Contro la Sampdoria sta succedendo di tutto: dai problemi societari a quelli arbitrali. Ora sono davvero stanco della banda dei disonesti…
Quasi sessant’anni fa, il genio di Totò e Peppino De Filippo partorì una commedia divertente e a suo modo irriverente: “La banda degli onesti”. Parlava di un gruppo di persone normalissime tentate dalla possibilità di arricchirsi fabbricando banconote false.
In questi ultimi giorni, nel più drammatico e tempestoso periodo vissuto dalla Sampdoria, stiamo assistendo ad una commedia ben poco divertente, che potremmo intitolare: “La banda dei disonesti”.
Chiariamo subito: non intendiamo qui pensare a giri di mazzette, banconote false, furti e reati assortiti contro il patrimonio blucerchiato, che c’è, esiste, e vale anche tanto. Il riferimento è a quella poca onestà intellettuale o di sentimenti che spaccia moneta falsa per vera, e s’indigna se viene giudicata per quello che è: falsa, per l’appunto.
Iniziamo con il gol annullato ad Empoli, ovviamente. “Disonesto” è stato l’episodio che ha finito per invalidare il meritato pareggio blucerchiato, e che si somma a tanti momenti precedenti di questo campionato. Se ogni volta che si fa ricorso al VAR la decisione penalizza la squadra blucerchiata, come minimo, c’è tanta, tanta sfortuna.
Se non ricordiamo male, solo il goal annullato alla Juventus alla seconda di campionato non ha poi portato ad una decisione sfavorevole. Un bel record. Dall’altra parte rigorini assortiti e visti solo dal VAR, oltre che ininfluenti (Milan, Roma, Cremonese, Napoli), pestoni a favore non rilevati, goal annullati in maniera cervellotica, cartellini doverosi non estratti, specie quando sarebbero potuti essere decisivi.
“Disonesto” vale anche per i pochi, pochissimi commentatori che hanno giudicato corretta la decisione di Santoro. Ne ricordo solo due: un ex arbitro, mai tenero verso i colori blucerchiati per evidenti ragioni di appartenenza, e il notista di un quotidiano sportivo. Caspita, ma se tutti dicono il contrario, o sei Tolomeo e per primo intuisci la sfericità della Terra, o evidentemente sei tu in torto. O no?
Sampdoria, la banda dei disonesti si faccia da parte…
Sampdoria, stanco della banda dei disonesti…
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Lo stesso aggettivo può essere speso per chi – contando le mele con le pere – ragiona in termini di “non bisogna attaccarsi agli episodi”, perché concediamo alibi a chi ci mette tanto del suo. Bene, e allora capovolgiamo il ragionamento: ammettiamo che certi episodi hanno inciso, eccome, e basterebbe questo per avere un paio di punti in più in classifica e almeno altrettanti gol a favore in più. Anche in questo modo leveremmo alibi a chi ha giocato spesso male, ma non sempre, e sicuramente non nelle ultime tre partite. Si potrebbe dire: sì, hai giocato male, ma ciò non toglie che quegli episodi abbiano mutato il corso delle partite. Due aspetti diversi e non certo incompatibili. Leviamolo davvero, gli alibi del complotto o della sfortuna, ammettendo che esistono, e poi – ma solo poi, e parlando d’altro – ragioniamo sul gioco espresso.
“Disonesti” coloro, poi, che non trovano di meglio che schernire, negli spazi altrui, chi l’ingiustizia l’ha subita. Puoi goderne? Liberissimo. Vai a casa degli altri a farlo? Grazie, no. È da vili e da repressi.
Poca trasparenza anche da parte di chi, a freddo, ha pensato bene di prendere le distanze dal Presidente Lanna, sconfessandone – non è la prima volta – l’operato e le parole. A casa mia si insegna che certe cose, al limite, si discutono in privato, e non si mettono in piazza.
E anche da parte di chi, senza essersi mai coperto di gloria (anzi), una volta cambiato lido calcistico ha pensato bene di riversare in pubblico magagne amministrative discutibili a norma di buon gusto, ancor più che di regolamento.
L’ambiente, già depresso, adesso si è ulteriormente innervosito. Così, la partita di domenica con l’Udinese, già delicatissima di suo, rischia di diventare l’ennesima trappola emotiva, con eccessi di aspettative e ansie da prestazione che ci sta possano produrre effetti contrari a quanto sarebbe necessario. Personalmente non sono ottimista.