Concluso il campionato con la salvezza, ora la Sampdoria deve pensare di ripartire con una nuova proprietà ma anche dai suoi tifosi e magari senza…
Il fatto che, teoricamente, il campionato sia ancora aperto e l’Inter sia in corsa per il titolo, rende la Sampdoria quasi una comprimaria di quest’ultima giornata di campionato, con tutti gli occhi addosso, ma solo per interposta squadra. E sulla partita blucerchiata è meglio stendere un velo pietoso, ci sta.
Ma, per l’appunto, lasciamo quest’ultima partita di campionato in sottofondo, come uno sfondo a un quadro delle ultime emozionanti settimane: la grandissima paura, il derby, il rigore parato sotto la Nord al novantaseiesimo, la salvezza senza nemmeno aver bisogno di giocare semplicemente con i risultati arrivati da Napoli e da Cagliari la scorsa settimana, e poi il lunedì di trionfo e di festa.
E proprio da qui vorrei ripartire, dall’eredità di lunedì scorso, una giornata da cui a mio parere può ripartire definitivamente il concetto di sampdorianità.
Dico subito che, personalmente, non ho amato per nulla il funerale, che pure ha mostrato numeri e calore impressionante, con via Venti inondata di gente mentre su qualche sito si parlava di “quattro gatti” con sprezzo del ridicolo.
Ma, detto questo, penso che il funerale rinneghi anni di storia della Sampdoria e della sua tifoseria e quindi, personalmente, non l’avrei fatto. Comprendo la goliardia, comprendo l’accumulo di emozioni degli ultimi mesi, con un presidente prima in cella e poi ai domiciliari, la grande paura e tutto il resto, ma – visto che, giustamente, si è molto parlato di quanto Massimo Ferrero fosse la negazione dello stile Sampdoria – credo che anche il funerale con tutti i suoi annessi e connessi sia qualcosa di molto “ferreriano”.
Chiusa parentesi, dura, ma che mi sentivo in dovere di esternare.
La salvezza della Sampdoria: da D’Aversa a Giampaolo…
A parte questo, però, lunedì si è respirato nuovamente e definitivamente lo spirito blucerchiato, arrivato al punto più basso quest’anno il 15 gennaio, con Roberto D’Aversa sostanzialmente scaricato da tutti (e vergognosamente scaricato, perché senza i suoi 20 punti la salvezza sarebbe stata impossibile, nonostante certo non sia stato incolpevole su molti degli errori di quest’anno) e 2549 paganti con 27902 euro di incasso.
Ecco, Sampdoria-Fiorentina è stato l’esatto opposto di tutto questo.
Non solo per il gioco (è stata la partita più bella, a mio parere insieme a quelle, sempre casalinghe, contro Inter, Sassuolo ed Empoli) e non solo perché ha fatto vedere il potenziale di questa squadra a mente sgombra, tensione dimenticata e libertà di giocare unendo i dettami di Giampaolo – che non sono tutti da buttare – al cambio totale di schemi delle ultime settimane.
In qualche modo, è come se il tecnico sia stato portato a più miti consigli, con Candreva tornato sull’esterno, Sabiri a fare il trequartista unico, Thorsby a fare diga a centrocampo, Ekdal (quando è sano) a dettare i ritmi. Insomma, la Sampdoria di Giampaolo ha funzionato sostanzialmente quando è stata “degiampaolizzata” come spiegai in una Puntina di qualche settimana fa, quindi con i giocatori nei propri ruoli, Murru sulla propria panchina e Augello sulla propria fascia.
Insomma, serve buon senso, duttilità e non integralismo.
Sampdoria, servono 4-5 Sabiri. Ma Giampaolo li farebbe giocare?
Sampdoria, riparti dai tuoi tifosi e magari senza…
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E – e qui sono assolutamente d’accordo con Giampaolo – servono “quattro o cinque Sabiri”.
Che l’ex giocatore dell’Ascoli fosse il migliore della campagna acquisti invernale chi legge la Puntina lo sapeva fin dal primo giorno, perché comunque bastava aver assistito a qualche partita dalla squadra marchigiana per vedere le qualità di questo ragazzo che troppo tardi è diventato titolare, ma da quel momento non ha più perso il posto in squadra.
Tutto questo per dire che io credo che la Sampdoria avesse una rosa di prim’ordine, da ottavo-tredicesimo posto, a seconda di come si metteva la stagione.
Poi, è vero che è capitato di tutto, che per lunghi tratti di campionato la società è stata giocoforza molto latitante e che solo i due tecnici hanno retto la baracca in momenti particolari, con una menzione particolare alle prime partite di D’Aversa dopo l’arresto di Ferrero. In quel momento, sarebbe stato possibile e forse anche facile che andasse tutto all’aria e partite come quella di Salerno sono state decisive per salvare tutta la stagione.
Di più: a D’Aversa e più ancora a Giampaolo va data l’attenuante di aver giocato tutta la stagione in un caso e mezza stagione nell’altro senza i due giocatori migliori della rosa. Damsgaard, reduce da uno splendido europeo, è stato praticamente sempre fuori; Gabbiadini, che stava disputando un’altra ottima stagione e i suoi gol li fa sempre, ovunque e comunque, si è pesantemente infortunato nel suo momento migliore.
E poi, per l’appunto, il futuro della Sampdoria, che sta tutto nella speranza di una nuova proprietà, che potrebbe essere anche con i botti, ma chi segue la Puntina sa che non abbiamo mai illuso i tifosi, mai venduto fondi, uomini più ricchi del mondo, vecchie glorie e date da segnare sul taccuino con il circoletto rosso.
Ora il futuro della Sampdoria…
Ma, stavolta, una cosa mi sento di dirla: da un lato i tempi legati al concordato, dall’altro la rinnovata appetibilità creata dal fatto che la squadra è rimasta in serie A e ha ritrovato i suoi tifosi e il suo pubblico e infine la presenza di professionalità assolute in società come Alberto Bosco, Gianni Panconi e Marcello Pollio, che è una garanzia assoluta per il controllo dei conti e della loro conformità, che è un valore enorme. Così come la presenza delle linee di credito di Banca Ifis, della sponsorizzazione azzeccatissima de “La mia Liguria” e del benefattore, anonimo ma non troppo, che ha permesso alla squadra di sanare le pendenze finanziarie e previdenziali che erano rimaste e anche di iscriversi al prossimo campionato, con tanto di ottenimento della licenza Uefa.
E poi, soprattutto, dal lunedì con la Fiorentina restano gli oltre ventimila spettatori allo stadio in un giorno infrasettimanale alle 18,30; lo stadio completamente blucerchiato, i cori e le emozioni che trasparivano in ogni istante, dal saluto delle leggende blucerchiate sotto la Sud per sentire una volta di più l’appartenenza del gruppo dello scudetto, alla presenza di Francesco Flachi il cui sorriso è la più bella immagine della Sampdoria degli anni Duemila, fino alla splendida scena dei bambini e dell’intera famiglia di Caputo, di Colley, di Bereszinsky e di tutti gli altri giocatori sotto la Sud, in un momento splendido ed emozionante.
E poi, ovviamente, Marco Lanna, faccia pulita, persona perbene, amico personale, blucerchiato doc, che è la gioia di aver ritrovato un sampdoriano nel posto giusto e al momento giusto. Anche lui ci ha messo un attimo a prendere le misure, ma poi si è dimostrato perfetto per il ruolo.
E infine un piccolo particolare: la chiamata in campo di Giorgio Ajazzone, che è la storia di questa squadra e di questa società.
Ecco, questa è la Sampdoria.