Per la Sampdoria è meglio poter sognare o tenere i piedi, fin troppo, per terra? È la domanda di Massimiliano Lussana di questa settimana…
A me, che ho amato moltissimo Claudio Ranieri, a Roma e Leicester, piace raccontare storie e piace ricordare la splendida cavalcata con cui sir Claudio arrivò a un passo dallo scudetto, perdendo il tricolore solo per la sconfitta all’Olimpico contro la Sampdoria di Gigi Del Neri e della doppietta di Pazzini, che regalò la Champions ai blucerchiati.
L’anno successivo, poi, le cose andarono diversamente e Ranieri se ne andò dopo il 4-3 in rimonta subito al Ferraris dal Genoa di Davide Ballardini, scegliendo stilisticamente dimissioni molto più onorevoli di un esonero, esattamente come ha fatto tante volte Balla nella sua carriera. Perchè stiamo parlando di due persone perbene, di due lord del calcio.
E poi, chevelodicoaffà, la straordinaria impresa di Leicester, la più grande della storia del calcio moderno, la vittoria della Premier League che era quotata 5000 a uno, meno di quella di un meteorite che cadesse nel centro di Londra centrando un passante. Quell’anno il Leicester era indiziato di possibile retrocessione e Gary Lineker, la gloria cittadina e oggi commentatore televisivo, disse che sarebbe andato in giro in mutande per la città se un allenatore come Ranieri si fosse salvato.
E sir Claudio non è che si è salvato, ha proprio vinto il campionato, valorizzando molti giocatori e motivandoli a colpi di pizze e scommesse.
Ma l’anno dopo, nonostante l’impresa storica ed epica, venne esonerato.
Queste storie mi sono tornate in mente quando il Leicester ha vinto a sorpresa la finale della FA Cup contro il Chelsea che era favorito e tutti i giocatori in lacrime sono andati ad abbracciare felici il loro presidente, figlio di Vichai Srivaddhanaprabha, il presidente che vinse il campionato con sir Claudio, poi morto in un drammatico incidente in elicottero.
Ranieri è nono come Marco Giampaolo dopo tre anni…
Sampdoria, meglio poter sognare o tenere i piedi, fin troppo, per terra?
Ecco, oggi mi piace moltissimo raccontare questo, molto più della partita di Udine, che è stata anche una bella partita, compatibilmente con il fatto che era praticamente un’amichevole e nessuna delle due squadre aveva obiettivi: l’Udinese è comunque salva, la Sampdoria è comunque nona, eguagliando il risultato ottenuto da Marco Giampaolo.
Il punto è che, dopo quel quarto posto di Delneri e la sciagurata stagione successiva targata Di Carlo e Cavasin che portò alla retrocessione e all’immediata risalita blucerchiata, la Sampdoria ha sempre navigato in quelle posizioni che non sono nè carne, nè pesce, tranne alcuni periodi disastrosi, come la stagione Zenga-Montella con la salvezza ottenuta solo in extremis, il secondo anno di Delio Rossi, poi fortunatamente salvato da Mihajlovic e le prime sette giornate dello scorso campionato con Di Francesco, tre punti in sette partite, con la stagione poi nobilitata e salvata da Ranieri.
Per il resto, la qualificazione europea di Sinisa solo grazie a Preziosi che non ottenne la licenza Uefa per il Genoa che aveva terminato il campionato davanti ai blucerchiati, le due decime posizioni di Marco Giampaolo e le due none di Ranieri quest’anno e ancora di Giampaolo.
Intendiamoci, è un buon ruolino di marcia, con l’unica salvezza davvero faticosa l’anno di Zenga-Montella e però posizioni che significano davvero poco se si vuole sognare.
Per dire, per partecipare alle Coppe Europee, per poter almeno sognare, bisogna arrivare almeno settimi.
E’ possibile tornare a sognare una finale di Coppa Italia o un posto in Europa?

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Per poter evitare, almeno con la vecchia formula, quella in vigore fino a quest’anno, i primi turni di Coppa Italia ed entrare in inverno o in primavera, occorre arrivare almeno ottavi.
Il nono-decimo posto è un limbo di sicurezza, di tranquillità di comfort zone, ma nulla di più.
E anche nulla di meno, intendiamoci.
Ma gli ultimi veri sogni sono quelli dell’anno del quarto posto e delle due potenzialmente splendide e poi drammatiche notti di Brema e del Ferraris, da cui nacque la stagione sciagurata del 2010-2011.
O, ancora, la notte magica – nonostante la conclusione triste – dell’Olimpico nella finale di Coppa Italia contro la Lazio, quando al timone c’era Walter Mazzarri e l’errore decisivo di Antonio Cassano, che di quelle imprese era stato lo straordinario protagonista (insieme a Antonio Mirante che, con le sue parate, aveva trascinato i blucerchiati fino a lì).
A questo punto, la domanda è: si può ricominciare almeno a sognare, a entusiasmarsi, a pensare a qualcosa che vada oltre la supremazia cittadina, con la Sampdoria che arriva sopra al Genoa che è praticamente la norma?
Oppure accontentarsi dei derby, seppure partite importantissime? Quest’anno, peraltro, con due pareggi in campionato e una vittoria del Genoa, molto meritata, in Coppa Italia dopo sessanta minuti di assoluto dominio della Sampdoria.
Con un dato che è l’unica vera macchia su queste due stagioni di Ranieri: sir Claudio ha uno score splendido in carriera contro il Genoa, ma due delle tre sconfitte rimediate in campionato sono state sulla panchina della Samdporia e la terza è quella già citata.
E proprio Ranieri, prima di venire a Genova, era il miglior allenatore italiano nella storia dei derby di Torino, Milano e Roma: nove vittorie e un pareggio.
E invece qui, dopo la prima vittoria contro Thiago Motta ha uno score di due sconfitte (una in Coppa Italia) e due pareggi.
Queste sono fotografie, istantanee.
Come lo è il tabellino anche di oggi: nessun giovane della Primavera convocato, nessun esordio in serie A, Leris titolare, fatti solo quattro cambi su cinque, ancora nemmeno un minuto per Askildsen che è una cosa che per me grida vendetta e Ravaglia senza nemmeno un minuto in tutta la stagione (e Letica solo in Coppa Italia).
Io credo che, quando non ci si gioca niente, il gruppo si possa gestire diversamente.
Poi, magari c’è chi si esalta per la vittoria di Udine, questione di gusti.