Dura lettera della leggenda della Sampdoria Ivano Bonetti a Matteo Manfredi, in cui contesta il modus operandi “affaristico” della proprietà
La Sampdoria non è un’azienda. È molto di più. Ha a che fare con i sentimenti delle persone, con una storia di vittorie, di gioie e di personaggi inimitabili che non sono mai stati dimenticati. Una componente sentimentale ed emozionale che non può essere contata attraverso numeri o giochi di borsa ma che è presente, viva. E ora chiede rispetto.
Quello che pretende Ivano Bonetti da Matteo Manfredi e da chi dirige ora la Sampdoria. La leggenda blucerchiata, uno degli eroi dello storico Scudetto, non è andato per il sottile nell’ultimo suo post pubblicato su Instagram, una specie di lettera in cui si rivolge al presidente del club doriano. E lo fa chiedendo conto di quanto sta accadendo nelle ultime settimane, nel bel mezzo di un taglio dei costi e una riorganizzazione interna di chi lavora nella società.
A partire dall’allenatore, che non sarà più Alberico Evani e non sarà nemmeno Attilio Lombardo, altre due Leggende della Sampdoria. Due che hanno manifestato la loro sampdorianità accorrendo nel momento del bisogno. E la scelta di non puntare su di loro ha creato più di un mal di pancia nella tifoseria, così come in Bonetti stesso, che sottolinea il venir meno della memoria dovuta a chi ha fatto la storia del club.
Sampdoria, Bonetti a Manfredi: “Storia, dignità e senso di appartenenza non si comprano. Chi ha infangato la società sarà chiamato a rispondere”
SOCIAL – L’attacco di Ivano Bonetti a Matteo Manfredi: la Sampdoria è una fede, non un affare. Il post
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L’ex calciatore doriano, infatti, ricorda a Manfredi che non bastano manovre finanziarie a governare e raddrizzare l’andamento di una società calcistica col passato, il marchio e la tifoseria della Sampdoria:
Caro Sig. MANFREDI Ci sono cose che non si comprano, non si gestiscono, e non si calpestano: si chiamano storia, dignità e senso di appartenenza. Noi – quelli che hanno indossato quella maglia con le lacrime e con l’anima, quelli che hanno portato la Sampdoria nel cuore d’Europa e nel cuore della gente – non dimentichiamo. Forse lei crede che bastino delle carte bollate e qualche manovra da consiglio d’amministrazione per governare il destino di una leggenda. Ma si sbaglia. Una società può essere amministrata. Un popolo no
La Sampdoria è un popolo. Ma anche una fede. È insomma, qualcosa che non si può comprare o vendere come se fosse un affare. E, conclude Bonetti, presto chi la governa dovrà rendere conto delle sue decisioni:
La nostra Sampdoria non è un affare. È una fede. E noi, figli di Paolo Mantovani, siamo ancora vivi. E più uniti che mai. Arriverà il giorno. E non sarà lontano. Il giorno in cui chi ha infangato questo nome sarà chiamato a rispondere.