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    Editoriali

    Sampdoria-Genoa, era ora: finalmente è tornato il vero Marco Giampaolo

    È stato un Sampdoria-Genoa che ha messo in luce Sabiri, poi Audero e pure Marco Giampaolo che ha vinto l'ennesimo derby...
    Luca UccelloDi Luca Uccello2 Maggio 2022Aggiornato:3 Maggio 2022
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    Sampdoria Genoa Marco Giampaolo
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    Un Sampdoria-Genoa che ha messo in luce Sabiri, poi Audero e pure Marco Giampaolo che ha vinto l’ennesimo derby…

    È stato il derby di Audero. È stato il derby di Sabiri. Ma è stato – ancora una volta – il derby di Marco Giampaolo. Non è una questione di statistiche: finalmente ho rivisto l’allenatore che conoscevo.

    Siccome non ero stato tenero nei suoi confronti dopo le brutte sconfitte con Bologna e Salernitana, ora mi fa piacere riconoscere che nella vittoria blucerchiata nella stracittadina – al di là dei colpi di scena e di una trama da romanzo – si è sentita eccome la sua mano.

    Vi svelo un piccolo retroscena: venerdì sono andato a Bogliasco per la conferenza stampa del pre partita e – lo ammetto – ho rivisto un Giampaolo davvero carico. Sinceramente non lo avevo visto così carico in altre vigilie, nemmeno nei momenti migliori del suo precedente triennio.

    Un Giampaolo con gli occhi luminosi che si è intrattenuto a lungo, anche un po’ più del dovuto, col sottoscritto e con alcuni colleghi per parlare di quello che aveva in mente e di come avrebbe voluto giocarsi questo derby della vita.

    Un Giampaolo come sempre piacevole da ascoltare, che non ti vuole vendere niente ma che – senza troppe pre tattiche – vuole farti capire il suo calcio, la sua visione.

    Sampdoria-Genoa, Giampaolo e quella luce negli occhi…

    Ecco, io venerdì al Mugnaini sentendo parlare Giampaolo e vedendo i suoi occhi vivi ho capito che la Sampdoria avrebbe potuto vincere il derby. Perché – per dirla con le parole del mister blucerchiato – “bisogna stare dentro la corrida ma prima o poi il toro deve respirare”. E allora ecco che chi prova a giocare un po’ più a calcio può anche vincere la partita.

    Non ho rivisto il Giampaolo forse più preoccupante che preoccupato del dopo gara del Dall’Ara, quando ci aveva spiegato che in fondo la partita era stata in equilibrio sino alla rete di Arnautovic quando in realtà la squadra era stata praticamente sempre in difficoltà.

    E non ho rivisto il Giampaolo rabbuiato dopo la clamorosa debacle con la Salernitana e neppure quello un po’ incazzato (quello però era un buon segno) dopo il pareggio di Verona. Questa volta ho rivisto gli occhi luminosi di un allenatore che non è perfetto, che ha pregi e difetti, che di sicuro ha dei limiti ma che ha delle idee da portare avanti e che – quando trova una squadra che lo segue – riesce anche a far vedere delle belle cose.

    …E Blessin?

    Ho grande stima e ammetto anche molta simpatia per Blessin – che da neofita del calcio italiano ha dimostrato di poter dare fastidio un po’ a tutti alla guida del Genoa in questi mesi – ma devo ammettere che nel derby ha vinto la squadra che ha provato a giocare a calcio un po’ di più. E che Giampaolo ha complessivamente incartato il collega tedesco.

    Finalmente con delle scelte tattiche e di uomini meno forzate rispetto a qualche gara fa (molto bene il ritorno di Ekdal, ancora un po’ sotto tono Sensi, nuovamente sgaloppante Candreva sulla fascia) e soprattutto con un atteggiamento da battaglia che è una “conditio sine qua non” per riuscire a stare a galla nella zona salvezza.

    Sampdoria, giusto continuare con Marco Giampaolo?

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    Sampdoria-Genoa, era ora: finalmente è tornato il vero Marco Giampaolo

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    Marco Giampaolo stavolta è riuscito a mettere al meglio in campo una squadra che resta comunque mediocre (la classifica dice questo, non raccontiamoci favole) ma che almeno ha quel po’ di qualità per riuscire a evitare la B.

    Stavolta è stato il derby più bello per Giampaolo perché la partita era pesantissima, anzi persino storica. Lo ammetto: lo scorso gennaio non ero così convinto che il ritorno dell’allenatore di Giulianova sarebbe stata la scelta giusta.

    Continuo a pensare che un mister dogmatico come lui abbia quasi la necessità di partire sempre dall’inizio, dalla preparazione estiva. E in effetti questa sua seconda avventura alla Samp è stata una lunga e complicata salita, con molti passaggi a vuoto e pochi lampi di sereno.

    Non so neppure se sarà una scelta giusta o meno quella di ripartire con Giampaolo in panchina l’anno prossimo, anche se il rinnovo di contratto scatterà in caso di salvezza.

    Ora però è inutile guardare troppo oltre. La Sampdoria non è ancora salva, il calendario è complicato e servono ancora dei punti: sabato con la Lazio sarà una gara suggestiva quanto difficile. Sarà insomma necessaria un’altra prestazione convincente come nel derby per tornare da Roma con un risultato positivo.

    Sampdoria, con la salvezza via alla cessione?

    Poi quando la salvezza sarà raggiunta si potrà iniziare a parlare o meglio a riparlare di molte cose. Su tutte una situazione societaria che va sbloccata in fretta: chi vuole acquistare si faccia avanti e chi vuole vendere eviti le meline.

    Intanto però voglio dare a Giampaolo quel che è di Giampaolo. Un allenatore che forse qualcuno prende un po’ in giro quando lo definisce “maestro” e che si porta dietro l’etichetta ingenerosa di essere un musone, un grigio, un triste. Non è vero niente, chi lo ha conosciuto in questi anni lo sa bene.

    Giampaolo sa essere eccome una persona solare, mai banale e – udite udite – persino simpatica. Provate a guardare le immagini della festa dopo la gara di sabato e rivedrete il suo sorriso e quegli occhi luminosi. Gli occhi di chi ha fatto – ancora una volta – vincere il derby alla Sampdoria.


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