Enrico Mantovani, in occasione del trentennale della morte di papà Paolo, storico presidente della Sampdoria, lo ha ricordato in una lunga intervista
Sono passati 30 anni da quel tragico 14 ottobre 1993, quando si spense per sempre Paolo Mantovani, IL presidente della Sampdoria. Colui che rimarrà per sempre nella storia di questo club e nel cuore dei tifosi.
Enrico Mantovani, il figlio, a Tuttosport ha voluto parlare di papà Paolo e del ricordo, vissuto da tutte le persone che hanno amato un uomo che alla Sampdoria ha dato tutto. Un uomo amato per come ha ottenuto il risultato sportivo più che per averlo ottenuto:
Il fatto che il ricordo di papà sia vissuto da così tante persone che gli hanno voluto bene ci riempie d’orgoglio. Una cosa che dimostra quello che ha fatto papà. Il risultato sportivo è stato importante. Ma una componente di questo affetto è sul come nostro papà sia riuscito a vincere.
Sampdoria, i ricordi di Enrico Mantovani: papà amato fino dal 1979
Sampdoria, Enrico Mantovani: ecco perché papà Paolo era amato da tutti
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L’attaccamento a Paolo Mantovani non è solo dei ragazzi dello scudetto. Enrico racconta di come, dal 1979, ci siano diversi calciatori che ricordano con molto affetto lo storico presidente:
Quel tipo di attaccamento nei confronti di mio padre lo hanno avuto anche i giocatori che c’erano prima. Dal 1979 ci abbiamo messo tre campionati per andare in Serie A. Cito Bellotto, Rosi e Zanone. Ne dico tre, ne dimentico venti. Pur non avendo vinto alla Samp per loro nostro papà è stato il loro secondo padre.
Ci sono, poi, i ricordi. I tanti ricordi di un periodo magico, un periodo in cui Mantovani trattava i giocatori come figli. E i figli, a detta di Enrico, non avevano gelosia verso chi, come Gianluca Vialli, aveva il permesso di tenere l’orecchino…
Eravamo troppo contenti di questa passione di papà. Non ci passava nell’anticamera del cervello che volesse più bene a loro che a noi. Certo loro lo facevano sballare di più. Se Vialli indossava l’orecchino andava bene, io non potevo mettermelo. Ma io non segnavo mica 15 goal a campionato.
Anche Enrico Mantovani, come Claudio Nassi, parteggiava per Redondo. Ma le volontà di Luca Vialli e Roberto Mancini erano altre:
I nostri consigli di mercato non erano concessi. Mi ricordo che nel ’90 io e io mio fratello eravamo schierati per Redondo rispetto a Michailicenko, ma Micha era sponsorizzato da Luca e Roberto e naturalmente presero lui. Però Vialli e Mancini si difesero dicendo che con Micha avremmo vinto lo scudetto. Ebbero ragione.