Sampdoria, dai maestri illustri all’occasione da non farsi sfuggire: il racconto di Falcone sulla sua carriera in blucerchiato.
Dai film quando aveva 7 mesi all’esordio con la Sampdoria in Serie A, culmine di una carriera fortemente segnata dai colori blucerchiati. Wladimiro Falcone, oggi portiere titolare al Lecce, ha raccontato a Cronache di Spogliatoio gli highlights della sua vita, soprattutto di quella professionale, che è cominciata molto presto. Però non da subito come calciatore, visto che lavorava dapprima come comparsa per produzioni cinematografiche. Poi però la svolta:
Ho fatto 3-4 film all’anno fino ai 14 anni, quando mi sono trasferito a Genova per entrare nel settore giovanile della Sampdoria
La Genova blucerchiata è stata la sua vera svolta, quella che ha davvero dato un’impronta alla sua carriera. Con la Sampdoria Falcone ha giocato nelle giovanili, è cresciuto e poi è arrivato in prima squadra, dove ha fatto anche il terzo portiere. Cosa che non è mai stata semplice, ma la sua voglia di imparare e i grandi maestri che ha avuto lo hanno aiutato:
Fare il terzo portiere da giovane non è semplice. Alla Sampdoria non ero un veterano, quindi non ero il classico terzo portiere più anziano che fa l’uomo spogliatoio. Ravaglia, in questo, era un grande. Io ero nel pieno della mia carriera e stavo a sedere. La partita era l’allenamento, per me. Sentivo, però, che tutti mi rispettavano. Non ero il terzo portiere che non vuoi in partitella perché ti fa perdere. Anzi. E poi quando sei giovane, devi cogliere tutto al volo. I giovani di oggi non chiedono, io invece riempivo di domande chi era davanti a me. Volevo imparare, confrontarmi, migliorare. Adesso non chiedono, pensano di essere già fatti. A volte gli dai indicazioni e annuiscono, ma non gli interessa. Io avevo Romero, Viviano, Puggioni, Da Costa, Fiorillo. Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Chiedevo «Vivio, cosa ne pensi?», oppure «Sergio ma come fai a rinviare così?». Ecco, Romero mi ha migliorato molto sui rinvii, mentre Puggioni sulla tecnica.
Sampdoria, Falcone: “Mi sono giocato le mie carte. In dieci partite ho dato tutto”
Con la Sampdoria Falcone non ha mai interrotto il legame. Dal 2014 in avanti ha vissuto moltissime stagioni in prestito, anche quella attuale in effetti, ma è sempre ritornato in blucerchiato. Nella stagione 2021/2022, però, è arrivata la sua occasione, a 26 anni, quella attesa per molto tempo. E, racconta il portiere a Cronache di Spogliatoio, è andata piuttosto bene:
La Sampdoria si è rivelata un’occasione a 26 anni. Dovevo andare allo Spezia, in uno scambio con Provedel. Saltò tutto e ci rimasi male, quindi continuai a fare il secondo alla Samp. Sapevo che si parlava bene di me, ma poi devi sempre dimostrarlo. Volevo far vedere a tutti che io in Serie A potevi starci. Quando Audero si è fatto male, sono sceso in campo con tanta inconsapevolezza. Mente libera, ma sapevo che era il treno finale. Infatti al suo rientro, nonostante fossi comunque il titolare, giocavo meno rilassato. Lottavamo per non retrocedere. Quella è stata la svolta.
Alla Sampdoria, dunque, Falcone ha saputo giocarsi le sue carte e soprattutto dimostrare che merita di stare in Serie A:
Mi sono giocato bene le mie carte alla Sampdoria. Dieci partite in cui ho dato tutto per dimostrare che potevo starci in Serie A. Ho rivisto il mio percorso in quello di Vicario, che prendo sempre come modello. Ha sfruttato le poche occasioni al Cagliari, si è guadagnato l’Empoli e se l’è tenuto stretto. Meritava di andare in una big questa estate. Ci sentiamo spesso, in direct. Ci facciamo i complimenti dopo le partite. Sta facendo sfracelli. Voglio fare come lui: salvare il Lecce, se lo merita questa piazza stupenda.