Oggi siamo spettatori di un destino che la Sampdoria ha scelto di scrivere la scorsa estate. Un destino che oggi è ancora nelle nostre mani…
Gli antichi greci lasciavano il proprio destino nelle mani degli dei. Noi l’abbiamo lasciato in quelle di Pietro Accardi. E guarda dove siamo. Guarda dove è la Sampdoria oggi…
Ma dare la colpa a un uomo solo, però, non è mai giusto. La realtà, come scrivono quelli dei Baci Perugina è più semplice: “Il presente è conseguenza del passato, il futuro è causa del presente”. Insomma è cambiato tutto per non cambiare niente.
È cambiata una squadra intera, poi un’altra ancora a gennaio. Sono cambiate le facce, i nomi, più e più volte. Si è buttato via tutto, spendendo soldi: tanti, troppi. Buttando via altro tempo. E ora il tempo non ce n’è più…
Non si sono voluti ascoltare consigli ma solo se stessi. Si sono cambiati quattro allenatori, otto portieri, quattro terzini sinistri con il risultato di essere in fondo alla classifica a lottare per qualcosa che non ci appartiene. Per cui non siamo abituati a fare. E si vede.
Tutte scelte personali, mai condizionate dalla società che di calcio sa poco e niente. Una società di colletti bianchi che credeva che il calcio fosse come un gioco con cui guadagnare soldi facili. Non è proprio così. I soldi, gli investimenti nel calcio si perdono facilmente se non c’è una programmazione. Se non si scelgono le persone giuste. Noi non siamo l’ultimo esempio.
Adesso ci sono ancora tre partite e una speranza chiamata playout. Una speranza che si può raggiungere a una sola condizione. Giocarsela con coraggio. Quello che ci è mancato fino a oggi. Soprattutto in campo. La squadra, scarsa o no, costruita bene o no, ha paura. Non ha la testa libera. Nemmeno i 27 mila di Sampdoria-Cremonese li ha aiutati. Non li aiuta più nessuno oramai…
Sampdoria, non ci resta che rialzarci in piedi e lottare per un destino diverso…
Sampdoria, spettatori di un destino scritto con le proprie mani…
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Siamo spettatori quindi di un destino che ci siamo voluti accettandolo fin dall’inizio. Un destino che ci è toccato per colpe anche nostre. Inutile far finta di niente. Sarà poi il caso di aprire gli occhi e cominciare a pensare, a riflettere e prenderci le nostre responsabilità una volta che tutto sarà finito. E non sarà una salvezza a salvare questa stagione. La peggiore della mia storia di 50enne…
Ora però andiamoci a prendere il nostro destino!