Sampdoria, il ricordo di Pagliuca: Mancini come Boskov. Le sue parole

Gianluca Pagliuca racconta dell’unione della Sampdoria di Paolo Mantovani: la stessa unione che Roberto Mancini ha riportato in Nazionale anche grazie a Boskov
L’abbraccio tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini dopo la vittoria a Wembley ha commosso in molti. Tra questi anche Gianluca Pagliuca, il portiere della storica Sampdoria di Paolo Mantovani che, alla Gazzetta, non si vergogna di ammettere di aver pianto insieme ai suoi ex compagni di squadra:
Domenica mi sono commosso anch’io, insieme a loro. Quando ho sentito la dedica di Roberto ai sampdoriani e a Paolo Mantovani. E quando ho visto lui e Luca avvinghiarsi e piangere insieme. In quell’abbraccio c’era un pezzo di storia della nostra vita, non solo della carriera. C’era tutta quella Samp, ricordi indimenticabili. Mi piace credere che in quei trenta secondi anche a loro siano tornati in mente: non solo il ricordo della sconfitta a Wembley con il Barcellona, anche se avete pensato tutti a quella.
Roberto Mancini ha scelto i compagni di una vita per questo percorso in Nazionale. Gente insieme a lui fin dai tempi della Sampdoria, grazie alla quale ha saputo ricreare negli azzurri la stessa forza di gruppo della squadra di Mantovani:
Lui ha bisogno di avere vicino solo quelli di cui si fida ciecamente. Chicco, Attilio, Fausto, Giulio, Massimo sono con lui da una vita, non può sbagliarsi. In quella Samp ci si voleva bene come fratelli. C’era rispetto, amicizia, ma ognuno aveva il suo carattere. La sua personalità, soprattutto: quasi tutte forti. Si vedeva anche in campo: ci si mandava proprio a quel paese. Anche fuori c’è stato qualche litigio brutto, ma faceva bene.
Mancini a scuola da Vujadin Boskov: le parole di Pagliuca
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Il Mancini allenatore è molto diverso dal giocatore. Pagliuca, con lui per sette anni alla Sampdoria, lo vede più tranquillo rispetto a quando giocava. In campo, infatti Bobby goal, spesso lasciava spazio al suo carattere fumantino:
Robi parlava poco e pesava molto. Ora è cambiato: più tranquillo, pacato, disponibile. In campo succede raramente di vederlo nervoso, una volta succedeva il contrario: era un’eccezione quando non lo era, aveva il suo caratterino. Tanto se esagerava ci pensava lo zio Vuja.
Nella formazione di Mancini come allenatore è stato decisivo Vujadin Boskov, l’artefice di quel magnifico gruppo. Un uomo che riusciva a tenere a bada uno spogliatoio in cui fioccavano le personalità forti:
Il numero uno assoluto nella gestione del gruppo, a modo suo: grande rispetto per i giocatori più esperti, faceva finta di dare la colpa ai più giovani ma poi coccolava pure loro. Sempre tranquillo, l’aplomb di chi ha in mano il controllo della situazione. Mancini da Boskov ha imparato che avere un gruppo forte e saperlo gestire bene può essere la tua arma migliore.
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