La puntina di Massimiliano Lussana ci racconta la felicità di battere Gasperini. Vittoria di Ranieri, di Ferrero, della nostra Sampdoria…
Diciamola tutta. Per i primi dodici minuti è stato un incubo per la Sampdoria. Quattro tiri a zero per l’Atalanta. Possesso palla 89 per cento a 11 per cento per l’Atalanta. Passaggi riusciti 54 a due per l’Atalanta. Volte in cui i blucerchiati hanno passato la metà campo: due.
Poi, al tredicesimo, l’illuminazione e la svolta: una splendida giocata di Damsgaard che lancia Fabio Quagliarella, marcatissimo però da Palomino, finte e controfinte del capitano e rete.
Un gran bel goal che, a 37 anni, lo issa al quindicesimo posto dei marcatori più prolifici di sempre in serie A, alla pari con Beppe Savoldi, bergamasco e atalantino ed è davvero la migliore immagine di una Dea davvero inguardabile, con un Gasperini sconfitto per la sesta volta su nove incontri disputati da Claudio Ranieri e, soprattutto, annichilito anche sul piano del gioco.
E, se è vero che dopo il gol di Quagliarella l’Atalanta ha avuto tre possibilità di tirare, è anche vero che un bell’inserimento di Tonelli ha portato la Samp a un passo dal raddoppio più di quanto l’Atalanta si sia avvicinata al pareggio.
Anzi, a fine partita, le occasioni dell’Atalanta – occasioni vere, intendo – stanno a zero e Audero ha passato un rilassato pomeriggio bergamasco.
E poi il rigore solare con il colpo di mano tipo pallavolo del difensore nerazzurro sul tiro di Jankto ed il rigore per Quagliarella: tirato bene ma non benissimo, a mezza altezza, non centrale, sufficientemente forte. Ma parato non bene, ma benissimo, da Sportiello.
Peccato, perchè, con ogni probabilità, lì sarebbe probabilmente finita subito la partita.
Solo questione di attesa: nuovo straordinario assist di Jankto e l’inserimento di Thorsby, che è ovunque, persino dove c’è da segnare.
E poi partita riaperta dopo il rigore di Zapata, con il fallo di Keita fischiato da Calvarese che a mio parere proprio non c’era ed era semplicemente un liscio dell’attaccante blucerchiato.
Più lo vedo, più penso che non ci fosse.
Poco male, come ci insegnavano all’oratorio, che dell’orobicità è quasi un luogo dell’animo, San Piero giudica il vero e San Giovanni scopre gli inganni e il terzo gol di Jankto, dopo una splendida azione di contropiede di Keita, ha chiuso definitivamente la partita e sancito la strameritata vittoria blucerchiata.
Oltre a tutto questo, ci metto qualche osservazione di quelle apparentemente periferiche, di quelle magari non centrali, ma che sono importanti quando si racconta una storia, perchè è nei particolari che c’è il cuore della trama.
Ad esempio, visto che si è parlato molto delle assenze della Lazio la scorsa settimana, spiegando che la Samp aveva vinto grazie all’assenza di Immobile e di qualche altro biancazzurro, vale la pena di ricordare che mancava Candreva, che Keita e Adrien Silva sono partiti anche dalla panchina e che Manolo Gabbiadini è sempre infortunato in questo momento, con il solo La Gumina punta di riserva.
E, anzi, vale la pena di ricordare che in cinque partite ufficiali, tutte di campionato, Claudio Ranieri ha mandato in distinta, fra campo e panchina, addirittura trentatrè uomini (cifra che si raggiunge generalmente a fine campionato) fra cui cito alcuni proprio per assoluti addetti ai lavori: i secondi, terzi e quarti portieri Ragaglia, Letica e Avogadri, Nik Prelec, che ha fatto la sua prima apparizione ieri, il difensore Kaique Rocha e Bonazzoli, Vieira, Depaoli, Chabot, Capezzi e Palumbo che hanno salutato la compagnia nel frattempo.
Insomma, non propriamente una rosa da Champions.
LEGGI ANCHE Sampdoria, quinto attacco della Seria A. Ora tocca a Keita
Sampdoria, Ranieri (e Ferrero) umiliano Gasperini
Però è messa in campo dall’allenatore più bravo che abbia mai visto, umanamente, comunicativamente, psicologicamente e tatticamente: Claudio Ranieri.
Uno che se perde non dice che è colpa dell’arbitro, del campo, del tempo, del destino cinico e baro, dei giornalisti, dei tifosi, dei giocatori e della società. E ogni riferimento ad altri allenatori è fortemente voluto.
E ricordo che qualcuno invocava Iachini quando Ranieri è stato scelto al posto del disastroso Di Francesco.
E, già che siamo in tema di osservazioni, fa un po’ impressione vedere che in questo momento la maglia blucerchiata – oggi su fondo bianco, splendida e davvero emozionante nella sua semplicità, al grado zero del colore – è ancora senza primo sponsor, se si eccettua lo sponsor tecnico Macron e IBSA, una società farmaceutica che sponsorizza lo spazio sotto i numeri dei giocatori sampdoriani, oltre ad una serie di supporter e collaboratori tecnici fra cui Villa Montallegro di Francesco Berti Riboli e OMP che per noi ha il sapore di Paolo Bertuccio e Olga Coccoli per estensione.
Tutti rapporti che Marco Caroli gestisce benissimo, in una società che in questo momento porta a casa risultati inversamente proporzionali alla narrazione dei contestatori a gettone, di coloro che sognavano gli mmericani (di cui invito i lettori a cercarsi la sorte post trattativa con la Samp), di quelli che un tempo amavano Ferrero e che oggi lo odiano.
Ecco, credo che questi siano altri piccoli particolari di una società che funziona, da Ferrero – che non ho mai amato e di cui non apprezzo stile e dialettica – al suo Cda, con persone che stimo come Enrico Castanini, sampdoriano vero se ce n’è uno, che evidentemente è una specie di Re Mida in tutto ciò che tocca; Pino Profiti, che credo sia l’unico che può mettere mano con successo alla disastrata Alisa; Marcello Pollio, come sindaco, davvero indipendente, in quanto genoanissimo, ed è una vera garanzia che non chiuderà mai un occhio sui conti.
Quando vedo una sorta di “tutto il processo minuto per minuto” con attenzione spasmodica a sentenze, date, rinvii, orari e rinvii a giudizio, tutto questo mi fa specie.
Pensieri, sfumature. Oggi i sampdoriani pensino a festeggiare la vittoria. Che, mia personale riflessione, contro Gasperini è sempre più dolce…
