Fausto Salsano non è andato insieme a Roberto Mancini in Qatar: l’ex Sampdoria svela anche un retroscena su Luca Vialli
Fausto Salsano questa volta non ha seguito Roberto Mancini. Prima da compagni alla Sampdoria, tra il 1984 e il 1990 e poi tra il 1993 e il 1997, poi insieme in panchina, i due hanno condiviso partite, storie, avventure. Ma non in Qatar, con Salsano che non fa parte dello staff di Bobby Goal all’Al Sadd.
Dopo esser stato un suo collaboratore tra Inter, Manchester City, Galatasaray, Zenit, Nazionale e Arabia Saudita, ha scelto di non far parte di questa nuova avventura. Una decisione spiegata alla Gazzetta dello Sport:
Siamo stati un tutt’uno. Prima da giocatori, alla Samp, e poi tra Inter, City, Zenit, Galatasaray, Nazionale e inArabia, ma ora mi piacerebbe allenare da solo. Siamo come due fidanzati che si lasciano dopo tanto tempo. Continueremo a volerci bene. Negli anni ho avuto molte richieste, compresa una di Mihajlovic a Bologna, ma sono rimasto insieme a Roberto.
La scintilla tra i due è scattata alla Sampdoria:
La scintilla? In campo. Alla Samp, quando non gli arrivava la palla giusta, ti prendeva di mira, ma con me non attaccava. Anche da vice, a volte, mi dava la delega di andare a parlare coi presidenti. Sono bravo nei rapporti con gli altri.
Sampdoria, Salsano: rimboccavamo le coperte a Vialli

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I due hanno condiviso tanto, incluso l’Europeo vinto nel 2021. La chiave di quel successo fu il gruppo:
Sì. C’erano le cene tra staff e giocatori dove si parlava di tutto, l’armonia, la voglia di venire a Coverciano. Abbiamo convocato Verratti, infortunato, consapevoli che l’avremmo recuperato. Lo chiamavo l’ingegnere, Jorginho era il professore. E non dimentico nemmeno Immobile, massacrato da tutto e tutti, ma per noi è stato fondamentale. Andavo a parlare con lui, Insigne, Gigio e tanti altri quasi tutte le sere, creando così un legame. Dispiace solo per il ko con la Macedonia, che ci estromise dal Mondiale 2022. Ricordo un silenzio infinito.
In quella spedizione fondamentale fu l’apporto di Luca Vialli, di cui Salsano svela un retroscena sulle notti in ritiro:
L’ho conosciuto nel 1983, poi abbiamo vinto l’Europeo. Quand’eravamo con l’Italia aveva paura di dormire da solo. Io, Lombardo e Mancini andavamo a rimboccargli le coperte. Quando aveva freddo gli tiravamo su le lenzuola. Perdere persone come lui e Mihajlovic è stata una mazzata.
Mancini si è pentito di aver lasciato la Nazionale?
Ha sempre deciso da solo, nel bene e nel male. Qualche mese fa sarebbe potuto andare alla Juventus, ma non si sono messi d’accordo.



