Presente, passato ma soprattutto futuro per la Sampdoria che dopo aver conquistato la salvezza deve trovare una nuova proprietà…
Non so, amici blucerchiati, quanti di voi avrebbero saputo scrivere una sceneggiatura più appassionante per questo finale di campionato.
A dimostrazione di quanto la realtà sappia superare la più astrusa delle fantasie, ricordo per singoli punti lo scenario di partenza.
Una squadra in difficoltà, con i due migliori giocatori infortunati gravemente, con poche certezze e una società alle prese con traversie giudiziarie che fanno temere per la sopravvivenza, si presenta all’appuntamento decisivo – un derby a quattro giornate dalla fine – con cinque punti di vantaggio sull’altra sponda cittadina, reduce da un successo in extremis contro un’altra diretta concorrente. Intanto, lontano, prosegue rampante la rimonta di una squadra che forse nemmeno avrebbe dovuto giocare il campionato e invece sta mostrando miracoli da un mese.
Il contesto è il consueto, non certo propizio.
Un ambiente che si carica del suo nulla, un altro che si deprime tra le pagine dei ricordi, più belli e soprattutto più veri.
E poi, il “durante”, che finisce come da norma. Che ha le sue eccezioni, ma sempre norma è. Da cui un aggettivo – normale – che ha proprio quel senso lì, di cose che secondo logica e numeri vanno in quella direzione.
Ora un’altra meravigliosa sceneggiatura per la Sampdoria del futuro
Sampdoria, il futuro è un’ipotesi…
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Ah, e c’è anche tempo per la nemesi. Anni di autoreferenza sul goal di un modesto attaccante argentino in funzione notarile, che nulla più aveva fatto se non di decidere il punteggio di una storia già scelta e scritta da mesi, cancellati da un evento decisivo – questo sì, come i nostri Mario Sabbatella e Maraschi – che vede presentarsi ad una massima punizione un capitano storicamente spugnoso nell’assorbire e poi rilasciare la cultura del suo ambiente, respinto definitivamente dalla stoppata di un gatto – ne possiede persino le vibrisse – che potrà nel suo altare, lui sì, fregiarsi dell’appellativo di “retrocessore”.
Altri giorni di patimento, ché qualche stranezza seminava dubbi, e poi un’apoteosi. Salvezza è stata, e mai come stavolta aperitivo di un futuro che difficilmente potrà essere peggiore.
A suonare la grancassa una partita splendida, nella quale riusciva tutto a tutti. Ferrari in gol alla Bottinelli, Sabiri in versione Zidane, Quagliarella in versione Quagliarella, Thorsby che di piede centra la porta, fino a Ravaglia, che se lo è meritato tutto.
Di valutare il passato, di ipotizzare il futuro, tempo verrà.
Adesso godiamoci il momento.