Sampdoria, ti ricordi di…Niklas Moisander

Sampdoria, ti ricordi di…Niklas Moisander: arrivato a 30 anni dopo una carriera di successi in Olanda, il difensore ha vissuto a Genova solo un anno di alti e bassi…
Tra Mikkel Damsgaard, Morten Thorsby e Kristoffer Askildsen la Sampdoria ha inaugurato da diversi anni ormai la tradizione di puntare su giocatori nordici, provenienti da paesi scandinavi e movimenti calcistici in via di sviluppo. Il minimo comune denominatore è stato quello di prendere calciatori giovani, con promesse alla fine più o meno mantenute. Ma talvolta sono arrivati calciatori scandinavi già esperti e navigati, come Albin Ekdal. O addirittura vincenti, capitani di squadre gloriose di caratura internazionale, arrivati per aggiungere esperienza ad una squadra ambiziosa.
Quest’ultimo è il caso di Niklas Moisander, che alla Sampdoria è arrivato a 30 anni per aggiungere alla compagine di Walter Zenga un bagaglio di conoscenze anche internazionali e prestazioni di livello, in un reparto che comunque contava già Matias Silvestre e Ervin Zukanovic. Ma l’esperienza blucerchiata del difensore non è stata all’altezza né delle sue aspettative né di quelle della società. Aspettative ragionevoli per chi guardava al suo curriculum e al suo passato, che ora andremo a ripercorrere.
Moisander, gli inizi: dalla Finlandia all’Ajax con il gemello Henrik
Sampdoria, ti ricordi di…Niklas Moisander
Moisander è nato il 29 settembre 1985 in Finlandia, a Turku, figlio di un allenatore di calcio e di una calciatrice nonché gemello di Henrik, come lui giocatore. Cresciuti col pallone tra i piedi già a 4 anni, i due fratelli hanno cominciato nel TPS, squadra della loro città. Poi, a 17 anni, entrambi si sono trasferiti in Olanda, per andare a giocare in una delle squadre più importanti d’Europa: l’Ajax di Amsterdam. Club che storicamente punta sui giovani promettenti e che aggiungeva già una referenza importante al curriculum dei Moisander.
Fatto sta, però, che Henrik ha proseguito per una strada diversa, giocando per tutta la carriera tra Svezia e Finlandia. Mentre Niklas ha cominciato a gettare le basi per una lunga avventura in Olanda. Ha giocato per 3 anni all’Ajax, tutti nelle giovanili, dall’Under 19 allo Jong Ajax, la seconda squadra dei Lancieri. Poi, nel 2006, si è svincolato dalla squadra di Amsterdam, con il rimpianto di non aver neanche esordito in prima squadra con il club in cui era cresciuto.
A titolo gratuito si è trasferito al PEC Zwolle, dove è rimasto per 2 anni dal 2006 al 2008, cominciando a farsi le ossa in Eerste Divisie, la Serie B olandese. Nella prima stagione si è confermato già titolare, in una formazione che ha raggiunto il nono posto in campionato. L’anno dopo tutta la squadra migliora e ha un rendimento maggiore, culminato con la quarta posizione in classifica. E ancora Moisander è rimasto titolare, tanto che la sua avventura biennale conta 71 presenze in Eerste Divisie e 5 goal. Nel maggio, poi, ha esordito con la Nazionale della Finlandia, con la quale ha collezionato in totale 62 apparizioni e di cui è stato capitano.
Dal miracolo con l’AZ Alkmaar ai successi con l’Ajax: Moisander, una carriera in ascesa
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Numeri e prestazioni che convincono l’AZ Alkmaar a puntare su di lui, acquistandolo per 600mila euro. E qui bisogna fare una premessa, perché quella squadra era immersa in un progetto tecnico ben preciso, ambizioso, ideato da un allenatore già internazionale e già vincente, che voleva portare in alto il club con cui aveva chiuso la carriera. Si tratta di Louis Van Gaal, che dal 2005 sedeva sulla panchina dei Kaasboeren con l’unico obiettivo di vincere un titolo con questo club di una città di centomila anime.
In questo progetto che puntava in alto, a minare l’egemonia di altre società più strutturate d’Olanda, c’è finito anche Moisander. Il difensore, allora ventitreenne, ha saltato le prime due partite, che si sono rivelate due sconfitte. Non una buona partenza, ma a volte basta pazientare. Alla terza giornata, il 20 settembre 2008, il centrale finlandese ha esordito ed è arrivato il primo successo in Eredivisie per quell’AZ, contro il PSV Eindhoven. Quella vittoria ha inaugurato una striscia impressionante di 28 gare consecutive senza sconfitte, interrotta dal Vitesse solo nell’aprile 2009. E che poi ha portato a vincere il titolo a più 11 punti sulla seconda classificata.
