L’avventura alla Sampdoria è stata la più grande delusione da allenatore di Zenga: lo ha rivelato lo stesso ex portiere, che ha ammesso di aver fatto qualche errore
Walter Zenga, negli ultimi anni della Sampdoria, è stato tra gli allenatori che sono durati di meno sulla panchina. Arrivò nel giugno 2015, al posto di Sinisa Mihajlovic, nell’anno in cui i blucerchiati erano riusciti a qualificarsi per i preliminari di Europa League grazie all’esclusione del Genoa, privo di licenza Uefa. Ma la sua avventura è durata poco, appena 14 partite, e a novembre fu già esonerato da Massimo Ferrero, che volle chiamare Vincenzo Montella a sostituirlo.
Una parentesi che ancora oggi fa male all’Uomo Ragno. Lui che alla Sampdoria ha anche vissuto un biennio da giocatore, ha indicato quei mesi da tecnico come la più grande delusione della sua carriera in panchina, insieme allo sfortunato periodo di Cagliari. E, nella trasmissione “L’ascia o raddoppia” di Cronache di Spogliatoio, ha spiegato perché:
La più grande delusione in panchina? Sampdoria e Cagliari. Per due motivi diversi. La Sampdoria perché ho sbagliato io tutto l’approccio di luglio prima del Vojvodina che portò negatività nei miei confronti. Sbagliai la scelta dello staff e tante altre cose. Anche se quando mi mandarono via eravamo noni e avevamo fatto il nostro. Avevamo Muriel ed Eder che segnavano e Viviano che parava.
Cagliari perché sono arrivato il 1 marzo 2020 e il 7 è stato dichiarato lockdown e ho passato due mesi e mezzo senza vedere i giocatori. Al 18 maggio è tornata la squadra e dal 20 giugno al 3 agosto abbiamo fatto 14 partite senza pubblico. Mi aspettavo almeno che mi dessero la possibilità di iniziare. Io facevo il paragone con Maran, Di Francesco e Giampaolo che erano stati esonerati, ma avevano iniziato la stagione.
La delusione di cuore è stata la retrocessione con il Crotone perché facevamo un calcio spettacolare
Sampdoria, Zenga: “Approccio e staff scelte sbagliate, ma la classifica non era brutta”

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Zenga ammette di aver fatto alcuni errori fin dall’inizio. Errori che emersero nel preliminare di Europa League di andata, quando la Sampdoria subì un 4-0 in casa da parte del Vojvodina, scottante e umiliante, che compromise la qualificazione ai gironi. Vana la vittoria per 2-0 al ritorno in Serbia. Già lì si erano cominciati a incrinare il rapporto e le dinamiche tra il tecnico, la squadra, lai proprietà e l’ambiente blucerchiato.
Anche nella scelta dello staff ritiene di aver sbagliato alcune cose. Tesi avvalorata da alcune dichiarazioni, sempre di Zenga, di due anni fa, in cui ha detto di essersi sentito tradito da due suoi collaboratori:
Avevo l’accordo col club per tornare a Dubai qualche giorno, all’ultimo mi dissero che dovevamo andare a fare una amichevole col Galatasaray. Non la presi bene, e scoprii che che due del mio staff mi avevano tradito. Erano stati loro ad accordarsi di nascosto con la dirigenza per organizzare il test a Istanbul. Naturalmente io andai via, mentre loro restarono
Ma comunque, Zenga recrimina anche di essere stato esonerato da nono in classifica. Fu mandato via durante una sosta per le Nazionali, dopo la sconfitta contro la Fiorentina, ma la classifica della Sampdoria non era così compromessa. Tanto che poi, con l’arrivo di Vincenzo Montella, i blucerchiati chiusero la stagione al 15mo posto.
E anche nel suo passato a Cagliari l’Uomo Ragno, oggi al Persita in Indonesia, avrebbe voluto più pazienza, in un periodo delicato come quello del Covid. Da lì anche ha fatto un confronto con altri tecnici esonerati, tra cui gli ex Sampdoria Eusebio Di Francesco e Marco Giampaolo. Insomma, tra errori, fraintendimenti e poca pazienza, il periodo blucerchiato di Zenga resta la delusione più grande della sua carriera.