Oliver Abildgaard è quel guerriero del centrocampo che mancava alla Sampdoria di Donati. E la differenza ora si vede…
Oliver Abildgaard è così. Alto, grosso, duro. Uno che non ha paura di niente. Uno che ci mette sempre la gamba. E la testa. Come col Cesena, proprio così. Mettendo sempre la sua testa in un contrasto di gioco si ferisce e deve finire la gara con un turbante in testa. Ancora una volta.
Ma non c’è solo quello. C’è il sangue. Maglia rovinata, braccio sporco, mano compresa. Ma se non lo ferma l’arbitro lui non si ferma. Lui avrebbe continuato.
Un esempio. Un giocatore capace di trasmettere forza e coraggio a tutti i suoi compagni. Il risultato finale ancora una volta c’è, si vede. È evidente. Da Monza a Bari la Sampdoria ha dimostrato di avere un’anima. Forse ancora fragile ma di esistere, vivere. E Oliver fa parte di questo corpo…
Sampdoria, il coraggio di Oliver Abildgaard deve essere un esempio!
Sampdoria, Oliver Abildgaard il guerriero del centrocampo di Donati. Quello che ci mancava…
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È rimasto in campo per novanta minuti e passa. Ci è rimasto in piedi e correndo. Non come Henderson che da Spezia a oggi ha solo fatti passi all’indietro. Non ancora da Barak che deve ritrovare la miglior forma. Ma se il primo e il secondo presto recuperanno le proprie energie, allora c’è poco da fare, lì in mezzo non si passa.
Troppo ottimista? Forse sì… o forse no!