Per salvarsi la Sampdoria di Stankovic deve ritrovare tutti i suoi migliori giocatori. Uno di questi è certamente Abdelhamid Sabiri…
Lo abbiamo applaudito, reso un eroe della retrocessione del Genoa insieme a Emil Audero. Poi abbiamo cominciato a storcere il naso. A non capire. Poi a giudicarlo e a non sopportarlo. Al Mondiale i sentimenti nei suoi confronti sono stati tanti, contrastanti. Poi, c’è sempre un poi, è tornato a Genova ancora da infortunato o da malato immaginario (Le Malade imaginaire), come la Comédie-ballet in III atti, del drammaturgo francese Molière.
A Firenze però Abdelhamid Sabiri è tornato in campo dal primo minuto. Un nuovo esordio, una nuova prova: dimostrare di meritare la Sampdoria, la Serie A e magari un palcoscenico diverso. Prova superata. Niente di incredibile, sia chiaro, ma è sembrato ancora una volta il giocatore di maggior classe. Quello con la possibilità di cambiare la partita come e quando voleva.
Sabiri non è ancora al massimo della condizione ma un paio di cose interessanti, del suo repertorio le ha già fatte vedere. Ora serve solo continuare a farle. Non fermarsi. Mai…
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Serve che Sabiri faccia Sabiri. Faccia cose incredibili, alla Quagliarella per intenderci. Faccia goal, ne faccia tanti perché là davanti nessuno li fa. Siamo il peggior attacco e un motivo ci sarà. Mercato estivo sbagliato? Allenatore poeta sbagliatissimo? Tutto vero. Ma ora bisogna voltare pagina e andare avanti, fino alla fine, all’epilogo: “…E vissero felici e contenti un’altra stagione in Serie A” .
Una lettura che Dejan Stankovic deve fare per primo. Deve capire come impostare la squadra. Serve qualità, serve gente con le palle. Rincon non basta. Nuytinck nemmeno. Aspettando Winks, sperando che sia un campionissimo, bisogna affidarci alla stella di Goulmima. Una stella del Marocco. E speriamo ci porti fortuna. Come la luna…