsa, o Antonio Calabro che ha giocato benissimo col Catanzaro in C quest’anno, ma mi rendo conto che è roba per palati fini e che sono nomi che potrebbero sembrare provocatori, soprattutto per estimatori del gioco di Ranieri o di Iachini o di Maran o di D’Aversa.

    Ma a chi mi sbeffeggerà – sempre i soliti – per questi nomi ricordo che ragionando come fanno loro non sarebbero mai arrivati Sacchi al Milan e Sarri al Napoli, mentre qui ci si emozionava per cappellini e tecnici che predicavano palla lunga e pedalare.

    E ci sarebbe stato anche un sogno: Zdenek Zeman, l’uomo che ha creato Verratti, Insigne, Immobile, Barella, Cragno e tanti altri, che si è accasato ieri a Foggia e spero che ci faccia sognare come sempre. Ma pensate a Zeman e Ferrero insieme, sarebbero come TNT, una suggestione comunque divertente.

    Forse Marco Giampaolo è il meno peggio di tutti…

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    L’allenatore che non c’è e la pentolaccia Sampdoria

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    Insomma, detto tutto questo, rispetto a ciò che pare essere sul tappeto, oggi Marco Giampaolo sarebbe il meno peggio. E a chi ricorda i giocatori che ha avuto lui a disposizione, mi limito a far notare che la maggior parte di loro sono diventati ciò che stiamo vedendo all’Europeo grazie a Giampaolo e al suo percorso di crescita, non nonostante Giampaolo.

    Insomma, non penso che sia il migliore degli allenatori possibili, ma fra quelli che sembrano essere davvero in ballo è quello che ha il miglior rapporto costi-benefici, dove i benefici devono essere anche quelli per le casse societarie.

    Finché c’è Ferrero questa è la legge e chi vi dice che Ferrero va via domani vi prende in giro, che non è la mia specialità.

    Una parola anche sull’area tecnica: uscito Pecini, mi pare che Osti sia un po’ separato in casa e credo che Faggiano non sia l’uomo giusto per la Sampdoria, nonostante indubbie capacità.

    Meluso, che si è appena liberato dallo Spezia, è andato ad un passo dal salvarsi lo scorso anno con l’ultimo monte ingaggi della serie A con il Lecce ed è stato condannato solo da una serie di circostanze sfortunate, dal rigore di Mancosu sbagliato con il Genoa o dall’autogol del portiere sempre contro il Grifone o dalla mancata espulsione di Bonazzoli contro la Sampdoria a Lecce, e quest’anno si è salvato con lo Spezia con l’ultimo monte ingaggi, con l’allenatore meno pagato della serie A, con 22 esordienti nella massima serie e giocando a calcio.

    Ecco, a me piacciono profili così. Per tutti l’appuntamento è a Ferragosto per la Coppa Italia. Con un allenatore, si spera.


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