Luca Pellegrini è tornato sul suo addio burrascoso alla Sampdoria: le liti l’anno dello scudetto e la volontà di Roberto Mancini
Nel 1980 Luca Pellegrini è diventato un giocatore della Sampdoria. Il capitano dello storico scudetto del 1991 è rimasto a Genova undici anni prima di andare via al termine proprio della stagione più bella della storia blucerchiata. Una stagione vissuta male da Pellegrini, la peggiore dei suoi anni a Genova, quella al termine della quale è stato, a suo dire, “cacciato”.
Ha raccontato i retroscena della sua esperienza alla Sampdoria in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Dalla Coppa Italia del 1985 fino alla quai rottura con Paolo Mantovani:
Mi avevano presentato un procuratore, Canov che di sua iniziativa andò in sede e chiese di essere ricevuto da Mantovani. Voleva un aumento. Il presidente si arrabbiò e gli concesse un incontro con il suo avvocato. Io andai da Mantovani con un calendario e misi una X sul giorno in cui Canovi si erapalesato: “Questa data non è mai esistita. Vero, presidente?”. Mantovani si mise a ridere e mi perdonò, poimi spiegò che uno dei piaceri del suo ruolo era la trattativa con noi ragazzi, colloqui da cui uscivamo sempre contenti. Lui era generoso.
Poi i primi scricchiolii, le liti nell’anno dello scudetto, con la famosa cena nel gennaio del 1991:
Ho sempre rispettato tutti, ma non ero iscritto a nessun partito. I problemi esplosero nella stagione dello scudetto, 1990-91. Non stavo bene, avevo problemi alla schiena che nessuno riusciva a risolvere. A gennaio perdemmo controTorino e Lecce e il presidente e il direttore Borea ci invitarono ad andare a cena da soli, per dirci le cose in faccia. E così una sera ci ritrovammo in un ristorante di Rapallo, ma qualche giorno prima il gruppo dei senatori si era riunito nella solita pizzeria, senza di me, e lì qualcuno aveva detto che io ne avevo sempre una e che si andava male per colpa mia. Me lo riferì un testimone: “Luca, c’è chi ti pugnala alla schiena”. Così, quando ci incontrammo tutti, Vialli spese parole di sostegno perme,ma io gli replicai: “Luca, non tutti la pensano come te”. Lì capii che mi avrebbero fatto fuori.
Sampdoria, Luca Pellegrini: sono stato tradito
Sampdoria, Luca Pellegrini: Roberto Mancini voleva la mia fascia. Ecco come sono stato cacciato. L’intervista
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Pellegrini, tuttavia, giocò la partita contro l’Inter, il 2-0 di San Siro, decisivo per lo scudetto. Poi, però, nell’estate del 1991 il trasferimento al Verona, considerato dall’ex capitano un “tradimento”:
Un giornalista importante, uno che c’era,di recente mi ha detto: “Luca,ti fecero giocare perché volevano vincere”. Mi piace pensare che sia stato così. Di quel giorno ricordo due chiusure decisive. Venni tradito anche da Mantovani. Avevo firmato il rinnovo, ma la società non depositò il contratto in Lega. Un procuratore sarebbe stato decisivo. C’erano interessamenti di Inter, Juve, Roma e Lazio, ma mi ritovai al Verona e lì è finita la mia carriera.
Il rivale era Roberto Mancini. Bobby Goal, a detta di Pellegrini, voleva la fascia da capitrano e, dopo il 1991, la ottenne. Ci furono, in quegli anni, altri screzi, come quello in occasione della finale di Coppa delle Coppe del 1990 contro l’Anderlecht:
Ero il capitano della Samp, ma la fascia la voleva lui e con la mia partenza la ottenne. Forse è stato questo. Io da capitano ero diretto, non prendevo ordini. Quando la società ci chiese di andare in ritiro per la seconda finale di Coppa delle Coppe, nel 1990 contro l’Anderlecht, la prima nel 1989 l’avevamo persa contro il Barcellona, ascoltai i compagni e tutti dicevano: “No, il ritiro no, che palle”. Replicai che ci avrebbe fatto bene, che non potevamo sprecare un’altra occasione, risposi sì a Boskov e aidirigenti e vincemmo. Vialli, prima di morire, ha detto che Dossena e io eravamo le voci fuori dal coro. Ce ne andammo dopo lo scudetto, io in estate al Verona e Dossena a novembre per passare al Perugia, in C. Chissà, se fossimo rimasti, a Wembley la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona sarebbe finita diversamente.