Per Massimiliano Lussana nella sua Puntina, Claudio Ranieri rinasce con la Sampdoria incontrando la sua storia, la sua Roma
La Puntina sarà un racconto di storie, quello che mi piace fare, storie di Uomini e di uomini che mi aiutano a raccontare la partita della Sampdoria, vinta meritatissimamente per 2-0 contro i resti della Roma.
Ad esempio, la storia di Erbima Darboe, entrato in campo all’ottantatreesimo, che ha giocato dieci minuti con i tre di recupero. Una storia che faccio raccontare al sito ufficiale della Roma:
“Ebrima Darboe è arrivato in Italia dall’Africa da giovane migrante senza i suoi genitori. Oggi, a 18 anni, è tra i convocati della Roma per la sfida contro il Milan all’Olimpico. Una favola calcistica…
Nato in Gambia nel 2001, l’anno del nostro terzo Scudetto, Ebrima è stato incluso nel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) e successivamente affidato a un assistente sociale.
Dopo aver iniziato a giocare nella squadra amatoriale Young Rieti, ha proseguito nel suo percorso educativo in Italia fino a ottenere un provino con la Roma. Entrato a far parte del Club, ha debuttato nella Primavera a inizio anno.
A luglio Darboe ha firmato un contratto da professionista con il Club, un momento che ha descritto come “la realizzazione di un sogno”.
Stasera sarà per la prima volta tra i convocati nella sfida contro il Milan”.
Ecco, a me stasera basterebbe questa storia.
Oppure, quella di Lorenzo Pellegrini che, fra gli insulti dei tifosi romanisti, ha scelto la famiglia e l’amore.
Ecco la storia che traggo da Repubblica.it: “Non è partito per Genova, Lorenzo Pellegrini, rimasto a Roma accanto alla moglie Veronica, in pieno travaglio per la nascita del loro secondogenito, Thomas. Il bambino – nato un’oretta prima il fischio d’inizio della gara con la Sampdoria – è il secondo figlio della coppia, dopo l’arrivo di Camilla, arrivata quasi due anni fa.
Il capitano della Roma avrebbe voluto essere in campo contro la Sampdoria, ma il bambino si è fatto attendere e il giocatore non se l’è sentita di lasciare la moglie in un momento così bello e delicato. Una decisione condivisa dal club giallorosso – che aveva messo a disposizione di Lorenzo un aereo privato per raggiungere la Liguria, se il bambino fosse nato in tempo”.
Oppure, la storia di Claudio Ranieri. Ogni volta che vedo questa partita il pensiero corre sempre alla primavera 2010, quando il tecnico firmò quella che in quel momento era la sua impresa più straordinaria e commovente – poi superata da quella di Leicester, che io ritengo la più grande impresa della storia del calcio mondiale – che portò la Roma a un passo dallo scudetto.
Con la Roma si è vista la Sampdoria di Ranieri

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Quell’anno, a un passo dal traguardo, la rincorsa della Roma presa a zero punti dopo due giornate da Luciano Spalletti, Ranieri portò la Roma al secondo posto a 80 punti, la più alta media punti di quel campionato e il più alto punteggio per una seconda classificata nella storia dei campionati italiani a tre punti, record questo poi battuto solo da Napoli di Maurizio Sarri. Ma perse lo scudetto contro la Sampdoria in una drammatica notte romana in cui Pazzini fece due reti e Storari, romano e romanista, parò l’imparabile in maglia blucerchiata, subendo gol solo da Totti.
Una splendida e drammatica storia di sport rimasta negli annali giallorossi come la sconfitta in casa col Lecce all’ultima giornata o la sconfitta ai rigori nella finale di Coppa dei campioni con il Liverpool, che quell’anno si giocava casualmente proprio all’Olimpico.
Insomma, Ranieri fu un grandissimo quell’anno e addirittura fu per trentasette minuti campione d’Italia virtuale prima di venire superato sul filo di lana dell’Inter.
