Venire alla Sampdoria per Nicola Ravaglia è stato semplice, impossibile dire di no. Ora però vuole raggiungere la sua Olimpiade…
Nicola Ravaglia si è messo in porta da solo. Per essere diverso. Tutti volevamo fare goal, lui evitarli. “Fin da piccolino avevo questa idea di essere unico e speciale. Io sono sempre stato dalle parte dei più deboli anche a scuola, alle elementari. Quando si sceglievano le squadre io sceglievo quelli che non nessuno voleva in squadra. Io sono sempre stato per il gruppo”.
E poi “mi piacevano i guanti, il cappellino, la maglia diversa dalle altre dieci”. Anche lui, come noi, siamo cresciuti guardando Holly e Benji. E Nicola “Holly lo affronto tutti i giorni, e questo è il bello della vita. Non solo calcistica”.
E da uomo di spogliatoio cosa ha detto Nicola Ravaglia a Emil Audero nel momento in cui si è fatto male, nel momento in cui si è rialzato e non ha ritrovato il suo posto tra i pali?
Non penso che in quei momenti servano tante parole. Sono situazioni in cui i fatti contano più di mille parole. Ci si appella solo ad unica cosa che è sacrosanta che è il lavoro. E tramite il lavoro si riconferma o si riconquista ciò che è stato preso o perduto. Bisogna mantenere l’entusiasmo. Perderlo sarebbe un errore…
E alla prima di Wladimiro Falcone da titolare?
Nessuna frase scontata, nessun consiglio. Con Wladimrio prima della partita ridiamo e scherziamo parlando di altro. La tensione te la dà già la partita. Se sei libero di mente ti diverti e hai voglia di far vedere quello che sei poi il resto è una conseguenza. Succede ora con Wladi come succedeva prima con Emil e vale ancora adesso anche per me, anche se gioca meno. Credo che un portiere debba entrare in campo concentrato ma sentieri leggero dentro per non sentire il peso della pressione della partita, della prestazione e del risultato. Io se posso dare un consiglio è quello di esser felici quando si gioca e bisogna difendere la propria porta. È una grande fortuna…
La Sampdoria? Come un’Olimpiade per Nicola Ravaglia
Sampdoria, Nicola Ravaglia e quella Olimpiade da raggiungere…
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Nicola Ravaglia è diverso in tutto. Ascolta De Andrè, gira per i vicoli della nostra città in cerca di segreti. A lui piace camminare, “stare con la mia ragazza e godermi gli scorci della Liguria che ha tramonti spettacolari”. E per chi volesse incontrarlo? Basta andare a Capolungo, a Nervi e “mi becchi di sicuro”.
È innamorato di Genova e della Sampdoria. Una scelta che rifarebbe altre mille volte.
Nella mia carriera ho fatto tanta gavetta e per me arrivare in un palcoscenico come la Sampdoria e confrontarmi tutti giorni con grandi campioni che hanno fatto carriere importanti, era ed è ipermotivante. Questa opportunità non volevo farmela scappare perché nell’arco della mia vita e della carriera sarebbe diventata un rimpianto. E io non vivo mai di rimpianti…
Ora a Genova ha ritrovato Marco Giampaolo, un allenatore che “ho avuto nel 2011”. Quanto è cambiato da Cesena a oggi? “È cambiato molto perché nella vita si cambia. Era già un Maestro del calcio, un dottore del calcio e quello è rimasto nel 2022. È cambiato a livello caratteriale…”
E Nicola è cambiato alla Sampdoria?
Sicuramente cerco ogni giorno di migliorarmi. In campo come fuori. Lavorare con giocatori di grande qualità aiuta. È vero che sono uomo spogliatoio a cui piace fare gruppo e aiutare i suoi compagni ma sono ancora un giocatore e voglio migliorare
Ma per farlo non c’è solo un modo, quello di giocare?
La partita è un po’ la prova del nove ma dipende da ciò che uno si infila nella testa. Ci sono atleti che si allenano quattro anni per raggiungere le Olimpiadi, vivere l’emozione di esserci, il tempo di una gara dei 100 metri. Credo che posso farlo anch’io, allenarmi e migliorarmi aspettando la mia Olimpiade con la maglia della Sampdoria…
Te lo auguriamo caro Nicola. Intanto ci vediamo in passeggiata…
Si ringrazia la società Sampdoria per la foto in evidenza di Nicola Ravaglia – fonte Sampdoria.it