Un risultato pazzesco, quello che Van Gaal ha definito “Il mio piccolo capolavoro” e che Moisander ha vissuto da protagonista, sempre in campo a parte nel periodo tra gennaio e febbraio, in cui ha subito un infortunio al ginocchio. Sarebbe stato il primo di tre scudetti olandesi vinti dall’ex difensore della Sampdoria. In quella squadra c’era anche un’altra vecchia conoscenza blucerchiata, il portiere Sergio Romero, che dal 2011 al 2015 (con una parentesi al Monaco) ha vestito la maglia sampdoriana. L’anno che il difensore finlandese è arrivato a Genova è lo stesso in cui l’argentino è partito per il Manchester United.
Il miracolo dell’AZ Alkmaar 2008/2009 non si ripetè più. Van Gaal nell’estate 2009 è passato al Bayern Monaco, mentre Moisander è rimasto per altri 3 anni, togliendosi altre soddisfazioni. Nel luglio 2009 ha vinto la Supercoppa d’Olanda, nel settembre dello stesso anno ha fatto il suo esordio in Champions League, la prima di 32 presenze totali finora, tra preliminari e competizione vera e propria. Nel 2011 è diventato anche capitano della squadra di Alkmaar, che tutt’ora è quella in cui ha collezionato più presenze in carriera (152).
La fascia al braccio gli è durata una sola stagione, perché nel 2012 è passato, per 4 milioni di euro, all’Ajax, che doveva sostituire il partente Jan Vertonghen. Era il grande ritorno, il sogno del ragazzino che aveva lasciato la Finlandia per andare ad Amsterdam desiderando di esordire con la maglia dei lancieri. E questa volta il desiderio si è avverato, e pure molto bene. Soltanto 4 giorni dopo il suo arrivo entra in campo da titolare contro il NAC Breda e segna il suo primo goal con l’Ajax (7 in totale tra Eredivisie e Champions League).
Prima apparizione già benedetta, per quelli che sarebbero stati 3 anni ad alto livello con l’Ajax, dove ha vinto due campionati (2012/13 e 2013/14) e una Supercoppa d’Olanda. Nella terza stagione è diventato capitano anche dei Lancieri, il riconoscimento più alto per un ragazzo che, a soli 17 anni, già vestiva la casacca biancorossa e che sognava la prima squadra. Con la quale è arrivato a collezionare 105 presenze, prima di trasferirsi a titolo gratuito alla Sampdoria.
Moisander alla Sampdoria, un anno di contraddizioni

Nuova aria, nuovo campionato. Dopo 9 anni da professionista in Olanda, si trasferisce in Italia, in una squadra che non era l’Ajax e nemmeno così ambiziosa come l’Az Alkmaar di Van Gaal, ma che puntava forte ai primi 8 posti in classifica. E d’altronde anche Moisander non era più il ventitreenne che aveva vinto il titolo da outsider. Di anni ormai ne aveva 30 e alle spalle aveva partecipazioni in Champions, Europa League e 5 trofei olandesi. Per la Sampdoria era un lusso, per di più arrivato a costo zero. Fatto che giustificava apparentemente in pieno lo stipendio da 800mila euro a stagione per 3 anni.
La stagione però comincia male, sia per lui che per la Sampdoria. In particolare non ha potuto giocare i preliminari di Europa League, che i blucerchiati di Zenga hanno perso contro il Vojvodina, per una botta alla schiena rimediata in ritiro. Non esattamente il migliore degli auspici, per un’annata che presto si sarebbe rivelata deludente. L’esordio vero e proprio avviene alla seconda giornata di Serie A, in un 2-2 contro il Napoli, mentre la prima da titolare arriva nella gara successiva contro il Bologna. Il tecnico ha fiducia in lui, ma contro l’Atalanta segna un autogoal grossolano, tassello che si aggiunge agli altri per descrivere il suo inizio alla Sampdoria. L’impatto con l’Italia è piuttosto doloroso per lui.
Zenga ha continuato a dargli fiducia per qualche partita, ma un po’ per le prestazioni negative della squadra in generale un po’ per sue ingenuità, ha finito per perdere il posto da titolare. Poi però, a fine novembre, è arrivato l’esonero dell’ex portiere. E al suo posto, in panchina, ha preso posto Vincenzo Montella, che lo ha di nuovo proposto titolare al posto di Silvestre, accanto a Zukanovic. Ancora una volta, però, le prestazioni di Moisander sono state altalenanti. A volte da difensore top, con grandi anticipi e chiusure, altre con errori da principiante, sicuramente non del suo livello ed esperienza.
