Potrebbe esserci una grande rivoluzione all’orizzonte per la Serie A, la Figc starebbe pensando alla Var a chiamata. I dettagli.
Un’ulteriore grande rivoluzione potrebbe investire il mondo del calcio in Serie A. La Figc, infatti, starebbe pensando di sperimentare il var a chiamata. Un’altra grande, enorme, novità. Dopo le cinque sostituzioni a partita e ovviamente la var stessa.
Un mossa a cui la Federcalcio starebbe studiando, anche per far fronte alle tante polemiche arbitrali della prima parte di campionato. La Fifa è stata già avvertita, chiarendo la propria disponibilità a sperimentare l’utilizzo del challenge, ma all’Ifab (l’organo che decide sulle regole del calcio) resterebbe l’onere di indicare tempi e modi di applicazione.
Var a chiamata, gli esempi degli altri sport
Serie A, la Federcalcio pensa alla Var a chiamata
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Un intervento, sottolinea la Figc, che “Non intaccherebbe l’autorevolezza dell’arbitro fornendogli invece strumenti concreti di ausilio“.
Ma come funzionerebbe il Var a chiamata? Nel tennis la tecnologia si chiama ‘hawk eye’, occhio di falco. L’ATP e la WTA, i due circuiti professionistici, la adottano dal 2006. Ogni giocatore ha a disposizione tre chiamate a set (più una quarta nel tie-break) per valutare se una palla è dentro o fuori. Se chi chiama il challenge ha ragione, la chiamata non viene scalata dal conto complessivo, se invece si ha torto si perde un challenge.
Questa è anche la prima stagione in cui i coach della NBA hanno a disposizione il challenge. Ogni allenatore ha a disposizione una chiamata per partita: sta dunque ai coach non ‘sprecarla’ e giocarsela nei momenti clou della gara.
Due challenge a squadra per set, anche nella pallavolo. In questo caso, come già visto nel tennis, il conteggio si abbassa soltanto in caso di chiamata errata.