I calciatori faranno la loro parte ma esigono che tutte le altri parti coinvolte facciano lo stesso. Questo quanto dichiarato da Tommasi e AssoCalciatori al termine della riunione tenutasi lunedì.
La trattativa tra AssoCalciatori, FIGC e Lega Calcio, è di quelle complicate. E stride se pensiamo alle trattative che l’Italia è impegnata a fare in tutto il mondo per cercare di comprare mascherine, ventilatori polmonare, medicinali e tutto quello serve che per far fronte all’emergenza sanitaria del coronavirus. Ma tant’è, il calcio è un business che sposta soldi e crea posti di lavoro. Giusto che in questo momento si cerchi di limitare il più possibile i danni.
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L’Associazione Italiana Calciatori sgombra subito il campo: vuole che si torni a giocare e a chiudere la stagione. Ma in condizioni di sicurezza: su questo il sindacato dei giocatori è chiarissimo.
Si legge nel comunicato della disponibilità andare anche oltre la data fatidica del 30 giugno (fissata per la conclusione della stagione agonistica) , ma “le condizioni di ripresa dell’attività dovranno avvenire in condizioni di approfondito controllo medico e rispettando tutte le indicazioni che verranno fornite dai medici”.
L’AIC però non si nasconde, e prende in considerazione anche lo scenario più negativo, con una chiusura anticipata dei campionati.
E allora “i calciatori sanno di dover svolgere la loro parte” , tutelando le categorie più in difficoltà, ossia i dilettanti, il calcio femminile e le categorie professionistiche con i redditi più bassi. Come? Con la costituzione di un fondo assistenziale e aiuti dallo Stato (ad esempio un’estensione del sistema di cassa integrazione gestito dall’ INPS.)
L’unione fa la forza?
Secondo l’AssoCalciatori la soluzione dovrà necessariamente coinvolgere tutte le parti in causa: “I calciatori sono già sintonizzati su questo ma ad oggi non si è avuto ancora contezza di quale sia la parte che vorranno e dovranno fare le altre componenti del movimento.” Una frecciata chiara alla Lega Calcio, alla FIGC e forse anche a Sky-Dazn, che non sembrano intenzionate a mettere mano al portafogli. Perchè è evidente che se che se le due emittenti rinunceranno a chiedere almeno una parte dei rimborsi per le partite non disputate, darebbero ossigeno alle società in difficoltà, e la Sampdoria sarebbe una di queste.
La sfida di Tommasi però è anche tenere compatto il variegato fronte dei calciatori. Spuntano già le prime, forse azzardate, ipotesi di risoluzione del contratto per motivi di tutela della salute, sostenendo che in Italia il virus si è diffuso più che in altri Paesi. Una strada drastica che potrebbe essere imboccata da qualche giocatore straniero per liberarsi di un contratto improvvisamente diventato pesante…
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