La crisi economica dovuta al Covid peserà molto sul calcio italiano: occorre un taglio gli stipendi che, in Serie A, hanno sfondato il muro di 1,3 miliardi l’anno
Il tempo per salvare il calcio italiano stringe sempre di più. Il movimento, già in crisi prima del Covid, con la pandemia rischia di avere il colpo di grazia definitivo. L’ad dell’Inter Beppe Marotta ha lanciato un appello forte e chiaro: “Rischiamo il default“. Nell’ultima stagione le perdite totali sono state di 770 milioni di euro che, sommate a quelle degli anni passati, fanno 5 miliardi nel primo ventennio del 2000.
Entro il 1° dicembre, ora, andranno saldati 300 milioni di stipendi, che in Serie A sono arrivati a 1,3 miliardi. Dai 31 milioni di Cristiano Ronaldo ai 40mila di Martin Palumbo dell’Udinese. Il costo degli ingaggi è un peso non indifferente per le società, che da mesi stanno discutendo con i calciatori in merito a una riduzione.
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Gravina ha invitato l’Uefa a una scelta unanime in merito alla riduzione degli ingaggi. Scelta che, però, non potrà bastare perché i contratti sono individuali, non collettivi.
Il calcio italiano, intanto, con Dal Pino ha scritto al presidente Conte per poter usufruire del bonus ristoro. Richiesta che, al momento, è rimasta inascoltata. I club stanno pagando i loro errori, ma è indubbio che il Covid abbia calcato la mano in modo pesante.
Ci sono state le perdite dai botteghini, stimate in oltre 300 milioni di euro, quelle degli sponsor, pari al 40% e quelle dai diritti tv. La Lega ha vinto la sua battaglia con i broadcaster per l’ultima data da 230 milioni dello scorso anno che, però, non hanno ancora pagato. Si prevedono, dunque, tempi duri per il calcio italiano.