La Serie A si prepara a iniziare la stagione 2020/21 ancora senza pubblico: il fatturato dei club ne risente, crolla del 50% l’audience
A un mese dalla partenza della stagione di Serie A 2020/21 i dubbi sono ancora molti. Non si tratterà come magari ci si poteva auspicare un mese fa, di un ritorno a una quasi normalità, soprattutto per quanto riguarda la questione del pubblico.
Tra il no del comitato tecnico-scientifico e l’aumento recente dei contagi, con conseguenti misure più stringenti del governo, è impossibile rivedere gli stadi di Serie A aperti al pubblico. Un brutto colpo per i club di Serie A che, oltre a perdere il 14% del proprio fatturato, dovranno giocare in stadi deserti. Ancora una volta. A questo, poi, ai aggiunge il crollo dell’audience e dell’appeal del prodotto con le porte chiuse (da sei a tre milioni di spettatori dal pre al post lockdown) che hanno fatto sì che Sky non pagasse l’ultima rata dei diritti tv.
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In Italia l’ingresso agli stadi sarà vietato solo nelle leghe maggiori. Nel calcio dilettantistico e giovanile, infatti, è consentito l’accesso a massimo 1000 persone ed è concessa una deroga ai presidenti delle regioni per aumentare o diminuire il numero dei fan.
Per questo, almeno per i ritiri, squadre come Lazio e Napoli si stanno muovendo per poter fare assistere i tifosi, previo prenotazione e con il distanziamento, agli allenamenti. Difficilmente ciò sarà possibile anche durante le partite di Serie A perché si rischia una netta disparità dipendente dalle varie regioni.