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    Editoriali

    Sampdoria, Maestro perché cambiare modulo proprio a Bergamo?

    La sconfitta contro l'Atalanta ha fatto rumore in Casa Sampdoria. Perché il Maestro Giampaolo ha scelto di cambiare modulo proprio a Bergamo?
    Luca UccelloDi Luca Uccello2 Marzo 2022Aggiornato:3 Marzo 2022
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    Sampdoria Maestro Bergamo
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    La sconfitta contro l’Atalanta ha fatto rumore in Casa Sampdoria. Perché il Maestro Giampaolo ha scelto di cambiare modulo proprio a Bergamo?

    Partiamo da alcuni punti fermi. Il primo è che la difesa a tre non è storicamente il modulo di casa a Dorialand.

    Tolto il periodo di Mazzarri, i tecnici seduti sulla panchina giusta del Ferraris hanno sempre promosso o propugnato la difesa a quattro, che personalmente ho sempre ritenuto la più opportuna in generale e la più funzionale al calcio nostrano in particolare. È quindi un discorso autenticamente culturale, di tradizione calcistica, di identità tecnica che affonda le radici nei decenni. È il linguaggio calcistico che si parla a Bogliasco, e non da oggi.

    Inoltre: i tecnici più rappresentativi e innovativi hanno un loro modulo marchio di fabbrica, prediletto, che mette in sicurezza le loro pulsioni tattiche al punto di farli sbagliare poco. Possono traccheggiare, ma non sbarellano quasi mai.

    Infine, difettano assai di credibilità le affermazioni di coloro che “il modulo non c’entra, l’importante è l’atteggiamento di ognuno”, siano di qua o di là della “mixed zone”. Che “i numeri li fate voi giornalisti, noi guardiamo altre cose” (non sto sbagliando il congiuntivo, mi limito a riportare) non lo crede nessuno, specie da quando l’enorme “Grande Fratello” che tutti ci sorveglia ha disseminato di telecamere ogni angolo del campo, ed è normale vedere gli allenatori sbracciarsi e sbraitare (“a tre, a quattro!”) al momento delle sostituzioni, specie se va invertito il corso di una gara in salita.

    La stima per il Maestro non cambia ma la Sampdoria ha bisogno di ‘stabilità’

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    Sampdoria, Maestro perché cambiare modulo proprio a Bergamo?

    LEGGI ANCHE Sampdoria, Giampaolo: suicidio perfetto a Bergamo

    Tutto questo per dire che Giampaolo, il quale passa per Maestro ma anche per talebano, senza esserlo più di – poniamo – Sacchi negli anni ottanta o Nevio Scala negli anni novanta, ha pensato bene di snaturare e scollegare i fili della sua macchina – che può piacere o no (a me piace molto), ma è sicuramente collaudata e ricca di logica calcistica – per riannodarne altri, abbastanza a caso, ben poco razionali, consegnandosi così ad un fronte opposto a sua volta guidato – almeno dalla tribuna, a causa dell’ennesima squalifica che quel suo carattere così accomodante e ricco di simpatica umanità gli ha procurato – da uno che ai suoi principi calcistici rinuncia ben di rado.

    Mi piacerebbe capire il perché razionale di una scelta che, all’ingresso delle squadre in campo, appariva come il rintocco di una campana crepata: sordo e stonato. Tre centrali difensivi per fronteggiare un attacco composto da incursori, due laterali a mantenersi distanti dal laterale e dal portatore di palla, due interni più uno spaesato trequartista a fronteggiare un centrocampo a quattro, di qualità e passo. Poi anche due punte attempatelle e con un fisico non certo da NBA a correre su palloni alti dietro a tre marcantoni che si permettevano il lusso di aggiungere quantità a centrocampo.

    Mi piacerebbe capire il perché rinunciare al marchio di fabbrica, che se non altro – pur con le tante e non marginali assenze, più dannose di quelle orobiche perché meno fronteggiabili – avrebbe potuto far preoccupare i dirimpettai di cercare e trovare contromisure utili, visto che nel triennio giampaoliano la truppa prealpina aveva rimediato spesso discrete figuracce, segno che qualcosa nel talebanismo del 4-3-1-2 lasciava ferite profonde nel talebanismo del 3-4-2-1.

    Ho stima del Maestro, e le cose che abbiamo visto tutti le ha viste anche lui. Anzi, ha preso appunti. E non sarà sfuggito che la sua intervista di fine gara ha accuratamente sorvolato su molti dettagli della svagata trasferta al Gewiss.

    Ne ho stima, e aspetto con inalterata fiducia la prossima gara.


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