E quella con la Roma è una partita che per sir Claudio è sempre un corso e ricorso di eventi, così come il Ferraris è lo stadio dell’epica e delle sue storie: qui fu costretto alle dimissioni l’anno dopo quella straordinaria impresa con la Roma dopo il 4-3 dal Genoa di Ballardini che la ribaltò; qui ripartì l’esaltante cavalcata della Sampdoria di Ranieri che, proprio dalla Roma iniziò a costruire la grande salvezza dello scorso anno.
Al Ferraris, in qualche modo, per il tecnico di San Saba, splendido quartiere romano, fra l’Aventino e le terme di Caracalla, era la partita della vita.
Sir Claudio, che alla Roma da allenatore c’è stato due volte e ha fatto piangere tutto l’Olimpico il giorno del suo saluto ed ha pianto lui stesso per l’affetto dei tifosi nei suoi confronti, contro il Parma, qualcosa di meraviglioso.
Che per lui fosse una partita speciale lo si sentiva dalle urla della panchina blucerchiata, con Ranieri che ha usato un tono di decibel mai sentito prima, di un impatto sonoro straordinario.
Praticamente, un rock ranieriano, soprattutto se confrontato con la voce leggerissima che arrivava dalla panchina giallorossa: “Mas alto, mas veloce” che Fonseca declina a ritmo di fado, come un’Amalia Rodrigues del calcio.
Il resto è la partita: una bella Sampdoria questa sera, anche grazie alla presenza di Verre dal primo minuto, a un buon Silva, a un ottimo Augello sulla fascia, a un Thorsby monumentale e questo è un grande successo e merito di Ranieri, perchè, vedete, c’è chi parla a vanvera e chi cerca di essere onesto intellettualmente .
In tutto questo, con una Sampdoria che fa finalmente la partita, la Roma prova in continuazione con le ripartenze, ma leggere formazione e panchina dei giallorossi è raccontare una storia dolentissima: mancano i tre infortunati della drammatica notte di Coppa di giovedì a Manchester, Pau Lopez, Leonardo Spinazzola e Jordan Veretout e poi mancano Calafiori, Fazio, Pellegrini di cui ho detto, Diawara, il lungodegente Zaniolo, Rodriguez Ledesma, Carlos Peres e El Sharaarawy. Insomma, mezza rosa.
Il resto sono storie di portieri: quella di Audero, estremo difensore blucerchiato che para benissimo il rigore di Dzeko, il secondo della stagione, firmando l’ennesima prestazione straordinaria di una stagione monumentale.
Quella di Mirante, che avrebbe potuto far vincere la Coppa Italia la notte di Roma a Mazzarri, perchè era stato lui parando i rigori a portare la Samp lì, ma poi invece non giocò.
Quella di Simone Farelli, che era svincolato e disoccupato, e che ora a 37 anni è il quarto portiere della Roma e stasera era in panchina.
Farelli era anche in panchina (c’era anche Valerio Verre, peraltro ex giallorosso) con il Siena il giorno in cui scoppiò una rissa furibonda fra Gastaldello, Iachini e il suo vice Carillo perchè dalla panchina del Siena arrivavano in campo palloni per infastidire i blucerchiati e Farelli era fra i maggiori indiziati di essere stato incaricato da Iachini per quel lavoro.
Poi Gasta, una delle persone più buone che esista al mondo, spiegò: «Per quattro volte la panchina del Siena ha buttato un pallone in campo, mentre si stava giocando. Un comportamento antisportivo e inaccettabile. Miravano ad interrompere il gioco, spezzettare il ritmo, perdere tempo. Quando la cosa si è ripetuta prima della nostra ultima azione, non ci ho visto più. Mi sono rivolto a Iachini, invitandolo a far smettere questo comportamento, ma lui mi ha risposto che non c’ entrava nulla.
E chi è comandato a farli cessare, se non lui, che è l’ allenatore? Mi sono sentito preso in giro e sono corso verso di lui per dirglielo in faccia. L’ arbitro dietro di me comunque aveva già optato per la sua espulsione. Nella tensione di una partita io dico che cose simili posso anche avvenire, l’ importante almeno è chiedere scusa dopo. E nessuno lo ha fatto. Né lui, né nessun altro del Siena».
Notte di storie per tutti, questa
