Luca Vialli sognava di diventare presidente della Sampdoria: lo racconta anche il nipote Richi, sempre vicino alla memoria dello zio
Il ricordo di Luca Vialli non svanirà mai. Il campione, l’eterna bandiera, scomparsa decisamente troppo presto il 5 gennaio del 2023, ha lasciato una memoria importante. La memoria di un uomo che continua a vivere attaverso i ricordi e l’esempio, come quello dato al nipote Riccardo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.
Chi era Luca per Richi? Una domanda che nasconde una risposta complessa, perché certamente non era “solo” uno zio, ma molto di più:
Chi è Luca Vialli per me? All’inizio, una videocassetta che tenevamo in casa. Un nastro con le sue rovesciate che vedevo e rivedevo nel tentativo di ripeterle in giardino,ma alla fine erano solo lividi… Poi un esempio di come bisogna stare al mondo, con dignità e coraggio nelle difficoltà. E, infine, un rimpianto, perché avrei voluto passare più tempo con lui, viverlo da vicino. Invece, ho dovuto “riscoprire” Luca da quando non c’è e mettere insieme un bagaglio di ricordi tutto mio.
Paradossalmente Richi racconta di aver iniziato a conoscere davvero lo zio Luca dopo la malattia. Grazie ai racconti, agli occhi di chi lo ha vissuto come uomo, come calciatore, come la grande persona che era:
L’ho iniziato a conoscere davvero, l’ho visto negli occhi e nei racconti ditanti, non solo di chi gli è stato vicino. Ho visto un fiume d’amore che neanche immaginavo, anche perché è trasversale. Una volta in grandinata a Marassi, mentre vedevo la Samp,mi sono ritrovato abbracciato a un energumeno a torso nudo che trasudava birra cantare un coro per Luca: piangeva come un bambino e io con lui. Ho capito che non era solo calcio. Mi ha colpito quanta forza sia riuscito a dare a chi ha affrontato una malattia simile.
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Ha saputo per caso della malattia, da una collega al lavoro. Una doccia fredda che, però, gli ha fatto conoscere, ancora una volta, la dignità di Luca:
Quando l’ho saputo? Per caso, da una mia collega di lavoro che aveva sentito la notizia in tv… Sono caduto dal pero, mi sono arrabbiato con i miei genitori che mi avevano tenuto all’oscuro, ma ho capito che era un tentativo di proteggere e di rispettare la privacy che per Luca era sacra. Col tempo, a distanza, ho osservato la dignità in ogni singola parola, ho imparato a volergli ancora più bene. Mi sono sempre chiesto se si possa amare ogni singolo istante di una malattia. Sì, si può.
Il sogno più grande di Luca Vialli, quello non compiuto, era di diventare presidente della Sampdoria, di ricostruire qualcosa di grande con la maglia che più di tutte gli è rimasta addosso:
Avrebbe voluto tantissimo diventare presidente della Samp, ci è andato vicino e sarebbe stato un bene per il club. Sono sicuro che, se ci fosse riuscito, sull’onda positiva dell’Europeo, avrebbe ricevuto la spinta necessaria per vivere di più. Più di questo, però, avrebbe voluto accompagnare all’altare le sue figlie, Sofia e Olivia, che adorava: le immaginava a Grumello, nella stessa casa in cui era cresciuto lui, a respirare l’aria buona della campagna cremonese.