L’ennesima sconfitta della Sampdoria, pur se contro la Juventus non è piaciuta a Massimiliano Lussana che ne La Puntina se la prende con…
Se questi sono gli effetti del Maestro, viva gli analfabeti.
Roberto D’Aversa è stato cacciato via dopo il ritorno di Osti e Romei, i due storici collaboratori di Massimo Ferrero, nel tripudio dei tifosi, quando aveva 20 punti in 22 partite, media 0,9. Marco Giampaolo è a 6 punti in 7 partite, con una media di 0,85714286 e una zero punti nelle ultime tre partite.
La Sampdoria ha perso nove delle ultime undici partite, dieci contando la Coppa Italia, dove era in panchina Tufano.
Intanto, la vittoria dello Spezia (e, paradossalmente, anche il pareggio della Salernitana che ha due partite in meno della Samp, come il Venezia) complica ulteriormente le cose.
Soprattutto, Giampaolo sbaglia tutto ancora una volta: Sabiri, che contro il Sassuolo era stato il migliore, subentra solo al 62esimo e poi segna anche, ma è troppo tardi. E nelle cose positive c’è anche l’esordio in serie A di Simone Trimboli. Punto, fine.
Ma a stupire è l’involuzione incredibile di alcuni uomini: Candreva, che era stato esaltato da D’Aversa è l’ombra di se stesso; i due centrali Colley e Yoshida, che sono giocatori di livello assoluto, sembrano Gianni e Pinotto, soprattutto Colley, nemmeno lontano parente del centrale che avevamo imparato ad amare, Thorsby è il giocatore meno adatto del mondo al gioco (o, forse, sarebbe meglio dire al non gioco) di Giampaolo.
Dopo Bergamo e dopo Udine, la partita di questa sera aveva un significato particolare, non tanto e non solo per il risultato, ma anche per l’approccio.
Ed entrare al Ferraris con tre minuti di ritardo a causa di una coda infinita che blocca tutta la Valbisagno e vedere che il risultato è ancora di 0-0 è già un sollievo rispetto agli scempi calcistici fatti vedere nelle ultime due trasferte da Marco Giampaolo e dalla sua squadra scombiccherata messa in campo senza capo, nè coda. Soprattutto, senza capo.
E invece fino al minuto 23 la Sampdoria c’è e, anzi, è più pericolosa della Juventus e solo una grande parata di Szczesny salva la porta bianconera da un possibile vantaggio blucerchiato su un tiro da fuori di Candreva.
La squalifica di Murru, su cui Giampaolo basa tutto il suo gioco, è una splendida notizia; Sensi è in giornata sì, Rincon (uno degli ex in campo, con Quagliarella e Candreva e in panchina ci sono anche altri tre ex juventini: Audero, Ekdal e Giovinco) è un trascinatore, addirittura mulinando le braccia in mezzo al campo ad incitare il pubblico, mai così numeroso in questo campionato blucerchiato.
Insomma, è una Sampdoria nemmeno lontana parente di quella vista nelle ultime due settimane, ma serve a poco perché, su una ripartenza di Morata e Kean, schierato a sorpresa titolare da Allegri al posto di Vlahovic, Cuadrado mette in mezzo uno dei suoi cross e Yoshida goffamente nel tentativo di respingere, la mette alle spalle di Falcone.
Ma al trentesimo è ancora il portiere polacco della Juventus a salvare in modo decisivo su Sensi, ispiratissimo, e nel frattempo la Sampdoria conquista tre calci d’angolo contro nessuno della Juventus.
Addirittura, le statistiche ufficiali della Lega calcio parlano di sei tiri a uno per la Sampdoria.
Ma al trentatreesimo il secondo della banda del buco doriana fa il secondo danno: Locatelli dà una palla filtrante a Kean e Colley gli frana addosso, con un movimento che sembra più scomposto che un vero fallo; Valeri indica immediatamente il dischetto del rigore, Aureliano e De Meo dal Var non dicono nulla e quindi è rigore: batte Morata che spiazza Falcone.
Insomma, dopo 33 minuti la Sampdoria è nella stessa situazione vista a Udine dopo 12 minuti.
Una bella Sampdoria contro la Juventus, ma il risultato non cambia…

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Il gioco è completamente diverso, ma come in una proprietà transitiva delle sconfitte già certe o probabilissime o probabili nel primo tempo, il risultato non cambia.
Anche perché, paradossalmente, i due goal della Juventus anziché accendere ulteriormente la voglia blucerchiata, la spengono e fa impressione una discesa di Rabiot che si fa cinquanta metri da solo alla fine del primo tempo, entra in area e rischia di innescare l’azione del 3-1.
Eppure Allegri deve fare i conti con decine di assenze, sia pure di una rosa sontuosa, che per me resta tuttora la favorita per lo scudetto e mette in campo una squadra da Coppa Italia. E certamente un po’ c’entra il ritorno di Champions che aspetta la Juve, ma fa comunque impressione.
E fa impressione anche leggere in nomi della panchina della Juventus: su 12 uomini che Allegri può portare in panca sceglie di schierarne solo otto, due dei quali sono il secondo e il terzo portiere, Perin e Pinsoglio, tre sono Akè, Miretti e Stramaccioni, e solo tre sono realmente potenziali subentranti in caso di difficoltà: ovviamente Dusan Vlahovic, Alex Sandro e De Sciglio, che poi sono quelli che effettivamente entrano. In confronto, la panchina della Sampdoria è uno squadrone.
Il secondo tempo scorre via a lungo senza troppe emozioni, con Kean, probabilmente alla sua migliore partita stagionale che potrebbe triplicare. Il sussulto arriva con il rigore per fallo di mano di Rabiot su cross di Candreva. Un paio di minuti al Var per decidere che è rigore e poi la straordinaria parata di Szczesny, bellissima.
Il ribaltamento di fronte vede Vlahovic sbagliare un goal, con un eccesso di dribbling, ma il rovescio della medaglia è la facilità con cui va via a Colley.
Poi il bel goal di Sabiri su punizione deviata da Morata, poi il 3-1 dello stesso Morata a firmare un risultato mai stato davvero in dubbio.
Eppure tutto va ben, madama la marchesa, i tifosi sono felici, quelli che in casa con il Torino avevano fatto 2549 paganti per un incasso di 27mila 902 euro sono al Ferraris in 16644 per un incasso di 352mila 258 euro.
Ma vuoi mettere, è arrivato il Maestro.
Intanto domenica c’è la trasferta a Venezia e ci si gioca un campionato.



