Morten Thorsby, in un’intervista, ha parlato della sua vita calcistica e della crescita avuta alla Sampdoria, in particolare con Ranieri. Ecco che cosa ha detto.
Entrato sempre di più nel cuore dei tifosi della Sampdoria, Morten Thorsby è reduce da due ottime annate genovesi, soprattutto con la guida di Claudio Ranieri sulla panchina blucerchiata. Lui, attentissimo all’ambiente, ha trovato qui un posto dove la sua crescita come calciatore si è potuta sviluppare bene e con tranquillità. Per una persona come Thorsby, proveniente dalla Norvegia e ancora piuttosto giovane (classe 1996), poter giocare in Italia e alla Sampdoria rappresenta un’esperienza fondamentale.
Ed è quello che ha detto il centrocampista norvegese in persona, in un’intervista a L’Ultimo uomo dove ha parlato della sua passione per il suo sport, del movimento calcistico norvegese e di come sta vivendo la sua esperienza alla Sampdoria.
Prima di tutto Thorsby ha rivelato i suoi inizi da calciatore, tra i dubbi su quale sport fare e un’opportunità irrinunciabile a cui però ha saputo dire no:
I giovani che vogliono fare i calciatori dovrebbero fare solo quello o devono fare più sport? Io sono molto felice del mio percorso, non posso sapere se sarei stato più forte, ma alla fine la mia storia dimostra che è possibile fare più sport per molti anni, scegliere dopo invece che prima diciassette anni e c’era la possibilità di andare negli Stati Uniti con una borsa di studio, per studiare e giocare a calcio. Dato che a me interessano anche altre cose oltre al calcio, pensavo che quella fosse la cosa giusta da fare. Ma poi è arrivato l’Heerenveen e dovevo scegliere se trasferirmi in Olanda. Avrei dovuto dire sì o no in due settimane e ho scelto il calcio… ma forse è il calcio che ha scelto me, non il contrario
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Ma se è stato il calcio a scegliere Thorsby, dopo l’Heerenveen il centrocampista norvegese ha avuto un’occasione che non si è lasciato sfuggire. Quell’occasione si chiamava Sampdoria e adesso è il suo presente.
La Serie A e l’Italia sono una palestra importante per un calciatore che viene da un campionato come quello norvegese. E Thorsby, infatti, riconosce che alla Sampdoria il suo stile di gioco si è evoluto parecchio, soprattutto per merito del lavoro e del gioco di Claudio Ranieri:
Da ragazzo ero più piccolo, non ero così forte nei duelli. Negli ultimi anni sono cresciuto e ho cambiato un po’ modo di giocare. Prima non ero così forte, anche nell’Under 21 non ero così forte. Con Ranieri giocavamo tutte le palle lunghe su di me, direttamente dal portiere, spesso lanciavamo su di me, e dopo un po’ ho imparato a saltare al momento giusto. Perché questa è la cosa fondamentale, sono alto sì, uno e ottantotto, ma non altissimo, il punto è saltare al momento giusto
Ma Thorsby, oltre che per le doti di lottatore in campo, si contraddistingue per un’inesauribile voglia di migliorarsi e di imparare cose nuove. Anche in questo la Sampdoria e l’Italia l’hanno arricchito:
Provo ogni giorno ad imparare qualcosa. Devo diventare più stabile, più continuo, perché il campionato italiano non ammette errori. Ho fatto lezione di lingua tutti i giorni. L’unico momento con un’altra persona, su Skype, oltre a quelli con la mia famiglia, era con la mia professoressa di italiano



