Diversi campioni della Sampdoria dello scudetto furono portati a Genova dal duo Mantovani-Nassi: proprio l’ex ds blucerchiato ha raccontato numerosi retroscena
La grande Sampdoria dello scudetto fu costruita, per prima cosa, fuori dal campo. La genialità di Paolo Mantovani trasformò la società, mentre l’intuito di Claudio Nassi consentì gli acquisti dei pilastri del 1991. Nassi, nel corso di un’intervista a Repubblica ha raccontato come sono arrivati i talenti artefici dello scudetto.
La storia di Claudio Nassi alla Sampdoria fu breve, ma intensa. Il ds, voluto fortemente da Manotvani, arrivò anche a lavorare diciotto ore al giorno, riuscendo a portare in blucerchiato i pilastri dello scudetto. Da Mancini a Salsano a Pellegrini:
Lasciai il 30 giugno 1982, dopo aver chiuso la trattativa di Mancini. Faustinho Salsano era il figlio del
custode del campo di Cava dei Tirreni. Un talento puro. Pellegrini era nazionale di serie C a sedici
anni.
I giocatori portati alla Sampdoria in quegli anni si fanno fatica a contare. Nassi fu l’artefice anche degli arrivi di Vierchowod, Galia Fusi e Mannini dal Como:
Il ds del Como voleva aiutarmi. Vierchowod lo scovai addirittura nel 1976 e per lui battemmo la concorrenza dell’Inter. Per Gallia siamo andati a Lugano apposta, anticipando la Juventus. Anche se poi, nel 1986 fu ceduto al Verona. Fusi fu una richiesta di Bersellini: ero contrario e chiesi a Mantovani di prendere anche Mannini. Fu un capolavoro.
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Sampdoria, il racconto di Claudio Nassi: “Così è nata la squadra dello scudetto”
Infine Nassi racconta anche del doppio acquisto di Gianluca Vialli e Attilio Lombardo dalla Cremonese:
La Juventus aveva finito i soldi per prendere Penzo. Chiamai il presidente, era a Cap d’Antibes: chiudemmo ad una cifra leggermente superiore a quella pattuita e prendemmo anche Lombardo.
In quegli anni la Sampdoria era una delle squadre più forti d’Europa. Nel 1990, però, Nassi rivela che i blucerchiati mancarono l’acquisto di un grandissimo centrocampista:
Nel 1990 Mantovani aveva in mano Redondo. Nella notte, però, cambiò tutto, Vialli e Mancini lo convinsero che era lento e così arrivò Mikhailichenko.