Addirittura dopo il mercato di gennaio, in cui è partito Zukanovic, Montella passa alla difesa a 3, in un periodo in cui la Sampdoria deve cambiare qualcosa per invertire la rotta e lottare per la salvezza. Con questo modulo gli viene assicurato di fatto il posto, perché c’è spazio per tre difensori centrali e lui per di più è mancino, quindi diventa il terzo di sinistra in modo inamovibile. Ma anche in questo caso le prestazioni si mantengono altalenanti, inaspettatamente discontinue per uno che aveva esperienza da vendere. Il suo passato ha pesato molto sulla sua avventura blucerchiata, che si è chiusa dopo solo un anno, viziata anche da qualche piccolo stop ogni tanto. Il bilancio è stato di 22 presenze, zero reti e un autogoal, manifesto di quella che è stata la sua unica stagione a Genova.
Addio alla Sampdoria dopo un anno: Moisander al Werder Brema per rilanciarsi
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Il 9 luglio del 2016 Moisander è passato al Werder Brema, senza troppo rumore, per 1,8 milioni di euro. La Sampdoria, in una campagna trasferimenti molto remunerativa, aveva anche strappato una plusvalenza dal cartellino del trentunenne. Coi tedeschi si trova subito bene ed è centrale nel progetto, tanto che si tratta della seconda squadra in cui ha collezionato più apparizioni: 142 totali, di cui 125 in Bundesliga. Le altre sono arrivate tutte in DFB Pokal, la coppa tedesca, mentre non ha mai giocato competizioni europee. Anzi, nella stagione 2019/2020 ha pure dovuto giocare i playout di campionato, contro l’Heidenheim, ricevendo nella gara di andata uno dei rari cartellini rossi della sua carriera che gli ha fatto saltare il ritorno (il Werder ha poi passato il turno restando in Bundesliga).
In Germania ha messo a segno appena 3 goal su oltre 12mila minuti giocati. Che avrebbero potuto essere anche di più, se non avesse dovuto fare i conti periodicamente con qualche infortunio. Come avvenuto anche ad Alkmaar e ad Amsterdam, è diventato capitano del Werder Brema dopo qualche anno, nel 2019. Segno che, per quanto persona silenziosa, il suo attaccamento e la sua leadership sapevano conquistare tutti. Peraltro nella sua carriera, eccetto alla Sampdoria, ha vissuto avventure piuttosto durature, che lo hanno portato ad entrare nelle dinamiche di spogliatoio molto bene, come persona affidabile.
Moisander non si arrende: infortunio al crociato a 37 anni, ma il Malmo rinnova il contratto
Nel maggio 2021, dopo 5 anni, i dirigenti del Werder Brema (appena retrocesso in Zweite Liga) hanno comunicato che il suo contratto in scadenza non sarebbe stato rinnovato. A quel punto, da svincolato, Moisander è passato al Malmo, club di Svezia che lo ha riavvicinato a casa. Per via di un infortunio al polpaccio ha dovuto saltare le prime gare, tornando in campo solo da metà ottobre. Ma in compenso con gli svedesi è tornato a giocare in Champions League e in Europa League, che gli mancavano da più di 6 anni.
Lo scorso settembre, poi, ha subito un brutto infortunio al legamento crociato. Di quelli che, per un giocatore di 37 anni, fanno temere il ritiro. Peraltro il suo contratto con il Malmo era in scadenza nel dicembre 2022, quindi sembrava che ormai fosse al capolinea. Ma, un po’ a sorpresa, la società recentemente gli ha prolungato il contratto ancora di un anno, riconoscimento per il suo rendimento “costantemente mantenuto un alto livello di performance da quando è entrato a far parte di noi” ha detto il ds degli svedesi. Andreas Georgson. In questo modo il difensore ha la speranza di poter tornare a giocare ancora un po’, prima di pensare a porre la parola fine sulla sua carriera.
Una carriera iniziata in ascesa, tra trofei e presenze internazionali in Olanda, e che nel culmine dei 30 anni ha vissuto una battuta d’arresto. Una stagione strana, altalenante, partita male e finita come se nulla fosse stato. Come se alla Sampdoria non fosse arrivato Niklas Moisander dall’Ajax, ma un semplice sconosciuto di passaggio, senza quasi lasciare traccia. Come un calciatore proveniente dai paesi nordici, pronto ad esplodere ed essere rivenduto con una plusvalenza. E forse in questo è abbastanza esplicativo che, dopo di lui, a Genova sia arrivato Joachim Andersen, difensore centrale, giovane, danese. Uno che, partito come una scommessa, ha dimostrato di valere molto e poi è partito. Uno che alla Sampdoria è sbocciato, per poi rilanciarsi in Premier League e Ligue 1. Insomma, il percorso precisamente inverso di Moisander.
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