Nella storia di Nicola Legrottaglie, attuale direttore tecnico della Sampdoria, tante le luci e le ombre che ha saputo affrontare
Checche se ne dica, Nicola Legrottaglie è stato un difensore di un certo livello. Anche se la sua carriera è stata condizionata da tanti alti e bassi. Di certo, avrebbe potuto realizzare una traiettoria ben diversa da quella che consegnò agli almanacchi. Perché Legrottaglie passò in brevissimo tempo dall’esplodere nel firmamento calcistico italiano ai tempi del suo primo anno al Chievo, ad un club di levatura mondiale come lo era la Juventus pre Calciopoli.
All’epoca, tanti credevano che sarebbe diventato una colonna della Vecchia Signora, e allo stesso tempo della nazionale italiana (in azzurro dal 2002 al 2009). Ma il suo primo anno in bianconero fece ricredere i più ottimisti. Tante le critiche nei suoi confronti, la più severa che non fosse adatto ad un club di quel prestigio. Da lì iniziò una serie di prestiti. Neppure nella Juventus della Serie B riuscì a ottenere la titolarità.
Dall’esplosione col Chievo, solo uno Scudetto tra Juve e Milan
Sampdoria, la storia di Nicola Legrottaglie: tra campo e scrivania
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Qualcuno diceva fosse rimasto a Torino perché senza mercato. Ma presto – sfruttando l’infortunio di Jorge Andrade e le pessime prestazioni di Criscito – fu in grado di guadagnarsi una casacca da titolare per due stagioni consecutive, giocando al fianco di Giorgio Chiellini. Nel 2011 passò per sei mesi al Milan dove giocò solamente una partita che gli bastò per diventare per la prima ed unica volta nella sua carriera campione d’Italia.
Contro la Sampdoria, il 19 aprile 2014, la sua ultima partita in serie A. Da allenatore non andò particolarmente meglio. Nell’Akragas 10 sconfitte in solamente 18 partite, con lui stesso che decide di farsi da parte dando le dimissioni. A Pescara esonerato dopo solamente 10 partite per dare la possibilità ad Andrea Sottil di salvare gli abruzzesi. Ora l’avventura dietro alla scrivania…