La Sampdoria non può più perdere tempo, non si può permettere di perdere l’ultimo treno. A Palermo è davvero arrivato il momento di dare tutto. Dimostrare di aver capito la lezione…
Ho provato a difendere tutti, forse per la voglia e il bisogno di vedere finalmente cambiare rotta alla mia amata Sampdoria. Ho provato ad immaginare una squadra forte, non una corazzata invincibile, ma un gruppo coeso con l’esigenza impellente di volare in serie A.
E ho trovato alibi per Andrea Sottil durante le prime settimane e ho sperato di vedere un undici grintoso che in campo dimostrasse di che pasta è fatto, spronato e guidato da un allenatore che ha sempre fatto della caparbietà la sua migliore caratteristica.
Ho anche difeso una società che ha scelto di affidarsi a un direttore sportivo giovane in rampa di lancio che ha rinunciato alla Serie A per sposare un processo di rinascita. Insomma, ho voluto davvero dare fiducia a tutti, io che vorrei vedere la Samp sempre vincente e di conseguenza, quando qualcosa non va, divento super critica.
Mi sono voluta fidare e ho continuato a sperare ma le cose non sono cambiate. Non è bastato un ds per mettere ordine nell’organizzazione di una società che paga il prezzo dell’ inesperienza, e non è bastato cambiare guida tecnica per vedere in campo una squadra diversa.
Dopo 13 gare e 15 miseri punti, figli di prestazioni tutt’altro che confortanti, sono tornata sulla terra. Il colpo, devo ammetterlo, non è stato indolore e il mio ottimismo vacilla, oggi più che mai. Forse perché ho sperato, un’altra volta invano, che questa sosta potesse regalarci un altro allenatore e un’altra storia da raccontare. E invece ancora una delusione. E ora si va a Palermo, dove passerà forse l’ultimo treno, senza sostanziali differenze… anzi con un capitano e un Coda in meno.
Sampdoria, salire o scendere dal treno che passa da Palermo!
Sampdoria, non perdiamo altro tempo. L’ultimo treno sta per passare…
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E allora dove vivono flebilmente le nostre speranze? Perché criticare è facile per tutti ma trovare soluzioni è molto più complicato. E allora, come faccio sempre, rispondo con il cuore, con un po’ di fantasia disegnando un ideale di finale… pittoresco ma non così improbabile.
Questi ragazzi hanno bisogno di trovare serenità e spirito combattivo, voglia di sentirsi una squadra e non pedine di uno scacchiere che cambia in continuazione.
E allora perché non provare a far capire loro cosa significhi davvero indossare questa maglia se ancora non gli è bastato uscire dal tunnel e tuffarsi in quell’atmosfera meravigliosa di Marassi? C’è un anno, forse più degli altri, che meriterebbe di essere preso come esempio perché la trama del film calza a pennello.
Beppe Iachini e l’impresa dei playoff di una squadra che con Gianluca Atzori era alla deriva e che nel giro di poche settimane ha cambiato pelle. Bisognerebbe che per un attimo questi ragazzi potessero vedere quello che i nostri occhi hanno visto in quell’anno memorabile. Come scendevano in campo.
La voglia che traspariva dai loro sguardi. La rabbia nel frastuono dei tacchetti su ogni pallone. Punto dopo punto. La determinazione delle ultime gare, la felicità di Varese e tutto quello che è scaturito nei giorni successivi. Non so se potrebbe bastare ed essere utile ma di sicuro varrebbe la pena provarci.
Le armi per combattere le abbiamo… ora però bisogna salire su quel treno che passa da Palermo e avere voglia, tutti insieme, di raggiungere la meta. È troppo tempo che la gente blucerchiata aspetta invano. Troppo, troppo tempo.