Ne “Le cose importanti”, il libro con le parole di Luca Vialli raccolte durante le riprese de “La Bella Stagione”, il ricordo della finale persa dalla Sampdoria a Wembley
Martedì 9 gennaio uscirà “Le cose importanti”, il libro a cura di Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti con le parole di Luca Vialli, raccolte durante le riprese de “La Bella Stagione”. Sul Secolo XIX si può leggere un estratto dell’ultima testimonianza del campione della Sampdoria, scomparso lo scorso 5 gennaio 2023.
Uno di passaggi più significativi è sulla finale di Wembley. Quella maledetta finale che tolse a una magica Sampdoria il sogno di vincere la Coppa dei Campioni, finita al Barcellona dopo i supplementari. Era la fine di un’epoca:
A Wembley, al termine della finale di Coppa dei Campioni, c’era in tutti molta tristezza perché c’era consapevolezza per quello che stava succedendo. Il mio trasferimento, al quale poi se ne sarebbero aggiunti altri. Non c’era soltanto la tristezza per aver perso una partita: c’era la consapevolezza che qualcosa stava cambiando per sempre.
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Ognuno, poi, reagisce in modo diverso. Come Roberto Mancini, che imprecò con l’arbitro, prendendo quattro giornate di squalifica perché quella punizione non c’era. E poi le lacrime dei due gemelli del goal, arrivati a un passo dal sogno:
Roberto aveva già litigato con l’arbitro, sarebbe stato squalificato per quattro giornate, e in un certo senso si era già un po’ liberato dalla rabbia e dalla delusione. Poi, però, io e lui ci siamo messi a piangere, è stata una di quelle volte in cui non riesci a trattenerti, e ricordo che ci fu Boskov che ci vide piangere e disse “Cosa fate voi due? Uomini non piangono per il calcio”. Era difficile recepire quel tipo di messaggio in quel momento così emotivamente forte, però, ripensandovi, in effetti si vince e i perde, ma nella vita ci sono cose più importanti di una partita.
E poi i goal sbagliati. Quelle tre occasioni da buttare dentro che hanno tormentato i sonni di Luca Vialli. La finale di Wembley è tornata a bussare spesso alla memoria di Luca con scenari in cui quel maledetto pallone entrava, dando ai tifosi blucerchiati una gioia indescrivibile. Sogni, purtroppo, che si sono scontrati con la dura realtà:
Ho anche imparato che quando giochi una finale e hai tre palle goal, almeno una dovresti buttarla dentro. E devo dire che quella sconfitta non l’ho vissuta come tante altre, è stata forse la più dolorosa perché sapevamo che sarebbe stata la fine di un ciclo.
Per tanti anni mi sono svegliato la notte facendo sogni strani, in cui la finale di Coppa dei Campioni non l’avevamo ancora giocata, oppure sognando che l’avevo messa dentro e mi svegliavo felice, e poi capivo che invece non era successo. E mi dicevo: ne capiterà un’altra.