30 anni dallo scudetto della Sampdoria: Vierchowod ricorda il trionfo blucerchiato con un’intervista rilasciata a Tuttosport.
Pietro Vierchowod ha ricordato in un’intervista, oggi, lo scudetto della Sampdoria del 1991. Un’impresa di cui lui è stato uno dei protagonisti: giocatore che ha contribuito al tricolore blucerchiato.
Con il Presidente avevo un rapporto speciale, un giorno disse: Pietro può fare e dire tutto ciò che vuole. Una cosa così detta da lui era davvero importante. Ma tutto il gruppo aveva uno splendido rapporto con il presidente. Lui credeva in ognuno di noi e noi lo adoravamo.
Un’alchimia che ha creato un solido gruppo di cui Pietro Vierchowod ne è l’esempio. Giocatore della Samp dal 1983 al 1995 ha segnato 25 reti in 358 presenze. Un simbolo che nel ricordo racconta di un evento epocale, non paragonabile a quello di Cagliari e Verona. Una cavalcata durata tutta la stagione
Eravamo reduci dal trionfo in Coppa delle Coppe di Göteborg, più maturi e convinti delle nostre possibilità. Ma in Italia è più difficile imporsi che in Europa. La società seppe creare una squadra che era il giusto mix tra giovani e giocatori esperti.
Vierchowod e una Sampdoria che ha fatto la storia
Scudetto Sampdoria: Vierchowod ricorda il trionfo blucerchiato
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In quella Sampdoria figuravano Toninho Cerezo centrocampista brasiliano di grande esperienza, Roberto Mancini e Gianluca Vialli una coppia inossidabile; e naturalmente lo stesso Vierhowod. Un squadra dal gioco diverso rispetto al calcio che vediamo oggi.
Marcature rigorosamente a uomo, uno contro uno, e se il tuo avversario ti faceva gol poi durante li allenamenti venivi massacrato da sfottò e prese in giro dai tuoi stessi compagni. Allora ognuno di noi se la vedeva con uno specifico avversario, un duello in cui tu eri solo.
La partita contro il Lecce assegnò lo scudetto ai blucerchiati, dopo la partita vinta contro l’Inter a San Siro. La passerella, poi a Roma contro la Lazio per festeggiare. Questi i ricordi di Vierchowod.
Quando battemmo l’Inter a San Siro sapevamo di avere lo scudetto in tasca. Poi la partita davanti a un pubblico in delirio. Quando Mannini inventò un gol spettacolare, lui che non segnava mai ho pensato, beh sì, questo è proprio l’anno giusto per vincere. Boskov più che un allenatore era un gestore dello spogliatoio. Aveva una forte personalità, ma sapeva sempre come prendere ciascuno di noi e tranquillizzarci nei momenti difficili. Contro la Lazio c’era chi aveva i capelli biondi, chi la parrucca, chi la cresta, era il nostro modo di festeggiare un po’ goliardico.
Quella Sampdoria fu ricevuta anche da Papa Giovanni Paolo II. E poi la festa grande per le strade di Genova. Una Samp fatta di giovani ragazzi poi divenuti uomini. Una Samp che l’anno successivo si giocò contro il Barcellona la finale di Champions. La carriera di Pietro Vierchowod è poi proseguita con la Juve e poi il Milan.